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CREMONA

Picchiato dalla moglie: rimette la querela, ma la condanna arriva lo stesso

Il 63enne è tornato sui suoi passi dopo aver denunciato la consorte 44enne per maltrattamenti e lesioni: «Se non beve, è una persona normalissima e le voglio bene». Il giudice l’ha condannata a 2 anni e 3 mesi

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

07 Marzo 2025 - 18:12

Picchiato dalla moglie, la querela rimessa diventa condanna: «Non glielo dirò»

CREMONA - Pugni e sberle, il colpo di spazzolone in testa e il morso sulla mano. «Ho ancora la cicatrice». La fa vedere. «Con mia moglie ci siamo presi a botte, mi prendeva per le parti intime e sulla faccia, soprattutto mi prendeva per i capelli. Ho fatto 16 mesi da incubo, ma adesso le cose vanno bene. Vanno bene dal 30 maggio del 2023, da quando lei ha seguito un percorso e non beve più. Se non beve, è una persona normalissima. Eh sì, sono innamorato». E adesso come glielo dirà che il giudice l’ha condannata a 2 anni e 3 mesi? «Non glielo dirò».


Tarda mattinata di oggi. Mario (nome di fantasia, ndr), 63 anni, pensionato, ha fatto ritorno a casa dispiaciuto: la querela per maltrattamenti e lesioni contro sua moglie, 44 anni, l’aveva rimessa, «perché adesso vado d’accordo, le voglio bene». Ma «si procede d’ufficio», lo ha informato il giudice. Condanna. La coppia si è conosciuta anni fa in un bar. Magrolino lui, ben messa lei. «Mia madre non voleva che la sposassi». Si sono sposati quando l’anziana madre è scomparsa. Matrimonio turbolento, il loro. Liti continue «perché lei mi chiedeva i soldi per comprare il vino, ma io non glieli davo». Litigi, urla, e andirivieni di polizia e carabinieri.

L’avvocato Raffaella Parisi


Il pensionato si è accomodato, ha risposto alle domande del pm. Ha confermato. «Sì, a giugno 2021 mia moglie mi ha sbattuto contro il muro durante una lite». Quel giorno, Mario è uscito dal Pronto soccorso con i punti in testa e 7 giorni di prognosi. «Mia moglie buttava per terra tutto, tutto quello che trovava lo buttava a terra, i miei vestiti sulla poltrona, anche i cassetti li ha buttati a terra e li ha rotti. I vicini si lamentavano con me per il casino. Mi dicevano di mandarla via. Lei gridava».


A febbraio del 2022 Mario si è preso pugni e sberle in faccia. Il morso sulla mano è del 21 marzo. Il 25 maggio pomeriggio la moglie gli ha mollato ancora sberle e pugni. In serata, gli ha dato un colpo di spazzolone in testa, mandandolo al Pronto soccorso. Diagnosi: ‘Trauma cranico non commotivo con ferita lacero-contusa frontoparietale destra, contusione della corteccia cerebrale; 10 giorni di prognosi». Il 26 maggio, strattoni e pugni. Il 9 giugno, la moglie gli ha lanciato addosso degli oggetti, lo ha preso per il collo, lo ha buttato a terra, strappandogli la maglietta.

C’è il referto: «Lesione da graffio a livello della regione clavicolare destra: 5 giorni di prognosi». «Liti di giorno e di sera fin alle 22. Io non potevo entrare in camera mia, dovevo stare attento a quello che facevo quasi sempre. Sì bé, qualche parolaccia nelle discussioni la dicevo anch’io. Sì, le discussioni erano reciproche. Alla fine, succedeva che dovevo darle i soldi per andare a prendere il vino. Io non glieli davo e le scatenava la sua ira. Sì, ora ricordo che un giorno mi ha detto che mi ammazzava e che mi buttava giù dal balcone. Era ubriaca».


Non ne potevano più nel palazzo, perché quando Mario arrivava al limite, di notte buttava fuori casa sua moglie. E lei si attaccava ai campanelli per farsi aprire. Si sono lamentati tutti con l’amministratore del condominio. «Hanno creato numerosi problemi: continui litigi, urla, escandescenze di giorno e di notte, creando disagio — ha confermato l’amministratore —. Numerose volte sono stati chiamato i carabinieri e la polizia per sedare le liti. Io stesso ho presentato numerosissimi i esposti alla polizia e ai carabinieri. I vicini mi hanno riferito di aggressioni e urla tra i due. Di lui che veniva aggredito. Da circa un annetto non ci sono più lamentele».


L’avvocato Raffaella Parisi, difensore della donna, ha parlato di «situazione drammatica e dolorosa, sfociata nell’abuso di alcool, ma poi recuperata grazie alla grande forza di volontà della signora che ha deciso di intraprendere un percorso. È pur vero che i fatti sono tanti, ma le urla erano reciproche, le aggressioni erano reciproche. Situazioni che, però, non hanno provocato nel marito alcun timore o paura. Era preoccupato, ma non c’era il timore psicologico che richiede il reato».

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