L'ANALISI
06 Aprile 2025 - 05:10
CREMONA - Alla fine di un semestre intenso, che lo ha visto operare su più fronti, a cominciare da quello della sicurezza urbana, il prefetto Antonio Giannelli - nominato dal Governo il 17 settembre e insediato nell’incarico la mattina del 2 ottobre successivo - fa il punto dell’attività svolta in questa intervista rilasciata a La Provincia di Cremona e Crema.
In questi sei mesi di lavoro, decisamente intenso, qual è stata l’azione messa in campo che le ha dato maggiore soddisfazione?
«Direi quella volta a innalzare il livelli complessivi della sicurezza, anche solo percepita, coordinando un sistema istituzionale che mi sento di elogiare per costante collaborazione e impegno sul campo».
Nella risposte sul fronte della sicurezza – il tema di questi mesi - si è notata una compattezza delle istituzioni, delle amministrazioni e degli enti, da lei stesso sottolineata, che ha consentito di applicare e valorizzare alla massima portata i nuovi strumenti operativi e le nuove misure, a livello preventivo e repressivo. Pensa che questo metodo possa essere utilizzato anche in altre materie?
«Lo auspico. Credo, infatti, che la coesione istituzionale sia essenziale per rendere un migliore servizio ai cittadini».
Sempre in tema di sicurezza, dopo l’applicazione del Daspo ‘allargato’, ci sono altri fronti aperti, quali il potenziamento e la connessione dei sistemi di videosorveglianza e il varo (o il rilancio) di programmi che coinvolgono più agenzie nelle attività di prevenzione e repressione (‘mille occhi sulla città’, il protocollo con le guardie giurate, le attività di controllo di vicinato eccetera). In questi ambiti, a suo modo di vedere, ci sono margini di miglioramento consistenti?
«Assolutamente. Da tempo la sicurezza integrata, partecipata e condivisa rappresenta un obiettivo da ricercare con tenacia. Ciò per mettere a sistema tutti i diversi e numerosi strumenti che il legislatore ha messo progressivamente a disposizione allo scopo di fronteggiare fenomeni sociali, prima che criminali, nel tempo mutevoli per modi di espressione e intensità».
Anche sulla base delle sue esperienze precedenti, come descriverebbe Cremona sul fronte della sicurezza in ordine a criminalità (incluse le eventuali infiltrazioni di quella organizzata), immigrazione, sicurezza sul lavoro, mobilità (infortunistica stradale), infortuni sul lavoro?
«In generale e senza esitazione, l’esperienza di questi mesi mi fa dire che la situazione è sotto controllo, anche se il rischio zero non esiste e talune manifestazioni criminali non possono che episodicamente presentarsi anche in questo territorio.
Casi, questi, in cui lo Stato, sia sotto il profilo della prevenzione che sotto quello repressivo, ha unitariamente risposto, accrescendo con immediatezza la presenza per strada delle Forze di Polizia e assicurando alla giustizia i colpevoli grazie al professionale e instancabile lavoro delle stesse e della Magistratura, che colgo l’occasione per ringraziare.
Nello specifico, posso dire che molto alta è l’attenzione che, fin dal mio insediamento, si è posta alla prevenzione antimafia, con concreti risultati già conseguiti dal Gruppo interforze antimafia operativo in Prefettura.
Significativi, purtroppo, restano i dati relativi all’incidentalitá stradale registrata, sovente dovuta a comportamenti pericolosi, come l'uso del cellulare alla guida (con sanzioni in notevole crescita), oltre che a disattenzione e troppo spesso all’abuso di sostanze alcoliche.
Si pensi come, in più casi, siano stati riscontrati tassi alcolemici nel sangue delle persone controllate 3 o 4 volte più alti di quanto normativamente previsto, spesso in ragione anche di risse o comportamenti violenti, anche dei più giovani.
L’attenzione alla sicurezza dei lavoratori va accresciuta, soprattutto in fase preventiva, poiché troppe sono ancora le persone che s’infortunano in itinere o sul posto di lavoro.
La presenza di tanti cittadini non comunitari, specialmente in alcuni Comuni, ha già visto poi l’attenzione della Prefettura da un lato, favorendo ogni iniziativa volta a facilitare una integrazione possibile delle persone regolarmente soggiornanti e in possesso di occupazioni lavorative; dall’altro, implementando le azioni volte a individuare e allontanare persone in condizione di irregolaritá sul territorio nazionale, ancor più qualora autrici di reati o resesi responsabili di reati».
Come giudica, al termine di questo semestre, i rapporti con Cremona sia dal punto di vista delle altre istituzioni civili e religiose, gli enti e le associazioni che da quello delle relazioni con i cittadini?
«Del tutto collaborativo e assolutamente fattivo. Mi lasci anche dire che le ottime relazioni interpersonali instaurate rappresentano un fattore decisivo in vista della definizione e poi concreta attuazione delle iniziative prefigurate con il propositivo contributo di ognuno. È davvero piacevole lavorare per la collettività in un tale clima, nella comune convinzione che occorra orientare l’azione al perseguimento dell'interesse pubblico. In questo senso, il ricco e fattivo tessuto associativo costituisce una risorsa importantissima e da supportare in ogni modo, anche per contrastare quell'individualismo che tante conseguenze negative produce».
Dopo questo primo periodo di attività a Cremona, quali sono le conferme e quali le sorprese relativamente al tessuto socio-economico cremonese rispetto alle conoscenze che aveva di questo territorio prima del suo insediamento?
«Non conoscevo il territorio provinciale e ho fin da subito compreso le differenze, anche marcate e non solo di campanile, tra il cremonese, il cremasco e il casalasco.
Ciò soprattutto alla luce della grande forza del sistema economico-produttivo, non solo in termini quantitativi ma in special modo qualitativi, con aziende leader in tanti settori diversi.
In questo senso, almeno nel campo della sicurezza, l’obiettivo è quello di favorire la declinazione tendenzialmente unitaria dei diversi temi che la caratterizzano.
Si tratta, infatti, di esigenze che, anche se in scala diversa, si presentano in tutti e 113 i Comuni della provincia.
Ancor più laddove la prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata va curata con la massima attenzione in un territorio tanto ricco di potenziali interessi per le diverse consorterie mafiose».
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