L'ANALISI
25 Aprile 2025 - 12:11
Issa Nouroudine
CREMONA - «Sono nato in Togo, nel 1980: ma oggi, se penso al mio Paese, per me è naturale pensare che sia l’Italia». Ed in Italia, del resto, Issa Nouroudine risiede ormai da vent’anni, spostandosi dove il lavoro lo ha condotto. Prima a Bergamo, poi a Segrate ed infine - dal 2023 - a Cremona. Corriere di professione - ed attivista per passione - Issa è il presidente di Alternativa Africa, un’organizzazione di volontariato attiva dal 2017 che, in sinergia con molte altre realtà del territorio cremonese, promuove l’integrazione, contrastando gli stereotipi ed offrendo assistenza ai migranti in difficoltà. Tra gli obiettivi di Alternativa Africa, anche quello di promuovere una comunicazione efficace tra la cittadinanza cremonese e gli uomini e le donne con background migratorio, informando, raccontando ed incoraggiando quella ‘conoscenza’ di cui si nutrono la comprensione reciproca e la solidarietà.
Alla luce di ciò, l’associazione non poteva dunque che rispondere anche ad un urgente appello: quello di impegnarsi attivamente all’interno del Comitato promotore locale per il Referendum di Cittadinanza, che ci chiamerà al voto tra 8 e il 9 giugno, per decidere se modificare o meno alcuni aspetti che ad oggi regolano, come da normativa, l’iter per diventare cittadino italiano.
Lei risiede a Cremona ormai da due anni. Come l’ha accolta la città?
«Cremona è un luogo ospitale. Anche quella diffidenza che può essere tutto sommato comprensibile, in una piccola città di provincia, il più delle volte finisce per lasciare spazio alla curiosità, al desiderio di conoscersi a vicenda e di incontrarsi. Mi sono sempre trovato bene: l’amministrazione, insieme alle associazioni del territorio, riesce a dare forma ad una rete efficace, che lavora costantemente per non “lasciare nessuno fuori”.
Lei è Presidente di Alternativa Africa. Come nasce questa realtà? Di che cosa si occupa?
«Alternativa Africa, regolarmente registrata dal 2017, nasce intorno ad un desiderio: quello di informare. Molti giovani stranieri che, ad oggi, arrivano in Europa, vi accedono privi di quelle conoscenze di carattere pratico che sono invece indispensabili ad un’integrazione efficace. Nostro obiettivo (con l’aiuto dello Sportello Anti Discriminazioni del Comune di Cremona, e del CSV) è quello di affiancare i migranti nel loro percorso, allontanando situazioni di disagio e aiutandoli a vivere nella legalità. Li supportiamo nella ricerca di un impiego; offriamo assistenza di carattere burocratico (soprattutto per quanto riguarda l’ottenimento dei documenti necessari a regolarizzare la propria posizione, attraverso la Questura) e li aiutiamo ad accedere tempestivamente alle cure mediche, in situazioni di particolare fragilità.
In qualche occasione, la nostra associazione ha anche assicurato, attraverso un proprio contributo, assistenza legale a stranieri in difficoltà. Ricordo il caso di una donna che, dopo la morte del marito italiano, aveva fatto ritorno al proprio Paese d’origine, la Costa D’Avorio. L’ambasciata locale, tuttavia, rifiutava di riconoscerle la cittadinanza italiana, poiché il coniuge era deceduto. Attraverso il nostro legale, Alternativa Africa è riuscita invece a dimostrare l’esistenza di un precedente in Cassazione, vincendo il ricorso depositato presso il Tribunale di Roma. Infine, tengo a sottolineare che Alternativa Africa parla a tutti. Le nostre serate a tema, che celebrano usi e costumi delle nostre terre, nascono sia per ricordare ai bambini africani nati in Italia la bellezza delle proprie origini, sia per raccontarle con simpatia ed entusiasmo agli amici italiani».
