L'ANALISI
01 Marzo 2025 - 18:09
SESTO CREMONESE - La piaga dei rifiuti abbandonati continua a ferire le campagne di Sesto. Non passa giorno senza che qualcuno, passeggiando lungo i sentieri o le stradine che costeggiano i fondi agricoli del territorio comunale, scorga qualche elettrodomestico, sacchi della spazzatura e altri scarti gettati dai soliti incivili. L’ultimo episodio risale a qualche giorno fa nel capoluogo, quando un sestese ha rinvenuto nella zona industriale di via Einaudi, vicino al parcheggio utilizzato quasi esclusivamente dai mezzi della ditta Gls, poltrone e divani. Qualcuno insomma ha cambiato gli arredi del suo soggiorno e per non pagare il trasporto del materiale alla piazzola rifiuti del paese di residenza ha pensato bene di scaricarlo in quest’area. Deve averlo fatto sicuramente di notte quando in giro non c’è anima viva. I cantonieri del Comune hanno già trasportato le masserizie alla piazzola.
Incuria e degrado si registra da tempo anche nello stesso parcheggio, dove ormai è diventata una consuetudine consumare bottiglie d’acqua e altri alimenti e gettare i contenitori a terra, trasformando questa fetta d’asfalto in una discarica a cielo aperto. Stesso spettacolo indecoroso anche lungo la ciclabile ‘Sol Regina’ realizzata anni fa dalla Provincia lungo la vecchia Paullese, dove tra i rovi c’è di tutto: plastica, carta, bottiglie di birra. La scena si ripete anche al Baracchino, lungo la stradina che collega la Codognese al canale navigabile: qui in una roggia, oltre agli involucri che contengono materiale di scarto, c’è anche una sedia d’ufficio. «Ormai non mi stupiscono più questi gesti di grande inciviltà – afferma amareggiato il sindaco Carlo Vezzini – che purtroppo sono frequenti non solo nel nostro territorio ma anche in quelli dei comuni limitrofi: è un vero peccato». Agiscono con la complicità delle tenebre i barbari del pattume e quindi riescono sempre a farla franca. Cosa rischiano? Se vengono beccati in flagranza o comunque la polizia locale o le guardie ecologiche volontarie riescono a risalire ai trasgressori attraverso gli indizi pescati proprio tra i rifiuti, rischiano la denuncia penale. Vuol dire che il giudice protrebbe stabilire anche l’arresto fino ad un anno (due se si tratta di rifiuti pericolosi) oppure, in alternativa, l'ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro. A quanto pare, però, questo deterrente non li spaventa.
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