L'ANALISI
13 Maggio 2025 - 15:40
CASTELLEONE - È stato un fine settimana speciale per il borgo sotto la Torre Isso e per la Città del Sociale, dove le rispettive comunità si sono strette attorno ai loro santuari per accogliere la visita del vescovo Antonio Napolioni. Due tappe diverse, unite da un unico filo conduttore: la devozione mariana che, nel mese di maggio, si fa tradizione e si rinnova tra preghiera, spiritualità popolare.
A Castelleone, l’appuntamento si è svolto nel segno della Madonna della Misericordia, in occasione dell’anniversario delle apparizioni del 1511. Un rito che si ripete ogni anno e che, stavolta, ha assunto un significato ancora più intenso per via del legame con l’anno giubilare e dell’elezione di Papa Leone XIV, richiamata simbolicamente anche dal cero portato dal sindaco Federico Marchesi all’inizio della celebrazione. Migliaia i presenti, famiglie, bambini e anziani della casa di riposo Brunenghi, tutti uniti nella processione che ha attraversato la città fino al santuario, scortata dalla banda e dai volontari. Non sono mancati i momenti di raccoglimento e riflessione, durante una liturgia che ha saputo parlare al cuore dei fedeli e degli ospiti occasionali.
La visita del Vescovo ha toccato anche Ariadello, in occasione della sagra dedicata alla Madonna. Qui la celebrazione si è conclusa con un gesto altamente simbolico: l’affidamento dei bambini alla Vergine Maria, sul sagrato del santuario. Anche in questo caso, il Vescovo ha saputo coniugare spiritualità e messaggi dal sapore universale, sottolineando quanto Maria rappresenti, oggi più che mai, «una madre di speranza», capace di accompagnare ognuno attraverso le difficoltà del presente. Durante l’omelia, Napolioni ha invitato tutti ad ‘aprire gli occhi’, a guardare il mondo con lucidità, senza indifferenza, cercando nella fede la forza per affrontare le sfide quotidiane.
Tanto a Castelleone quanto ad Ariadello, la presenza del Vescovo è stata un momento forte di condivisione, partecipazione e vicinanza, che ha coinvolto l’intera comunità. La sua semplicità, unita alla profondità dei messaggi lanciati, ha toccato corde autentiche in chi ha scelto di essere presente. E al di là del credo personale, è innegabile che queste occasioni rappresentino uno spunto di riflessione collettiva e un’opportunità per ritrovare il senso di appartenenza e comunità.
Due luoghi del cuore, due santuari, due volti della stessa devozione popolare. In entrambi i casi, la tradizione religiosa si è fusa con la festa e con la vita sociale, trasformando la fede in un’esperienza corale, aperta e sentita.
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