L'ANALISI
24 Febbraio 2025 - 17:53
Una pattuglia dei carabinieri in piazza Roma. A fianco, il cartello sulla porta del Bolero
CREMONA - Restano serie, ma stazionarie le condizioni del barman di 36 anni, vittima di un brutale pestaggio da parte di quattro-cinque violenti, intorno alle 2.40 della notte tra sabato e domenica, davanti a La Ciocco, in piazza Roma, sotto la Galleria XXV Aprile. La vittima ha perso l’occhio sinistro. I medici non si sono ancora pronunciati sull’altro occhio. Intanto, i carabinieri continuano a lavorare per ricomporre i tasselli della rapida e selvaggia aggressione. Per dare un nome e un cognome ai violenti poi scappati verso piazza Stradivari.
Nell’indagine per lesioni gravissime, permanenti e per «futili motivi» coordinata dal sostituto procuratore, Alessio Dinoi, gli investigatori stanno ascoltando i clienti del locale che hanno assistito al pestaggio. Ed elementi utili li stanno raccogliendo anche dalle telecamere sia pubbliche sia private. La pista imboccata è quella giusta. Avrebbe le ore contate il branco sbucato all’improvviso davanti a La Ciocco.
Qualcuno della gang aveva già con sé un bicchiere di vetro. I delinquenti hanno infastidito i pochi clienti rimasti: il locale stava, infatti, per chiudere. Il barman è uscito per calmare le acque. «Stiamo chiudendo, andatevene». È stato colpito alla testa con un bicchiere. Caduto a terra, il branco gli è saltato addosso, infierendo con il bicchiere sul volto, mollandogli calci e pugni. Poi, la fuga. È stata chiamata l’ambulanza, i carabinieri della Radiomobile hanno raccolto l’allarme lanciato dal 118. In ospedale, la vittima è stata portata in sala operatoria. Il gravissimo episodio ha sollevato un’ondata di solidarietà nei confronti del barman. E un’altra di sconcerto misto a paura e molta indignazione.
Persona di cuore, il 36enne. Domenica in ospedale ha ricevuto molte visite. Il suo primo pensiero è andato, in particolare, a quei clienti che erano lì con lui durante il pestaggio. Preoccupato, ha chiesto di loro, delle loro condizioni di salute, mentre lui aveva già perso l’occhio sinistro. «Speriamo che la città si faccia sentire. Che dimostri di essere comunità. E reagisca», il messaggio della madre. La città reagisce. A cominciare dai colleghi del figlio, dai molti titolari di locali. Domenica sera serrande abbassate.
Sempre la madre ha condiviso sui sociali il post pubblicato dal Bolero, il locale di vicolo Bordigallo: «Questa sera saremo chiusi insieme ad altri pubblici esercizi in segno di solidarietà verso un collega gravemente ferito sul lavoro. Aspettiamo in trepidante attesa che la giustizia faccia il suo corso. Daje...». «La notizia del collega mi sconvolge — il messaggio di Emiliano Soffientini, titolare del locale in via Capitano del Popolo —. È necessario un cambio di marcia deciso e decisivo. Basta, per favore, con questa totale noncuranza rispetto all’ordine pubblico quando volge la sera».
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