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CREMONA. MAXI TRUFFA

«Le Zanardi e i debiti con i Merlini»

La difesa dell’ex bancaria sui 2 milioni ‘rastrellati’ alle anziane sorelle, sue clienti

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

06 Maggio 2025 - 19:50

Domande di Reddito di Cittadinanza contraffatte, 8 arresti

CREMONA - «È una storia lunga e complessa», dice Cristina Pedrabissi, da aprile 2007 a settembre 2022 funzionario del Credem, poi licenziata. Oggi si è difesa dall’accusa di aver truffato le sue clienti, Giordana e Marise Zanardi, anziane sorelle di 90 e 92 anni, originarie di Casalbuttano, scomparse Giordana a luglio, Marise a dicembre del 2020, in Rsa. Una maxi truffa da oltre 2 milioni di euro, secondo la Guardia di finanza: assegni, prelievi, bonifici anche per spese personali (beni di lusso), polizze, fiducia carpita e firme false, dal 2011 e per 10 anni.

Intanto il Tribunale ha stralciato la posizione di Maurizio Merlini — secondo marito di Pedrabissi, scomparso a febbraio di quest’anno — ed emesso sentenza di non luogo a procedere, perché i reati di riciclaggio e autoriciclaggio si sono estinti per morte del reo. Di riciclaggio sono accusate Carmen Bolzani, l’anziana madre della Pedrabissi, Irene Bodini, l’anziana madre di Merlini, e Andrea, la figlia che Merlini ha avuto dal primo matrimonio, tutte assistite dall’avvocato Paolo Bregalanti. La loro verità: ignoravano le movimentazioni sui loro conti, «perché facevano tutto Pedrabissi e Merlini».

La difesa dell’ex bancaria: nessuna truffa, ma una storia di rapporti di lungo corso tra le famiglie Zanardi e Bodini/Merlini, che giustificherebbero i rapporti finanziari e i regali rispetto ad alcune operazioni ritenute sospette.

Ore 11.10: Perdrabissi si accomoda e fino alle 12.45 risponde alle domande del suo avvocato, Stefano Aterno, del pm, Andrea Figoni, dell’avvocato di parte civile, Roberto Peccianti per Leonardo Ardigò, imprenditore di Merlino (Milano), erede di Marise (l’altra erede, compagna di Raffaele, figlio deceduto di Giordana, ha fatto una causa civile) e dell’avvocato del Credem, Roberto Reggiani, nella doppia veste di responsabile civile e parte civile.

Pedrabissi parte dai primi anni ‘90. Allora era in un’altra banca: conosce Giordana, vedova Ghisolfi, Raffaele Ghisolfi, figlio di Giordana, dirigente, buon guadagno e che per lavoro viaggia molto, e poi Marise, una vita da ostetrica. «Giordana ha un portafoglio esiguo, mentre il figlio e la zia Marise lo hanno molto alto. Per investire, mi chiedono di incontrarci rigorosamente fuori dalla banca. Ci incontriamo tutti e tre a casa di Marise. Ghisolfi è un uomo preparato, finanziariamente parlando. Mi chiedeva investimenti non sicuramente cauti, Giordana li chiedeva più cauti». Famiglia riservata. «Da parte di tutti e tre la richiesta di privacy era molto forte». Tra il ‘96 e il 2000, nel portafogli Raffaele aveva anche denari di proprietà di altre persone. Non sapevo chi fossero. Nel 2000 lui decide di investire anche per dei Merlini. Non mi faceva i nomi, genericamente diceva ‘Merlini di Casalbuttano’».

Il Duemila è l’anno «dell’euforia in borsa, ma nell’arco di un anno e mezzo, la borsa crolla. Raffaele perde il capitale e per disperazione ha un ictus molto violento. Nel 2003 è riconosciuto invalido». Morirà nel 2010. «Il giorno del funerale, vado in camera ardente». Scopre che nella camera ardente accanto, c’è la salma di Giorgio Merlini, «uno dei Merlini degli investimenti». Ora, Giorgio Merlini è il marito di Irene Bodini, padre di Maurizio. Ed ecco il punto: «Dopo la morte di Gabriele, la madre e la zia ereditano i soldi. La prima preoccupazione delle due sorelle, era la restituzione del denaro ai Merlini. ‘Noi abbiamo questi conteggi che ci ha lasciato Raffaele, soldi da restituire a Merlini’».

Così Pedrabissi giustifica «i tantissimi assegni, bonifici dal conto di Giordana a Maurizio Merlini per acquisti personali, arredi di lusso: 14.400 euro, 24mila euro, 16mila euro...», li elenca il pm. «Facevano sempre parte della restituzione del denaro a Merlini». Dunque, riassume il pm, la difesa è che «tutti i soldi utilizzati erano restituzioni di denaro al papà di Merlini che aveva dato in gestione al figlio di Giordana ed erano rimasti in gestione a Giordana e Marise. Maurizio Merlini aveva due sorelle. Non hanno ricevuto nulla?». «Le sorelle non hanno mai messo in discussione», risponde Pedrabissi, la quale poi spiega che dopo la morte del figlio, «dal 2011 Giordana fa prelievi consistenti. Veniva in ufficio da me. Andavo io in cassa per lei: una cortesia. Nel mio ufficio lei firmava la distinta, io la controfirmavo. Tornavo, riportavo le ricevute e il denaro: piccoli tagli da 20 euro, su sua richiesta. Vedevo che Giordana infilava le banconote in quattro buste con dei nomi. In banca non è mai stato contestato il problema firme».

Carte in mano, l’avvocato del Credem ribatte: «Non c’è mai la controfirma del cassiere». «Non lo so: lei firmava davanti a me, io controfirmavo». I nomi sulle buste sono «la corte» di Giordana: i vicini di casa che l’accompagnavano a far spesa o alle visite in ospedale. Lei ripagava le cortesie. «Marise era infastidita che sua sorella avesse la corte», prosegue Pedrabissi. La difesa: «C’è la questione di Marise che è in Rsa: ritengono che alcuni prelievi e bonifici abbiano una firma falsa». L’ex bancaria spiega: «Non esiste una firma falsa, lei è sempre stata lucida e presente. Le firme le ha sempre deposte davanti a me. Mi spiegava perché le serviva il denaro: essendo stata infermiera, dava i soldi agli infermieri della Rsa».

Capitolo polizza Fideuram stipulata da Marise per Irene Bolzani, madre della Pedrabissi. «Non sapevo che ci fossero polizze in favore di mia madre». La madre spiega: «Ho conosciuto le Zanardi, perché andavo in banca da mia figlia». E la figlia un’idea se l’è fatta sulla polizza. Nel 2013, in vacanza con Maurizio Merlini (che poi sposerà) «ho avuto un ictus, sono stata operata. Marise mi ha accudito per un anno. Suo nipote aveva avuto un ictus e anche mia madre. Credo di interpretare il pensiero di Marise, credo che abbia fatto la polizza a mia madre per sensibilità nei confronti della malattia». Parla di «legame affettivo». E rivela che le Zanardi avevano un’altra sorella, Ivonne, ma «né la Venturini né Ardigò sapevano della sua esistenza. Ivonne è al cimitero di Casalbuttano. Le sorelle mi dicevano che le assomigliavo». In aula si tornerà il 2 dicembre.

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