L'ANALISI
19 Marzo 2025 - 05:05
CREMA - Più donne lavorano e maggiore sarà la richiesta di posti in asilo nido; più posti ci sono e più donne avranno l’opportunità di lavorare. Presupposto e conclusione combaciano nel report di Openpolis sul legame tra offerta di nidi e occupazione femminile. L’analisi prende l’abbrivio da un dato calcolato e diffuso dal servizio studi della Camera dei deputati: in Italia una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. Un fenomeno che, va da sé, influisce pesantemente sul tasso di occupazione femminile, che nella fascia 25-49 anni supera a stento il 55%.
Poco incide, in questo senso, la dinamica positiva del mercato del lavoro per la componente femminile registrata dal 2008 al 2024 (+6,4%), perché riguarda quasi esclusivamente il segmento delle ultracinquantenni. Nel territorio cremasco la percentuale delle lavoratrici di età compresa tra i 25 e i 49 anni è decisamente più elevata rispetto alla media nazionale: oltre il 75%, con un’oscillazione contenuta fra il 70,4% di Romanengo e l’86% di Capergnanica.
E il tasso di occupazione maschile, in buona parte dei comuni, è compreso entro 1,2 volte quello femminile e in un numero significativo di casi può essere addirittura definito paritario. Eppure, in un contesto incoraggiante, c’è un numero che non torna: quello dei posti disponibili agli asili nido. «Nei comuni dove il tasso di occupazione di donne e uomini è più paritario —si legge nell’analisi di Openpolis — l’offerta di nidi e servizi prima infanzia raggiunge i 40 posti ogni 100 bambini», vale a dire «dieci punti al di sopra della media nazionale (30%)».
Scorrendo la classifica cremasca, si incappa in qualche promettente conferma: dal 40,5 di Izano all’eccezionale 139,1 di Moscazzano, passando per il 90 di Casaletto Ceredano e il 62,5 di Casaletto Vaprio; il capoluogo, invece, resta di poco al di sotto della ‘soglia di parità’ e si ferma a 37,8. Quel che più stona, però, è la lunga sfilza di ‘zero’ tondi tondi. Se è ovvio che non tutti i paesi cremaschi possano permettersi il ‘lusso’ di un nido, specialmente alla luce della dimensione demografica, è però evidente come le carenze dei piccoli comuni non siano adeguatamente compensate dai numeri dei centri più strutturata.
Openpolis articola più dettagliatamente gli esiti delle rilevazioni: «Nei territori dove il rapporto tra tasso di occupazione maschile è tra 1,2 e 1,5 volte superiore rispetto a quello femminile, l’offerta scende al 26%. Dove gli uomini lavorano tra 1,5 e 2 volte più delle donne, i posti nido calano a 12 ogni 100 bambini. Addirittura a 7 posti ogni 100 minori dove il tasso di occupazione maschile è doppio o più che doppio di quello femminile». Tradotto dai numeri alle parole: l’offerta di servizi per la prima infanzia, pur di poco superiore alla media nazionale, ha bisogno di essere potenziata. Anche per facilitare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
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