L'ANALISI
15 Maggio 2025 - 05:20
Alcuni dei soci dell’Associazione cannisti cremonesi insieme a ospiti e amici sulla sponda della lanca che sorge in località Battaglione
CREMONA - L’acqua è affiorata spontanea quando le ruspe hanno smesso di scavare. E l’onda sorgiva ha riempito progressivamente quel gigantesco cratere a cui le benne avevano attinto per costruire l’A21. Da una quarantina d’anni la cava è diventata una lanca: un’oasi terracquea alle estreme propaggini della città, in località Battaglione, un angolo di campagna che profuma di fiume. E di libertà, per gli oltre sessanta pescatori iscritti all’Acc, Associazione cannisti cremonesi: un circolo di uomini di golena che ha fatto della lenza una ragione di vita. Perché quella praticata sulle sponde del grande specchio d’acqua — esteso su quasi 100mila metri quadrati che si srotolano lungo un perimetro di oltre un chilometro e mezzo — è pesca rigorosamente etica. Non solo perché carpe, tinche, trote e amur vengono sistematicamente restituiti al ventre della lanca subito dopo la rituale foto-trofeo, ma anche perché tutti gli introiti delle iscrizioni vengono reinvestiti nel sito. Per le manutenzioni, per la salvaguardia ambientale e per la tutela della biodiversità.
Sì, i cannisti cremonesi sono autentiche sentinelle della lanca, sotto la supervisione dei vertici dell’associazione, il presidente Massimo Lorenzoni e il suo vice Antonio Visigalli. Il recente rilancio delle attività in chiave ecosostenibile si deve anzitutto a loro: «L’obiettivo del nuovo consiglio — spiegano — è ridare dinamismo e vitalità al movimento del carpfishing, che segue la filosofia del ‘prendi e rilascia’».
I primi risultati sono già tangibili, e il progetto è destinato a crescere ulteriormente: «Le adesioni sono sempre aperte — specificano Lorenzoni e Visigalli —. Stiamo pensando a organizzare iniziative a misura di famiglia, come passeggiate e picnic. Le risorse vengono integralmente reinvestite nella protezione e nello sviluppo dell’ecosistema della lanca».
Gli impegni sono molteplici e includono la conservazione della vegetazione spontanea, la tutela della fauna ittica e anche la gestione delle specie alloctone, in particolare i cormorani. Una missione che incentiva lo spirito di gruppo che anima il circolo. I pescatori arrivano qui da tutta la provincia (e oltre) con il proposito di agganciare all’amo uno dei ‘mostri’ che popolano le profondità della lanca: qui sguazzano non pochi esemplari taglia XL. Il record? Quasi 24 chili. Impresa degna di Sampei.
Quanto a equipaggiamento, del resto, il club dei cannisti non ha niente da invidiare ai professionisti: sull’acqua spuntano persino barchini con ecoscandaglio e gps per il rilascio programmato di esca e pastura. E tra la baracca — base delle riunioni e delle merende — e le oltre venti postazioni dislocate lungo il perimetro si affaccia di frequente Federico Bulgari, maestro cremonese delle canne da pesca artigianali, tra i costruttori top in Europa, sempre disponibile a dispensare consigli preziosi.
Fra un lancio e l’altro, c’è sempre tempo e modo di condividere un tagliere di salame e un bicchiere di vino. Con spirito schietto: alla lanca ci si chiama per soprannome, con la complicità che si riserva ai compagni d’avventura e agli amici di vecchia data.
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