L'ANALISI
05 Marzo 2025 - 18:43
Carissime sorelle, carissimi fratelli di questa bella e santa Chiesa di Crema, saluto nel Signore tutte e tutti voi, mentre vi raggiungo con questa mia lettera all’inizio del ‘tempo favorevole’ della Quaresima.
1. Desidero introdurmi con voi a questo tempo di grazia rivolgendo anzitutto un pensiero affettuoso a papa Francesco. La sua particolare ‘penitenza’ quaresimale è incominciata già da qualche settimana, con il ricovero all’ospedale Gemelli di Roma. Come abbiamo già fatto, personalmente e comunitariamente, nei giorni scorsi, continuiamo a raccomandarlo a Dio nella nostra preghiera fiduciosa: nella sua malattia, papa Francesco possa sperimentare la misericordia e il conforto che vengono da Dio, e si senta sostenuto dall’affetto della Chiesa tutta e di tanti altri che, in ogni parte del mondo, sono in trepidazione per la sua salute.
Dalle parole di papa Francesco raccolgo anche un primo orientamento, che guida la nostra Quaresima in questo Anno giubilare:
Con il segno penitenziale delle ceneri sul capo, iniziamo il pellegrinaggio annuale della santa Quaresima, nella fede e nella speranza. La Chiesa, madre e maestra, ci invita a preparare i nostri cuori e ad aprirci alla grazia di Dio per poter celebrare con grande gioia il trionfo pasquale di Cristo, il Signore, sul peccato e sulla morte, come esclamava San Paolo: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1Cor 15,54-55). Infatti Gesù Cristo, morto e risorto, è il centro della nostra fede ed è il garante della nostra speranza nella grande promessa del Padre, già realizzata in Lui, il suo Figlio amato: la vita eterna (cfr Gv 10,28; 17,3) (Francesco, Messaggio per la Quaresima 2025).
Nel seguito del suo Messaggio, il Papa invita la Chiesa a vivere il tempo della Quaresima ‘camminando insieme nella speranza’. Senza riprendere qui tutto il suo Messaggio – che, naturalmente, siamo invitati a leggere e a meditare – raccogliamo senz’altro anche noi questa indicazione, per continuare così, nel contesto quaresimale, quel pellegrinaggio di speranza che abbiamo incominciato con l’apertura dell’Anno santo, lo scorso 29 dicembre.
Anche in quell’occasione abbiamo provato a camminare insieme: ricordo ancora con gratitudine le tante persone che hanno voluto unirsi anche materialmente al cammino che abbiamo percorso dalla basilica di S. Maria della Croce alla chiesa di S. Benedetto e poi, di lì, fino alla Cattedrale, che abbiamo festosamente riempito in ogni suo angolo. Sì, in quell’occasione ci siamo detti il nostro desiderio di camminare insieme nella speranza, secondo l’invito che il Papa ora ci rinnova. Il tempo di Quaresima, che oggi incominciamo, ci prepara a contemplare il cammino di speranza decisivo ed esemplare per noi cristiani: quello di Gesù stesso, il suo ‘esodo pasquale’ (cf. Lc 9,31: vangelo della seconda domenica di Quaresima), che celebreremo in modo particolare nei giorni del santo Triduo e nella festa di Pasqua.
2. Nessun autentico itinerario di speranza è possibile, se perdiamo di vista il Signore Gesù Cristo, e la via che lui ha percorso. Umanamente parlando, il suo era un cammino insensato, privo di speranza: andare disarmato verso i suoi nemici, senza altra risorsa che il suo affidamento al Padre e la volontà di attestare fino all’ultimo la sua misericordia verso tutti, e soprattutto verso i lontani, i peccatori, i perduti...
Non ci stupisce constatare che i suoi discepoli non capissero niente di ciò che il Signore andava dicendo: le sue parole «restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento» (Lc 9,45). Fino al giorno stesso di Pasqua, agli occhi dei discepoli la via seguita da Gesù sembrerà la via delle speranze deluse (cf. Lc 24,21), del fallimento, dei sogni svaniti.
