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IL REPORT

Morti sul lavoro, Cremona è la 18ª peggior provincia d’Italia

Indagine dell’Osservatorio per la sicurezza sul lavoro Vega. Cgil: «Decisivo il referendum sulla sicurezza dell'8 e 9 giugno»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

07 Maggio 2025 - 17:24

Lavorare stanca, ma in Italia uccide: in 8 mesi 657 morti sul lavoro, 5 in provincia di Cremona

CREMONA - La 18ª peggior provincia d’Italia per l’incidenza degli infortuni mortali, cioè il numero di decessi per ogni milione di occupati. Anche nel mese di marzo, Cremona rimane purtroppo in ‘zona rossa’, confermando la drammatica situazione di questa prima fase dell’anno con 157.155. A marzo gli infortuni mortali sono stati due, che vanno ad aggiungersi ai tre occorsi nel primo bimestre.

Dalla statistica, prodotta dall’indagine dell’Osservatorio per la sicurezza sul lavoro Vega, sono esclusi i cosiddetti mortali ‘in itinere’, ovvero quelli che si verificano nel tragitto casa-lavoro e viceversa. A livello nazionale il territorio messo peggio è quello di Siracusa, con l’indice di incidenza di marzo pari a 33,7, quattro morti su 118mila lavoratori. La provincia di Cremona si conferma di gran lunga la peggiore in Lombardia.

La penultima è Bergamo, con un’incidenza di 10,1, poi Como (7,6) e Brescia (7,2), che sono già fuori dalla zona rossa, inserite nella fascia gialla. «Come abbiamo più volte evidenziato – commenta Mauro Rossato, presidente dell’osservatorio Vega di Mestre – il dato di fatto è che negli ultimi anni in Italia gli infortuni mortali sul lavoro non diminuiscono. E ora, i numeri relativi al primo trimestre 2025 mostrano una realtà ancor più preoccupante: rispetto al primo trimestre del 2024 le vittime sono aumentate del 10% circa. Si contano già 210 decessi, 19 in più dello scorso anno. Sei regioni sono in zona rossa e altre cinque in zona arancione, le due fasce critiche in cui raccogliamo le regioni con tassi d’incidenza infortunistica superiori alla media nazionale. Davanti a questi dati è evidente che serve un cambio di rotta deciso ed efficace».

La Lombardia è in zona gialla come incidenza, ma in numeri assoluti conta il maggior numero di decessi da inizio anno 37, in diminuzione rispetto ai 41 dello scorso anno. Tra questi, 26 si sono verificati in occasione di lavoro (2 in meno rispetto al 2024) e 11 in itinere (2 in meno rispetto all’anno precedente). Seguono: Campania (14) e Veneto (13), po le altre. A zero c’è solo la Valle d’Aosta. Attività manifatturiere e costruzioni sono i settori che fanno registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: entrambi con 21. Seguono trasporti e magazzinaggio (18) e commercio (14). Già nei giorni scorsi, in occasione delle celebrazioni del Primo maggio, i sindacalisti cremonesi avevano alzato la voce.

«Un giorno non di festa, ma di lutto – aveva evidenziato Germano Denti, coordinatore provinciale Uil, intervenuto a nome dei sindacati unitari alla manifestazione organizzata a Crema: il lavoro sicuro vuol dire avere la certezza del futuro, soprattutto per i giovani». Ivan Zaffanelli, segretario generale Cisl Asse del Po, aveva lanciato un appello per «interventi immediati per fermare la strage, garantendo ai lavoratori condizioni di sicurezza».

Dalla collega Elena Curci, segretaria generale della Cgil Cremona l’invito a «proteggere i lavoratori, soprattutto quelli in appalto. Ecco perché sarà decisivo il referendum sulla sicurezza promosso dalla Cgil per l'8 e 9 giugno. Chiediamo di ripristinare la responsabilità dell’impresa madre nella catena degli appalti». Dall’Anmil, il presidente provinciale Mario Calci, sottolinea il calo degli infortuni mortali nel settore delle Costruzioni, e aggiunge: «Un un recente strumento normativo stanno dando i primi risultati: la cosiddetta ‘Patente a punti’».

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