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SANITÀ IN LUTTO

Addio a Camillo Rossi, una vita per i pazienti

Direttore sanitario e poi generale dell’ospedale domani avrebbe compiuto 64 anni. Affetto da una malattia renale cronica, nel 2012 aveva avuto un trapianto di rene

Mariagrazia Teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

04 Aprile 2025 - 09:47

Addio a Camillo Rossi, ex dg dell'Asst di Cremona

CREMONA - Direttore sanitario dell’Asst di Cremona dal 2008 al 2015 e direttore generale della stessa struttura dal 2016 al 2018 e professore universitario: la sanità cremonese piange la scomparsa di Camillo Rossi. Sabato avrebbe compiuto 64 anni. Si è spento alla clinica Poliambulanza di Brescia, dove era stato ricoverato in seguito al riacutizzarsi della patologia cronica di cui soffriva fin dall’infanzia e che lo aveva costretto nel 2010 al trapianto di reni.

Il suo ultimo incarico, dal 2023, è stato quello di direttore dell’ospedale di Iseo ma era stato anche direttore sanitario al Civile e prima ancora come detto all’ospedale di Cremona. Laureato con lode in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Chieti, si è poi specializzato in Igiene e medicina preventiva all’Università di Milano, nel 2020 era stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Camillo Rossi all’inaugurazione degli ambulatori odontoiatrici con Simona Mariani e Angelo Santarsiero


«Conoscevo Camillo Rossi dal 1998 — ricorda il direttore generale dell’Asst, Ezio Belleri, lo stimavo professionalmente. Mi sento di ringraziarlo a nome dell’Asst di Cremona, so che ha fatto molto per questo territorio». «Otto anni di lavoro insieme, dal 2008 al 2015, lasciano il segno. Lui Direttore Sanitario e io Direttore Amministrativo, caratteri molto diversi ma aperti e rispettosi l’uno dell’altra. La malattia che è sempre stata presente..... mi dispiace molto che se ne sia andato così presto», il ricordo di Ida Beretta.


Nel corso della sua lunga permanenza a Cremona, Rossi ha saputo costruire relazioni professionali e di amicizia con i colleghi, i rappresentanti delle istituzioni, del mondo del volontariato e con i malati. Cremona lo aveva adottato e lui aveva adottato questa città e il suo territorio, scegliendo di viverli pienamente attraverso il lavoro e la socialità. La sua esperienza di ‘paziente’ non poteva lasciare indifferenti, soprattutto perché vissuta anche dentro il ruolo istituzionale, che interpretava senza troppe formalità, in uno scambio continuo e alla pari con l’essenza e l’umanità di chi abita i luoghi di cura. Della stessa patologia renale cronica era affetto anche il fratellino, morto nel 1967 quando Camillo aveva quattro anni: «Ho imparato che la mia vita, la vita di tutti, non deve dipendere dalla malattia che hai, dalla dialisi, dalle terapie che devono essere assunte dopo il trapianto», era solito ripetere.

L’allora direttore sanitario dell’Asst con gli infermieri del Maggiore e dell’Oglio Po


Nel 2022 aveva ‘festeggiato’ i primi dieci anni di vita con un rene che aveva ricevuto in dono raccontando in una intervista la sua «sfida al dolore, alla pazienza, alla fame di certezze pur sapendo che già pensare di cercarle era un’illusione». Era così che voleva dare un messaggio positivo alle 1.200 persone che avevano avuto un trapianto di rene seguite dagli specialisti dell’Ospedale Civile dove era stato direttore sanitario. «Ora si riprende e siamo pronti per il trapianto da vivente», aveva detto lanciando un segnale di ottimismo.


I numerosi messaggi di cordoglio apparsi sui social sono concordi nel descriverlo come un professionista e un direttore sanitario sempre attento ai malati dopo aver dedicato la sua vita alla sanità con instancabile impegno. Un uomo di rara umanità. Un amico prezioso.

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