L'ANALISI
29 Marzo 2025 - 17:22
L’assessore alla Sicurezza Massimo Mori e uno scorcio di piazza Turati sul retro del municipio individuata tra le ‘zone rosse’
CASALMAGGIORE - Arriva ufficialmente il Daspo urbano, il provvedimento che permette alle forze di polizia di allontanare temporaneamente una persona da una determinata area della città. Il via libera è giunto in consiglio comunale con 13 voti favorevoli, 3 contrari e nessun astenuto sull’aggiornamento del Regolamento di Polizia Urbana. La decisione è stata sollecitata dalla Prefettura e discussa a lungo in aula, tra emendamenti, osservazioni tecniche e valutazioni politiche.
Al centro dell’attenzione, l’introduzione delle ‘zone rosse’, aree del territorio comunale considerate sensibili per decoro urbano e sicurezza pubblica, nelle quali sarà possibile applicare il Daspo urbano. In caso di comportamenti molesti – come l’abuso di alcol, atti di bivacco, molestie o assembramenti legati al consumo di stupefacenti – le forze di polizia potranno disporre l’allontanamento immediato per 48 ore, con sanzioni da 100 a 300 euro. In caso di ritorno nella stessa area entro il termine, si procederà con segnalazione al questore, che potrà prolungare il divieto.
«Il Prefetto Antonio Giannelli ci ha chiesto un aggiornamento del regolamento vigente, risalente al 2014, per sfruttare strumenti come il Daspo previsti dal decreto Minniti», ha spiegato l’assessore alla Sicurezza Massimo Mori, evidenziando come il provvedimento rientri in un percorso già avviato insieme alle altre forze dell’ordine del territorio. Le zone rosse individuate sono nove: piazza Garibaldi e piazza Turati, Parco Romani, zona dell’alzaia, Parco sovracomunale, Ospedale Oglio Po, Parco della Posta, Istituto Diotti, Fondazione Santa Chiara e area del Torrione e chiesa di San Rocco. A queste si aggiunge un raggio di 200 metri di pertinenza intorno ad ogni punto segnalato.
Annamaria Piccinelli ha espresso una posizione moderatamente favorevole all’introduzione delle zone rosse e del Daspo urbano, definendolo "una freccia in più. Nelle grandi città ha dato risultati. Casalmaggiore è una realtà più piccola, ma comunque rafforza gli strumenti per la sicurezza". Tuttavia, ha sottolineato un limite concreto dell’iniziativa: "Per renderla davvero efficace servirebbe anche una componente temporale. Bisognerebbe pensare a forme di sorveglianza serale, magari anche solo una sera a settimana, con turni prolungati degli agenti". Ha riconosciuto che non è semplice dal punto di vista organizzativo, ma ha anche affermato che non è impossibile, soprattutto considerando che in altri comuni vicini ciò viene già fatto. In sintesi, Piccinelli ha sostenuto l’idea delle zone rosse, ma ne evidenzia i limiti se non supportata da una presenza reale sul territorio, specie nelle fasce orarie più sensibili. Piccinelli ha anche ottenuto l'inserimento dell'argine maestro tra le zone rosse visto che in passato era stata zona in cui era avvenuta una aggressione.
La consigliera di minoranza Alessia Tascarella ha chiesto di ripristinare una formulazione specifica nell’articolo 27: «È vietato l’assembramento di soggetti dediti al consumo di alcol o sostanze stupefacenti nelle aree rosse». L’emendamento è stato respinto con 12 voti contrari e 4 favorevoli. «Secondo me manca un passaggio che era stato indicato chiaramente nelle note della Prefettura», ha commentato la consigliera, e così com’è rischia di essere meno chiaro e meno efficace». Il sindaco Filippo Bongiovanni e altri esponenti della maggioranza hanno ritenuto che la norma, già modificata, fosse sufficientemente precisa. «Il comportamento è vietato ovunque, ma nelle zone rosse la sanzione è aggravata», ha precisato Mori.
Il consigliere di minoranza Luciano Toscani, pur riconoscendo l’utilità del provvedimento, ha espresso scetticismo sull’efficacia del Daspo in un contesto come Casalmaggiore: «Allontanare una persona per 48 ore mi pare una misura di impatto limitato. Ciò che serve davvero è una presenza costante sul territorio, magari anche in orari serali». Toscani ha dunque sostenuto la posizione di Piccinelli ma ha definito il regolamento «datato» e «in parte inattuale. Poteva essere l’occasione per un intervento complessivo, non solo per recepire le richieste del prefetto. Una sfilza di divieti che non vengono fatti rispettare rischia di diventare solo un elenco sulla carta». Mori: «Chiediamo sempre di più agli agenti, ma non forniamo gli strumenti adeguati. Non hanno armi, non hanno accesso allo SDI, il sistema che permette di sapere chi si ha davanti. Li mandiamo allo sbaraglio».
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