L'ANALISI
21 Marzo 2025 - 08:54
I maestri liutai Giorgio Grisales e Vinicio Marco Bissolotti ad Addis Abeba durante le masterclass di liuteria
CREMONA - «La musica è un bene da restituire». Con le parole di Piero Farulli del Quartetto Italiano, Simone Gramaglia, viola del Quartetto di Cremona, spiega e racconta l’iniziativa che lega la città di Stradivari ad Addis Abeba in Etiopia, un legame costruito sulla grande tradizione della liuteria. «Tutto è nato a Tokyo durante l’iniziativa promossa dal Consorzio Stradivari e dalla Stauffer — spiega Gramaglia —. In quell’occasione ho spiegato a Giorgio Grisales l’impegno della mia associazione In Musica Veritas nel promuovere la musica e aiutare i giovani talenti, ma anche del Premio Filippo Nicosìa con cui stiamo coinvolgendo le ambasciate italiane e gli istituti di cultura nella valorizzazione di giovani virtuosi».
Così da cosa è nata cosa e per Gramaglia coinvolgere il Consorzio Stradivari nella missione in Etiopia è stato un tutt’uno per confermare i legami con Cremona e il ruolo che la città di Stradivari può giocare nel mondo. L’idea ha trovato l’entusiastica accoglienza dell’ambasciatore italiano ad Addis Abeba, Agostino Palese e dall’idea si è passati velocemente alla pratica col coinvolgimento dell’Istituto Italiano di Cultura in Etiopia, grazie a direttore Semen Kumurzhi e a Laura Antonetti, responsabile delle attività culturali. Grisales, presidente del Consorzio Stradivari e membro di Confartigianato insieme a Marco Vinicio Bissolotti, referente per la liuteria di Cna, non si sono fatti pregare e hanno accolto l’idea di Gramaglia: portare la loro esperienza per ‘curare’ la collezione di strumenti ad arco della Yared School of Music di Addis Abeba.
«Abbiamo accolto con grande interesse la proposta di Gramaglia e insieme abbiamo partecipato alle iniziative organizzate dall’ambasciata e dall’Istituto italiano di cultura — spiegano i due maestri liutai —. Ci è stato chiesto di dare un’occhiata e mettere mano per una attenta messa a punto gli strumenti di proprietà del conservatorio etiope. È stata un’esperienza incredibile, soprattutto a livello umano, ma non solo. Abbiamo percepito e trovato una voglia di fare e una fame di cultura che ormai dalle nostre parti è merce rara. La netta sensazione è quella di una società giovane e desiderosa di crescere non solo economicamente, ma anche culturalmente».
«Sono stati generosissimi — commenta e conferma Gramaglia, guardando i due maestri —. Si sono messi a disposizione della scuola, hanno lavorato sugli strumenti, controllato i ponticelli, intervenuti per ottimizzare il suono. Ad assisterli due liutai del luogo, che si occupano di cambiare i ponticelli con tanta buona volontà, incantati dalle capacità dei maestri cremonesi». I due liutai sorridono, ma hanno pronto già la soluzione: «Abbiamo preso i primi contatti, ma la nostra idea è quella di proseguire e far crescere la collaborazione — raccontano —. Mentre noi ci occupavamo degli strumenti il maestro Gramaglia ha tenuto una masterclass, accompagnato dalla violinista Federica Franchi e dalla mezzosoprano Loredana Ferrante. Il concerto in Ambasciata a suggellato una tre giorni davvero intensa e che mette le basi a futuri contatti sia economici che culturali».
Vendere violini in Africa e far crescere una cultura musicale sono un tutt’uno, due aspetti che coesistono e non possono essere disgiunti, uno dall’altro. «Si sono messi sul tappeto tante idee — spiega Grisales —. Come Consorzio e come e associazioni di categoria ci piacerebbe inviare ad Addis Abeba un maestro liutaio che potesse aiutare chi ora si occupa della collezione di strumenti ad archi magari in una settimana di stage intensivo. Sarebbe bello, inoltre, trovare i fondi per una borsa di studio che porti uno dei liutai che abbiamo conosciuto a fare un’esperienza in bottega a Cremona, nel segno di un apprendistato vero e proprio».
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