L'ANALISI
13 Maggio 2025 - 20:47
CREMONA - Uno era appena uscito da scuola, il Cr.Forma. L’amico lavorava in un negozio in via Dante. Intorno alle 13 di giovedì 13 ottobre del 2022, nel piazzale delle Tranvie — il piazzale battuto dagli studenti che prendono il pullman per rincasare dalla scuola, e terreno fertile di risse e scazzottate — due ragazzi indiani furono accerchiati da una baby gang: giovani nordafricani di seconda generazione. Si presero calci, pugni, furono colpiti con tubi in ferro e manganelli.
Una delle vittime ne uscì con il naso fratturato: sala operatoria e 30 giorni di prognosi. Del branco facevano parte diversi minorenni e, per l’accusa, anche due maggiorenni residenti in città. Uno si chiama Ahmadou, senegalese nato il 20 aprile 2003, l’altro Yassine, marocchino nato il 12 ottobre del 2004. Il pestaggio, la fuga con lo smartphone rubato a una delle vittime. E la minaccia: «La prossima volta che vi troviamo in stazione, vi ammazziamo». Rapina, lesioni aggravate, minaccia, le accuse dalle quali i maggiorenni devono difendersi nel processo che oggi si è aperto con la testimonianza degli indiani massacrati di botte. Gli imputati sono difesi dall’avvocato Michele Barrilà.
«Ero al Cr.Forma — ha raccontato una vittima —. Dovevo prendere il pullman alle 13. Tra le 13 e le 14 mi circondano ste’ ragazzi, erano in tanti, 5-6 persone. Li conoscevo di vista, li vedevo in giro. Uno mi ha colpito alla testa. Il mio amico si è messo in mezzo per difendermi, hanno picchiato anche lui. Io ero a terra, sentivo qualcosa in ferro». Colpi di mazze e di tubi in ferro. «Quand’ero a terra volevo proteggermi, avevo il segno delle scarpe. Sono stato ricoverato». L’indagine della Squadra mobile che tre anni fa arrestò il branco, racconta di una «spedizione punitiva» dei violenti nordafricani per qualcosa accaduto in precedenza.
«C’erano pregressi tra di voi?» la domanda del pm Giannangelo Maria Fagnani. «Da quello che ho capito, pensavano che due-tre giorni prima fossi stato io a picchiare uno di loro, ma hanno sbagliato, non ero io», ha precisato una delle vittime. «Non c’erano pregressi, sono ragazzi che fanno litigi inutili», ha aggiunto l’amico, al quale i bulli portarono via lo smartphone quel giovedì di brutale violenza nel piazzale della stazione. Qualcuno chiamò le forze dell’ordine e il 118. Arrivarono la Squadra volante e la Squadra mobile. Scattò l’indagine. Il 26 ottobre, secondo l’accusa, Ahmadou minacciò gravemente l’indiano che lavorava in negozio. Gli passò la mano intorno al collo: «Perché mi hai infamato? Sei un pezzo di ... Io ti uccido, sei fortunato che ci sono gli sbirri e non ti posso fare niente: tanto so a che ora finisci di lavorare».
Tre anni fa, su Instagram il branco sbeffeggiò i poliziotti che stavano indagando sul pestaggio. «Missione fallita, oggi non ci siamo»: pollice all’insù e smile. E ancora: «Sanno che sono stato io, ma non sanno come». Sul social pubblicarono la bandiera indiana con il divieto di transito agli indiani. Gli investigatori li stavano tenendo d’occhio. Li presero tutti nell’ambito dell’indagine denominata ‘Tiranga’: il nome della bandiera tricolore indiana. Prossima udienza il 21 ottobre.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris