L'ANALISI
20 Marzo 2025 - 15:59
La direttrice Chiara Capetti
CREMA - Prima la decisione di abolire i cellulari in classe. Ora, dopo il successo dell’iniziativa e i primi risultati concreti, la predisposizione di una policy, vale a dire di un documento che propone soluzioni concrete al problema, da stilare d’intesa con l’Ats. Chiara Capetti, direttrice della sede di via Pombioli di Cr. Forma, racconta i benefici dell’aver bandito i telefonini: «L’avevamo sperimentato lo scorso anno scolastico, ma da settembre risulta inserito nel Patto formativo e nel regolamento di istituto. I nostri 540 studenti hanno l’obbligo di depositare i cellulari in una cassetta, che i rappresentanti di classe consegnano poi in bidelleria, dove vengono tenuti sotto chiave fino al termine delle lezioni».
Inizialmente c’è stato qualche mugugno, ma ora la cosa sta funzionando, come conferma la direttrice: «La proposta di abolire i cellulari in classe è stata presentata ai rappresentanti d’istituto e a quelli dei genitori ed è stata condivisa. Gli allievi delle prime e delle seconde si sono abituati subito. Quelli delle terze e delle quarte hanno un po’ brontolato e hanno fatto più fatica. Tuttavia, hanno capito che è meglio che si abituino adesso, anche perché quando inizieranno a lavorare non potranno avere sempre il telefonino in mano».
Al Cr. Forma, il cellulare è negato anche durante l’intervallo. «In questo modo — prosegue Capetti — i ragazzi hanno iniziato a comunicare tra di loro e adesso riconoscono che a livello di socialità c’è stato un netto miglioramento. Anche il loro benessere psicofisico aumenta e, in quanto scuola che promuove la salute, dovevamo compiere questo passo». La direttrice dell’istituto di formazione professionale spiega quali altri risultati siano stati centrati grazie alla nuova regola: «Intanto sono finite le storie su Instagram che gli studenti pubblicavano a getto continuo, anche con filmati fatti all’interno della scuola. Poi sono finite le telefonate ai genitori durante le lezioni. C’erano mamme che chiamavano i figli per chiedere loro cosa volessero mangiare a pranzo. Adesso, se c’è un’urgenza, chiamano la segreteria».
Il beneficio più tangibile è stato a livello didattico: «Senza più il cellulare in mano, gli studenti ascoltano le lezioni. Il nostro è un tipo di utenza che tende a distrarsi facilmente. Prima c’era un motivo di distrazione costante, ora non più. E gli insegnanti sono felici». Dopo aver fatto un po’ di resistenza alla novità, gli stessi studenti ora ammettono i miglioramenti. «Si sono resi conto dei benefici e le contestazioni sono finite. Anche nei rapporti umani con i coetanei e con i docenti ci sono stati passi avanti. E a proposito di insegnanti, devo dire che molto della riuscita di questa operazione è dovuta alla compattezza del corpo docenti».
Migliori relazioni, aumento dei momenti di dialogo, assunzione di responsabilità, accrescimento dell’attenzione, della creatività e dell’interesse, maggior propensione all’ascolto degli altri; ma anche capacità di gestire i tempi, costruzione di rapporti reali e non più virtuali: le conquiste sono state tante, ma ce n’è un’altra non meno importante: «Per questi ragazzi — conclude Capetti — il cellulare è peggio di una sostanza stupefacente. Riuscire a disintossicarli, almeno per sei ore al giorno, è già una grande conquista».
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