L'ANALISI
10 Aprile 2025 - 09:08
CREMONA - Notte rosa di amori, nostalgia e canzoni per Umberto Tozzi ieri sera sotto i riflettori di un teatro Ponchielli completamente esaurito. Accompagnato da una band numerosissima perché potenziata da una sezione fiati, archi e coristi, Tozzi - impegnato in questi mesi in un trionfale tour d’addio alle scene - sale sul palco per un inizio di concerto che, per entusiasmo del pubblico, sembra già il gran finale della serata. Fra parti di canzoni interamente cantate dalla sala e una pioggia di telefoni a illuminare a giorno il teatro, le prime tre canzoni sono classici come Notte rosa, Ti amo, Gli altri siamo noi.
Un messaggio che Tozzi non rivela a parole, ma che è implicito e arriva forte e chiaro: siamo qui festeggiare insieme un canzoniere pop all’italiana stellare e che ha già dimostrato tutto, in patria così come all’estero, fra canzoni divenute notissime in ogni angolo del pianeta e brani inseriti in film di culto e serie tv. «Ho avuto la fortuna di realizzare questo brano insieme a due artisti come Morandi e Ruggeri. Passammo una settimana fantastica al Festival di Sanremo. Inaspettatamente vincendolo», racconta prima di Si può dare di più, vero e proprio inno di quel lontano 1987.
L’artista torinese, settantatreenne da poco più di un mese, non ha perso il suo charme a giudicare dai frequenti appezzamenti delle (tante) donne in sala. Mettendo da parte la Fender Telecaster con cui suona i primi pezzi in scaletta, Tozzi si siede poi al pianoforte per Qualcosa qualcuno, Lei e poi Eva. Si respira aria di anni Ottanta e primi Novanta, i due periodi più luminosi della carriera discografica del cantante, rivisitati con arrangiamenti ricchissimi e imponenti, resi possibili dal muro sonoro della super-band alle spalle di Tozzi.
«Ho avuto paura di non poter più salire sul palco - aveva spiegato riferendosi anche alla scelta di una articolazione strumentale così ampia -. Ma ora ho superato questo periodo e sono tornato. Ho pensato di realizzare più di un sogno con questo tour. Questo per far sì che la mia musica, che io ritengo sinfonica, acquisti valore nei live. Siccome è un tour mondiale che ora tocca quattro continenti, e mi auguro di toccarne quattro o cinque, questo farà sì che non avrà una data di scadenza e non so quando finirò».
Un tour che sembra essere molte cose insieme: una festa, uno sguardo a una carriera intera, un saluto al pubblico di sempre: «È da molto tempo che ci penso - aveva detto parlando del passato recente -, ho passato due anni difficili e la paura di non poter più salire sul palco è stata una delle cose più gravi che ho vissuto in quel periodo. Fortunatamente, ho superato questo momento e sono contento di essere riuscito a salire nuovamente sul palco, lì è nata in me l’idea di concretizzare questo ultimo tour. La malattia mi ha fatto riscoprire una persona migliore. Non lo so perché succeda, ma è qualcosa di meraviglioso, non bisogna perdere mai la speranza di migliorare».
Poche, comunque, sono state le parole pronunciate dal palco ieri sera, tranne quelle per introdurre con schizzi brevi ma efficaci i brani («il succo di quello che siamo noi italiani», dirà per esempio su Gente di mare, altra canzone cantata all’unisono da tutto il teatro). La ruota del tempo gira e regala classici come perle per appassionati. Io camminerò, Dimentica dimentica, Il grido, mentre Io muoio di te, Stella sai e una epica versione di Gloria sono scelte per chiudere il concerto. ‘Trionfale’ è l’aggettivo che meglio descrive il taglio del concerto con cui Tozzi ha deciso di salutare il suo pubblico.
«So di essere stato un privilegiato, la mia carriera è stata lunga e la mia musica si è allargata anche a generazioni che non avrei mai immaginato di avere fra il pubblico. Immaginare che tutto questo finisca lo so, fa effetto ma c’è un momento per tutto. Ho energia per incontrare il pubblico che mi ha seguito sino ad ora ed è una grande gioia. Dopo? Spero possano succedere delle cose importanti a livello di impegno mentale, cui magari prima non avevo pensato. Sicuramente alla fine mi scatterà una lacrima».
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