Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

SANITÀ: LA STORIA

Inala uno spillo, 13enne salvata dalla dottoressa Majori: «Manovra delicata»

Intervento d'urgenza all'ospedale di Parma, condotto dalla pneumologa cremonese e dalla sua équipe con «esperienza e sangue freddo»

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

14 Maggio 2025 - 14:37

Inala uno spillo, 13enne salvata dalla dottoressa Majori: «Manovra delicata»

La dottoressa Maria Majori (seconda da sinistra) e la sua équipe

CREMONA - Il primo caso­ è storia di luglio di due anni fa, quando salvò una sarta che aveva ingoiato uno spiillo. Lo teneva tra le labbra mentre imbastiva una tenda. Il secondo caso è storia recente. Il camice bianco Maria Majori, natali a Cremona, parmense di adozione, direttore di Pneumologia ed endoscopia toracica dell’ospedale Maggiore di Parma, con la sua équipe ha salvato una ragazzina di 13 anni.

Mentre si sistemava il velo, per fermarlo l’adolescente teneva in bocca tre spilli. In seguito ad un urto accidentale, con un colpo di tosse ne ha espulso uno, un altro lo ha poi espulso naturalmente. Il terzo no, lo ha inalato ed è finito nei bronchi: 3 centimetri che potevano costarle la vita. Perché lo spillo avrebbe potuto perforare il tessuto bronchiale, coinvolgere l’esofago o danneggiare vasi sanguigni vitali.

«La capocchia dello spillo si era incastrata in un piccolo ramo bronchiale e, quindi, si è dovuto procedere con grande cautela - spiega Majori -. La ragazzina si era presentata al Pronto soccorso della sua città, Reggio Emilia. La lastra al torace aveva evidenziato un corpo metallico di forma lineare nel polmone sinistro».

L’urgenza era massima. Alle due e mezza di notte è stata contattata la struttura di Pneumologia ed Endoscopia toracica di Parma ed è stata attivata l’équipe d’urgenza guidata dalla dottoressa Majori. La 13enne è stata caricata su un’ambulanza e alle 4 del mattino è entrata in sala operatoria. L’intervento è durato complessivamente un’ora. Gli strumenti: broncoscopio rigido e pinza ottica rigida. Manovra delicata e sangue freddo.

«Quando la ragazzina è arrivata da noi, era impaurita, ma serena ­racconta la dottoressa Majori ­. Abbiamo cercato di stabilire un contatto umano con lei, oltre che con i suoi genitori. È stata pienamente partecipe, si leggeva fiducia e affidamento nel suo sguardo, anche se, chiaramente, preoccupato e sconcertato. Dal Pronto soccorso dell’ospedale della sua città, la trasportano di corsa in ambulanza in un’altra città. Benché fosse consapevole e serena, era molto, molto preoccupata come giustamente anche i suoi genitori».

L’intervento. «Fondamentale è il lavoro di squadra – evidenzia la dottoressa Majori -, in primis con il personale infermieristico dell’Endoscopia, che è addestrato specificamente per queste manovre, e con l’anestesista che deve avere esperienza, competenze anche in rianimazione pediatrica, perché un bambino non è un adulto in miniatura, ha delle peculiarità che rendono la procedura completamente differente da quella del soggetto adulto». La specialista precisa che «la manovra richiede esperienza e sangue freddo. Ho investito anni di studio per affrontare situazioni come questa e, ogni volta che tutto va per il meglio, sento che ogni sacrificio è stato ripagato».

Il camice bianco spiega che «la maggior parte dei corpi estranei inalati nelle vie aree sono radio trasparenti: il processo per portare al sospetto e, quindi, alla procedura, è complesso. I corpi estranei radio-opachi sono molto più rari e lo spillo di acciaio ne è un esempio, ma la loro diagnosi è molto più rapida, perché si vedono immediatamente alla lastra del torace. Quindi, nel sospetto, fai la lastra del torace e vedi subito. Nel caso della grande maggioranza dei corpi estranei inalati, bisogna invece cercare dei segni indiretti di inalazione, perché le sostanze sono - molto più spesso nei bambini frutta secca, arachidi, il palloncino – radiotrasparenti».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400