Non illudiamoci di essere necessariamente più bravi e perspicaci dei discepoli di allora. I racconti dei Vangeli mettono in luce crudamente la durezza di cuore, i sogni di potenza, il desiderio di primeggiare, la tentazione di escludere degli altri, i litigi e i tanti altri limiti che appesantiscono il cuore dei discepoli di Gesù, allora come oggi, mentre egli va annunciando loro il suo cammino pasquale (cf. Mc 8,31-38; 9,30-41; 10,32-45, e paralleli). Gli evangelisti ci ricordano, soprattutto, quella permanente tentazione di ‘salvare la propria vita’, anziché accettare la sfida di ‘perderla’ per amore di Gesù e del suo vangelo (cf. Mc 8,35 e par.; Gv 12,25), tentazione che rimane anche per noi l’ostacolo principale, che ci impedisce di camminare sulla via di una speranza autentica e forte.
Il tempo favorevole della Quaresima ci viene donato, ancora una volta, come occasione preziosa per cercare di ‘fare la verità’ in noi, in ciò che definisce il ‘cuore’ della nostra vita di uomini e donne che desiderano seguire Gesù. Anche le tradizionali opere penitenziali della Quaresima – la preghiera, il digiuno, la carità... – che ci sono raccomandate dalle parole di Gesù e dall’insegnamento della Chiesa, hanno questo significato, in definitiva: operare in noi una certa spoliazione, aiutarci a mettere allo scoperto ciò che portiamo nel ‘cuore’, e manifestare l’effettiva disponibilità a fare nostra la strada che Gesù ci ha aperto nel suo cammino pasquale, e sulla quale siamo stati chiamati a camminare fin dal giorno del nostro Battesimo.
La speranza cristiana è inseparabile dalla croce del Signore Gesù. La luce, che si dischiude nel mattino di Pasqua, e che da allora illumina l’orizzonte dell’umanità e dell’intera creazione fino al giorno in cui Dio sarà finalmente ‘tutto in tutti’ (cf. 1Cor 15,28), scaturisce da quella croce sulla quale l’amore che salva si è manifestato «fino alla pienezza» (cf. Gv 12,1).
In un tempo, qual è quello che stiamo vivendo, che appare particolarmente bisognoso di speranza, e mentre si accumulano nubi oscure per chi sogna e cerca di agire perché ci siano giustizia e pace e vita buona per tutti, la fede pasquale ci ricorda che soltanto consentendo anche noi all’amore che si dona perdutamente, quell’amore che Gesù Cristo ci ha portato e ci ha donato nella sua Pasqua, possiamo diventare donne e uomini di speranza.
Il tempo di Quaresima ci è dato per rinnovare in noi questo consenso, che passa anche attraverso l’umile confessione del nostro peccato, l’affidamento alla sovrabbondante misericordia di Dio, e l’apertura del nostro cuore al dono dello Spirito, che il Crocifisso-risorto riversa nei nostri cuori appunto perché si formi e cresca in noi quella speranza che ‘non delude’ (cf. Rm 5,5) e che – non dimentichiamolo – troverà il suo compimento pieno solo nella nostra partecipazione definitiva alla gloria del Signore Gesù, morto, risorto, e Vivente per sempre (cf. Spes non confundit, nn. 18 e ss.).
3. Come di consueto, non ci mancano le occasioni, gli strumenti, i sussidi predisposti per sostenere il nostro impegno di conversione quaresimale: e ringrazio le Commissioni pastorali e tutti coloro che hanno collaborato a offrirci questi strumenti, ‘misurati’ anche sulle diverse età e condizioni di vita: come la proposta ‘La Parola ha preso casa’ curata dall’Ufficio diocesano per la pastorale famigliare; o i sussidi (anche digitali) predisposti dal servizio di Pastorale giovanile per bambini, ragazzi e famiglie, come pure per gli adolescenti e giovani.
