L'ANALISI
15 Marzo 2025 - 05:00
CREMONA - I numeri non sono ancora drammatici, ma l’erosione delle imprese operative in provincia di Cremona prosegue. La fotografia scattata nel report diffuso dalla Camera di Commercio ‘Demografia delle imprese cremonesi’, aggiornato al 31 dicembre scorso, lascia pochi spazi all’interpretazione: il segno meno è presente in tanti, troppi indicatori. È come se una fetta via via più rilevante del tessuto produttivo locale avesse perso lo spunto, la fiducia nel futuro e nei propri mezzi.
A fine 2024, le imprese iscritte nell’anagrafe camerale erano 27.577, delle quali 24.749 con posizioni attive cioè effettivamente operative, al netto delle imprese che non hanno ancora iniziato a operare e di quelle in via di chiusura. Nel periodo esaminato, settembre-dicembre 2024, le cessazioni (409) prevalgono sulle iscrizioni (313), con un saldo negativo di 96 imprese. Rispetto allo stesso periodo del 2023, le nuove iscrizioni diminuiscono del 5% mentre i provvedimenti di segno opposto aumentano dell’11,7%.
Il tasso demografico di crescita calcolato sullo stock delle imprese registrate a inizio trimestre è del -0,3%, frutto di un tasso di natalità dell’1,1% e di tasso di mortalità dell’1,5%. Se si guarda ai vari comparti produttivi, si vede come nelle prime quattro sezioni di attività, che coprono oltre il 60% del sistema imprenditoriale cremonese, solamente le costruzioni sono in crescita, con un incremento annuo di 25 unità (+0,6%).
Perdono invece consistenza su base annua l’agricoltura (-1,9%), il commercio ed il trasporto e magazzinaggio (-1,6%) e le attività manifatturiere (-1,4%) che in valore assoluto hanno perso rispettivamente 65, 39 e 89 attività. Negli altri comparti risultano in crescita le attività finanziarie e assicurative (5,8%), le attività professionali scientifiche e tecniche (+5,0%), le altre attività di servizi (+1,7%) ed i servizi alle imprese (+1,5%).
Se si guarda agli occupati, che nelle 24.749 imprese attive sono 96.846, si nota come la maggior parte dell’occupazione, pari a circa il 32% del totale, si trovi nelle attività manifatturiere, ed un altro 14% nel commercio, comparto che presenta una dimensione media di 2,4 addetti per azienda, mentre nel manifatturiero ci si attesta a una media di 11,6 addetti per impresa. Sanità e assistenza sociale presentano le imprese con maggiori dimensioni: in 229 imprese sono impiegati oltre 6.245 addetti. La media complessiva di addetti per impresa — spiega il rapporto — conferma il valore dei tre trimestri precedenti (3,9).
Se si guarda, nel dettaglio, alle imprese che operano nell’ambito dell’artigianato, si vede come per il terzo anno consecutivo risulti negativo il raffronto tra nuove realtà produttive e cessazioni: -28 nel 2022, -15 nel 2023 e -29 nel 2024, anno in cui (parliamo sempre del quarto trimestre) si sono registrate 7.896 imprese attive, 84 iscrizioni e 113 cessazioni. Sempre restando nell’artigianato, ma puntando l’attenzione sulle consistenze per forma giuridica, si vede come siano le società di persone a far registrare l’unico, ma consistente calo: si è scesi da 1.369 a 1.317 realtà produttive, con una diminuzione di 52 aziende (-3,8%).
Se si guarda invece alle varie sezioni di attività sempre nell’ambito dell’artigianato, si vede come il calo in percentuale più accentuato abbia riguardato le attività di trasporto e magazzinaggio (-3%), seguito dalle attività manifatturiere (-2%) e dalle attività legate a commercio e riparazioni (-1,5%).
E sempre molto basso, nell’artigianato, risulta anche il numero medio degli addetti per imprese (2,3), frutto del rapporto tra i 18.353 addetti e le 7.896 imprese attive.
Negativa la gran parte delle voci anche per quel che concerne le imprese giovanili. L’andamento numerico nei settori principali di attività economica rilevato dalla differenza delle consistenze alla fine del trimestre rispetto a quelle di dodici mesi prima presenta saldi positivi solo nei servizi alle persone (+6,2%). Saldi negativi caratterizzano in primis, in ordine decrescente per tasso di variazione percentuale, le costruzioni (-6,3%), il commercio (-6,2%), i servizi alle imprese (-3,8%), i servizi di alloggio e ristorazione (-2,5%) e le attività manifatturiere (-1,4%). Una fuga dall’impresa che getta ombre sul futuro.
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