L'ANALISI
07 Maggio 2025 - 09:29
CREMONA - Affidarsi all’Intelligenza Artificiale, per le aziende, non significa eliminare l’uomo. È lo spunto che emerge dalla relazione ‘AI per l’impresa: Capire, Innovare, Crescere’, tenutasi nel pomeriggio di ieri presso la sede dell’Associazione Industriali. L’incontro, organizzato dal Comitato Piccola Industria Cremona, unisce le voci della teoria a quelle dell’imprenditoria, con gli interventi del professor Luciano Baresi, docente ordinario presso il Politecnico di Milano, e di Davide Cattane, project manager di Microdata Group.
«L’incontro sia di spunto per fare chiarezza su un tema circondato da tanto fumo – apre Paolo Aramini (nella foto in basso) presidente del Comitato Piccola Industria Cremona – se parliamo alle PMI, è fondamentale stare in guardia contro indicazioni sbagliate o fuorvianti».
Di Intelligenza Artificiale si parla sui giornali, ma non è una novità in senso proprio. «Anche se non sempre ce ne rendiamo conto – esordisce Baresi – siamo già circondati da sistemi che si basano su AI e Machine Learning: si va dall’assistente personale dello smartphone ai programmi di posta elettronica che contrassegnano come spam le mail indesiderate». Intelligenza Artificiale e Machine Learning, avverte Baresi, non sono una coppia di sinonimi. «Il Machine learning è un ‘sottoinsieme’ dell’Intelligenza Artificiale – chiarisce – e consiste, in termini semplici, in un sistema che permette ad una macchina di provare ad imparare. Un software basato su Machine Learning si costruisce sulla base dei dati a cui attinge, e in base alla loro provenienza l’utente può configurare la propria rete neurale per risolvere problemi specifici».
Gli impieghi del Machine Learning per le imprese, secondo Baresi, sono svariati: «Può essere sfruttato in servizi post vendita – illustra Baresi – con l’ausilio di chatbot che rispondono al telefono. In campo manifatturiero, possiamo chiedere all’Intelligenza Artificiale di valutare la correlazione fra processo e qualità, ottenendo consigli per migliorare il percorso produttivo e la qualità dei prodotti».
Una tecnologia avanzata non è necessariamente perfetta. La componente umana, secondo Baresi, è cruciale per ottenere risultati performanti: «Con l’intelligenza artificiale, si può automatizzare e velocizzare, ma valutare la qualità della risposta ottenuta è sempre un passaggio imprescindibile».
Cattane segue a ruota portando la propria esperienza in Microdata Group. Da tempo, l’azienda che si occupa di gestione documentale si serve dell’intelligenza artificiale per razionalizzare le proprie attività. «Per noi, l’automazione non è finalizzata a sostituire l’uomo – spiega Cattane – ma è uno strumento per coadiuvarlo limitatamente a quelle attività ripetitive che richiederebbero, per un umano, tempi troppo lunghi. Il progetto di intelligenza artificiale che ci portiamo dietro da alcuni anni, detto ‘Next Generation’, nasce dalla necessità di rendere fruibili ed elaborabili le informazioni ‘imprigionate’ nei documenti in tempi rapidissimi, assecondando le richieste del mondo post-pandemico».
Cattane entra poi nel dettaglio del progetto: «Si tratta di una piattaforma proprietaria per automazione, classificazione degli input, estrazione dei dati e interpretazione del contenuto, attraverso l’applicazione di algoritmi di intelligenza artificiale personalizzati. Il sistema permette di ricavare dati anagrafici e codici alfanumerici dalle immagini dei documenti».
Il sistema, al netto della sua efficienza, non è tuttavia indipendente. «Nessuna delle attività del software – sottolinea Cattane – può prescindere dall’intervento dell’essere umano. Solo attraverso il training (l’allenamento) la macchina diventa capace di riconoscere un contratto, individuando pattern di lettere, parole o frasi».
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