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Sciopero, metalmeccanici in lotta per il contratto: «La trattativa si deve riaprire»

Operai e operaie hanno aderito alla mobilitazione nazionale di otto ore indetta da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e UilM

Francesco Gottardi

Email:

fgottardi@cremonaonline.it

21 Febbraio 2025 - 17:13

Sciopero, metalmeccanici in lotta per il contratto: «La trattativa si deve riaprire»

CREMONA - «Se gli industriali fanno saltare i tavoli, ignorando 7 mesi di assemblee e scioperi dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto collettivo, noi incrociamo le braccia». E così operai e operaie hanno scioperato oggi anche a Cremona, aderendo alla mobilitazione nazionale di otto ore indetta da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e UilM. Dalle dieci i gruppi di lavoratori, arrivati con pullman da tutta la provincia, si sono riuniti in presidio sotto le ciminiere dell’ex fornace Frazzi.

«Il 98% delle assemblee nelle fabbriche si è espresso – spiega Armando Generali, della Fiom — per un contratto dignitoso: vogliamo aumenti che scavalchino l’impennata dell’inflazione, garanzie per i nostri colleghi in appalto e una riduzione dell’orario di lavoro». Per Generali la situazione che si è creata è paradossale: «Abbiamo a che fare con imprenditori che non fanno gli imprenditori: che svendono le nostre aziende alle multinazionali, che condannano un settore che, scopriamo, siamo gli unici a difendere».

Sotto accusa ci sono in particolare le associazioni datoriali Federmeccanica e Assistal che: «Hanno fatto saltare le trattative con un incomprensibile atteggiamento di chiusura – denuncia Monica Tonghini della Fim – lasciando le lavoratrici e i lavoratori del nostro settore senza contratto in un contesto nazionale ed europeo di forte debolezza. Per noi metalmeccanici è inaccettabile».

Per questo i lavoratori hanno voluto portare le proprie rivendicazioni sotto la sede dell’Associazione industriali dove sono arrivati con un corteo che ha bloccato per qualche momento la circolazione a Porta Po. Al rientro anche Germano Denti ha voluto concentrarsi sulla situazione dei «lavoratori delle cooperative. Non è ammissibile questa differenziazione tra lavoratori così come non è ammissibile che in un paese civile ci siano 192 contratti nazionali».

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