L'ANALISI
12 Aprile 2025 - 05:20
CREMONA - «La Cremonella è uno degli ambienti ipogei più incredibili che abbia mai visto». A parlare è Andrea Busi, referente dell’associazione Bresciaunderground Aps, forte di anni di esperienza in fatto di escursioni sotterranee e canali interrati. Con gli amici e colleghi dell’associazione bresciana Busi si dedica dal 2006 alla speleologia urbana, «quella branca della disciplina che si occupa di studiare i manufatti creati dall’uomo».
Per l’associazione bresciana la Cremonella è sempre stato motivo di grande attrazione: «Una quindicina di anni fa arrivammo a scendere in città fino a quattro sere a settimana per realizzare i rilievi e mappare il corso del canale». Poi il progetto fu messo da parte, gli studi accantonati e passati di mano. «Ma la Cremonella, che dalle carte sembrava un po’ un’entità misteriosa, è rimasta una questione irrisolta». Fino all’anno scorso, quando gli speleologi esperti sono tornati in città e, con tutti gli accorgimenti del caso, si sono calati nel sottosuolo cremonese. E una volta lì le aspettative non sono state deluse: «Non avevamo mai visto nulla di simile, tanto a livello urbanistico quanto a livello architettonico». Al di sotto di strade e palazzi campeggiano, lungo tutto il corso del canale che attraversa il centro storico, volte alte fino a 5/6 metri. «Non capita tutti i giorni, nemmeno a degli speleologi urbani come noi, di percorrere canali sotterranei che permettono di camminare in posizione eretta per oltre due chilometri».
Oggi il vecchio canale è stato prosciugato, deviando il corso del naviglio civile all’ingresso della città e facendone confluire le acque nel Cavo Cerca. «Nel sottosuolo resta solo un po’ di acqua stagnante e, purtroppo, molti rifiuti».
Per parlare dei segreti della storia e dei segreti del più celebre canale cittadino gli esperti di Bresciaunderground saranno ospiti, domani, all’antica Osteria del Fico.
«Presenteremo il nostro studio – continua Busi –, incentrato sulla comparazione tra la realtà cremonese e quella bresciana. In particolare, ci serviremo, come abbiamo fatto noi nella fase di preparazione, delle mappe storiche della città. Da quelle di inizio secolo scorso fino alla celebre mappa del Campi del 1582».
Un’occasione, insomma, per riscoprire le radici (storiche e fisiche) della città del Torrazzo, indagando quel che per troppo tempo è rimasto celato sotto il manto stradale.
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