Prima accennava all’impegno di Alternativa Africa nel supportare i migranti nel rilascio dei documenti necessari ad un soggiorno regolare. Quali possono essere, ad oggi, le principali difficoltà nell’ottenerli?
«Per entrare in Italia in modo regolare è necessario possedere un documento di viaggio valido, che deve essere prodotto dalle Ambasciate dei Paesi di origine; di un visto per soggiorni brevi e, qualora la propria permanenza debba essere superiore a tre mesi, di un permesso di soggiorno. La maggior parte delle richieste di rilascio e di rinnovo dei permessi di soggiorno vengono inviate in cartaceo per mezzo di Poste Italiane alle Questure di pertinenza. Ma il portale utilizzato è molto vecchio e fa riferimento a categorie obsolete, con elenchi documentali incompleti, che spesso inducono in errore gli stranieri che provano a compilare le loro richieste in autonomia. Le procedure sono inoltre molto lunghe e macchinose: per esempio, se è vero che chi è in possesso dei requisiti richiesti può invitare in Italia i parenti di primo grado, per perfezionare il ricongiungimento famigliare, occorrono comunque un nulla osta prefettizio, ed un visto prodotto dall’Ambasciata Italiana del Paese d’origine entro 180 giorni.
Un altro ostacolo è legato al fatto che alcune prassi sono anche poco conosciute: non tutti gli stranieri, infatti, sanno che, ad ogni nuovo rinnovo del permesso di soggiorno, occorre comunicare ancora al Comune di riferimento la propria dimora abituale. In tante situazioni, ciò non avviene: si viene così cancellati dai registri locali, causando dei ‘buchi’ di residenza anagrafica incompatibili con la richiesta di cittadinanza. Sarà proprio sulla eventuale modifica di alcuni aspetti della legge intorno alla cittadinanza (legge 5 febbraio 1992, n. 91) che i cittadini italiani saranno chiamati a decidere, tra l’8 e il 9 giugno».
Qual è il ruolo di Alternativa Africa, all’interno del Comitato Promotore del Referendum? «Come dicevo prima, Alternativa Africa si pone soprattutto l’obiettivo di trasmettere informazioni univoche e corrette. Per farlo, è necessario parlare con chiarezza sia a chi è ‘già’ italiano, che a chi desidererebbe diventarlo: il Referendum dell’8 e 9 giugno non si propone affatto di promuovere un accesso alla cittadinanza ‘indiscriminato’. I requisiti per poter diventare cittadino italiano rimarranno anzi i medesimi previsti dalla normativa vigente: possedere un reddito stabile, conoscere la lingua italiana, versare le tasse con regolarità, non aver commesso reati e non essere ritenuto ‘pericoloso’ per la sicurezza collettiva. Piuttosto, il Referendum ha semmai lo scopo di abbreviare il lungo percorso per inoltrare la domanda al Ministero dell’Interno, portando la necessaria residenza legale ed ininterrotta in Italia da 10 a 5 anni. Un risultato che ci allineerebbe, inoltre, ad altri Paesi europei, come Francia, Germania, Regno Unito, Svezia e Belgio».
Che cosa direbbe a chi è ‘già’ italiano per spiegargli l’importanza di questo voto?
«Quello che farei, è ricordare che dalla clandestinità nascono illegalità, lavoro nero, delinquenza. Chi desidera trasferire in Italia la propria professione, i propri affetti e la propria vita, vuole poter lavorare e fare del bene al Paese che lo ha accolto, e che sente come suo. Per farlo, deve però essere messo nella condizione di vivere nella regolarità, evitando emarginazione e sfruttamento.
Semplificando il percorso per diventare cittadini, queste situazioni negative si allontanerebbero, alleggerendo così anche il carico di lavoro delle Forze dell’Ordine e delle Questure di riferimento. Incontriamoci. Conosciamoci. Teniamo aperti i canali di dialogo. Ho una forte fede: per me, siamo tutti ‘fratelli’, tutti ‘stranieri’ sulla terra di Dio».
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