Nel corso della Quaresima vivremo la grazia del pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma, nei giorni 28, 29 e 30 marzo: quanti avremo la grazia di passare per la Porta santa, di celebrare e pregare sulle tombe degli Apostoli, porteremo con noi l’intera Chiesa diocesana, per invocare su di essa tutte le benedizioni di Dio. Negli stessi giorni, in particolare tra venerdì 28 e sabato 29 marzo, si celebreranno a Crema, nella chiesa dei Sabbioni, le 24 ore per il Signore, occasione privilegiata per vivere l’esperienza della riconciliazione con Dio e con i fratelli nella preghiera e, in particolare, nella celebrazione del Sacramento della penitenza. Per quell’occasione, e in tutti e tre i giorni 28, 29 e 30 marzo, anche la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo ai Sabbioni sarà considerata a tutti gli effetti chiesa giubilare, nella quale ottenere la grazia dell’Indulgenza giubilare.
Tra le proposte di preghiera e di formazione spirituale per la Quaresima, ricordo: la Veglia di Quaresima animata dai giovani di Azione Cattolica (sabato 8 marzo alle 21 al Santuario della Pallavicina a Izano); il ritiro spirituale per gli operatori pastorali, guidato da don Paolo Selmi, direttore della ‘Casa della Carità’ di Milano (domenica 9 marzo a partire dalle 15.30 nella chiesa di Ombriano); la Via crucis dei giovani a Crema, la sera di venerdì 11 aprile... Ogni domenica, nel tempo di Quaresima e poi anche per tutto il tempo pasquale, in Cattedrale e su iniziativa delle parrocchie della Cattedrale e della SS.ma Trinità, alle 17.30 si celebra la liturgia dei Vespri.
Guardando ai ‘segni di speranza’, che il Papa chiede di mettere in atto durante l’Anno santo (cf. la Bolla Spes non confundit, nn. 7 e ss.), abbiamo scelto, come Diocesi, di fermare l’attenzione sulla questione della casa, avviando il progetto ‘Casa c’è - La speranza ha preso casa’, che sarà seguito in modo particolare dalla Caritas diocesana e da Acli Crema, con l’intento di dare qualche risposta alla crescente difficoltà di ‘mettere su casa’, anche nel nostro territorio.
La Caritas, insieme con le Commissioni pastorali per le Missioni e per la Pastorale sociale e del lavoro, propongono per il tempo di Quaresima l’impegno di una raccolta fondi a sostegno di questo progetto. Le varie iniziative al riguardo saranno pubblicizzate nelle parrocchie; si potranno chiedere informazioni in particolare alla Caritas diocesana.
Segnalo anche l’iniziativa ‘Sai cosa bolle in pentola?’: durante questa Quaresima, la Mensa Caritas chiede a gruppi di giovani e adulti di occuparsi di cucinare e servire il pranzo del sabato e della domenica. È un’esperienza caritativa di incontro e di gratuità nei confronti di persone che ogni giorno si rivolgono alla Caritas per un pasto quotidiano. Le informazioni possono essere richieste, anche in questo caso, alla Caritas diocesana.
4. Come scrive la Lettera agli Ebrei, e come ci ha ricordato anche papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, nella speranza che si fonda sulla promessa di Dio noi «abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek» (Eb 6,19-20; cf. Spes non confundit, 25).
È un’àncora paradossale, quella della speranza cristiana: non ci tiene legati verso il basso, ma verso l’alto; non verso un passato rimpianto nostalgicamente, ma verso il futuro che è garantito dalla fedeltà di Dio, e che siamo chiamati a raggiungere camminando sulla strada tracciata da Gesù.
I cristiani dei primi secoli hanno raffigurato il simbolo dell’àncora unendolo con quello della croce; e ancora oggi, nella liturgia della Settimana Santa, noi cantiamo: «Ave, o croce, unica speranza». Perché queste non siano solo parole, apriamo il cuore alla grazia di questo tempo santo: più che mai mettiamo i nostri passi dietro a quelli di Gesù Cristo e compiamo lietamente, insieme con lui, e in comunione tra di noi, con tutta la Chiesa e con tutte le donne e uomini che si aprono a una speranza autentica, il cammino impegnativo e liberante della santa Quaresima.
Continuiamo a pregare per papa Francesco, per la sua salute, per la sua speranza – che è anche la nostra – che ci siano giustizia e pace, fraternità vera, misericordia e benevolenza per tutti, soprattutto per chi si sente più emarginato, dimenticato, solo... «Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede, per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi».
Buona Quaresima!
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