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MALTEMPO E DANNI

Acqua e vento: distrutta la coltivazione di meloni

In fumo mesi di lavoro nella zona agricola tra Valle e Quattrocase di Casalmaggiore. Dalzini: «Tunnellini divelti, teli intrecciati, archetti spezzati e piante sradicate: un disastro»

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

19 Aprile 2025 - 05:00

Acqua e vento: distrutta la coltivazione di meloni

Piantine sradicate

CASALMAGGIORE - È bastata una manciata di minuti per mandare in fumo mesi di lavoro: una tromba d’aria, accompagnata dalla pioggia molto intensa, ha colpito duramente la zona agricola tra Valle e Quattrocase, frazioni di Casalmaggiore, spazzando via coperture, strutture mobili e piante già in fase avanzata di crescita.

A raccontare la situazione è l’imprenditore agricolo Luca Dalzini: «Era una coltivazione precoce – spiega – e i meloni sarebbero andati in allegagione (che segue la fioritura con la trasformazione dei fiori fecondati dall'impollinazione in frutti, ndr) tra una quindicina di giorni, con la raccolta prevista per i primi di giugno. Ora il campo è un disastro».

meloni

Ad essere travolti sono stati due ettari e mezzo coltivati a meloni: 25.000 metri quadrati, circa 9.000-10.000 piante. La tromba d’aria ha letteralmente divelto i tunnellini da pieno campo, strutture leggere fatte di archetti in ferro e coperture in plastica che proteggono le coltivazioni.

«Si sono intrecciati tutti i teli, spezzati gli archetti, alcuni sono finiti ovunque. E poi l’aria ha sradicato anche alcune piante. Un macello», commenta Dalzini.

E il problema è anche l’impossibilità di intervenire con prontezza: «Stiamo cercando di ricoprire, ma non smette di piovere. Stiamo coi piedi nel fango dalla mattina alla sera».

L’aggravante è che, nonostante l’entità del danno, molte delle strutture colpite non sono nemmeno coperte da assicurazione: «Abbiamo una copertura contro la grandine, ma qui non si tratta di grandine. E i tunnellini sono strutture mobili, non assicurabili».

La zona di Quattrocase, secondo Dalzini, non è nuova a eventi simili: «A settembre scorso abbiamo perso tutta l’anguria tardiva per una grandinata. Quest’anno la situazione è anche peggiore».

Un danno che colpisce duro, non solo economicamente ma anche moralmente: «Si parte a settembre a preparare il terreno. È il lavoro di un anno che se ne va in mezz’ora. E il clima non aiuta: piove da mesi e quando smette ci sono sbalzi termici che sballano tutto. Le piante non capiscono più come devono comportarsi».

Non nasconde l’amarezza e la sorpresa, Dalzini: «Anche mio padre, che ha una esperienza di sessant’anni di agricoltura, è stupito: mai visto niente del genere — si riferisce agli effetti del cambiamento climatico —. Ogni tre giorni cambia tutto. Le bombe d’acqua, d’aria, le grandinate. E sempre più frequenti».

Il colpo, insomma, è di quelli duri da assorbire. Ma, come conclude Dalzini con la consapevolezza di chi la terra la conosce bene, «bisogna farci l’abitudine. Purtroppo questo è il nostro mestiere oggi».

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