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DA SORESINA AL SENEGAL

La scelta di Caterina: «Io, volontaria a Dakar»

Classe ’99, racconta la sua esperienza di servizio civile legato alla migrazione

11 Febbraio 2025 - 05:10

La scelta di Caterina: «Io, volontaria a Dakar»

SORESINA - C’è qualcosa di straordinario nella storia di Caterina, classe ’99, ragazza curiosa, dal fascino autentico, la cui bellezza risiede nella semplicità dei suoi gesti e nella sincerità del suo sguardo. Ma è soprattutto il modo in cui ha impostato la sua vita a renderla un esempio capace di trasformare ogni momento in qualcosa di speciale. Caterina Ardigò è cresciuta a Soresina, con un’unica certezza: il mondo è troppo grande e interessante per non esplorarlo.

«Fin da bambina il desiderio di scoprire cosa ci fosse al di fuori della mia realtà mi ha guidata in ogni scelta. La voglia di fare esperienze e conoscere sono i tratti che più segnano la mia personalità, così la curiosità mi ha spinta, prima ancora di capire cosa significasse davvero ‘mondo’, a optare per il liceo linguistico. La mia è stata una scelta pratica e simbolica al tempo stesso: imparare le lingue significava aprire una porta su altre culture e, soprattutto, poter comunicare più facilmente con gli altri», racconta con un sorriso la giovane volontaria. «La strada per realizzare i miei sogni ha iniziato a prendere forma al Racchetti di Crema poiché a Soresina non c’era un liceo. Questo primo spostamento, seppur breve mi ha preparata a compiere passi sempre più grandi. Dopo il diploma, mi sono trasferita a Trento per studiare diritto internazionale e comparato all’università, conseguendo un Bachelor’s degree nel programma CEILS (Comparative European International and Legal Studies)».

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Ma Trento non è stata che una prima tappa; con la laurea in mano, la soresinese è volata a Praga per un master in International Security Studies (MISS) alla prestigiosa Univerzita Karlova. «Qui, grazie al programma Erasmus», spiega Caterina, «ho avuto l’opportunità di studiare per un semestre a Istanbul, una città che mi ha profondamente colpita per la sua storia millenaria e il suo fascino multiculturale, un naturale crocevia di lingue, popoli».

Nonostante le esperienze internazionali, le radici di questa giovane donna restano ben salde nella campagna di Soresina, dove è cresciuta con la sua famiglia. «Ho avuto la grande fortuna di avere una famiglia amorevole, numerosa, che mi ha insegnato molto. Trascorrere la mia infanzia qui, in un’epoca come la nostra, è un privilegio. In cascina ero sempre circondata da animali e da alberi maestosi. I loro rami protettivi e le radici profonde erano un abbraccio silenzioso che mi facevano sentire al sicuro. Ogni volta che torno a casa provo la stessa sensazione, sento la carezza della natura».

Oggi Caterina si trova a Dakar, in Senegal, dove partecipa a un progetto di servizio civile legato alla migrazione. Lavora in un centro di ascolto per migranti e rifugiati. Questo impegno la mette in contatto con realtà difficili ma al tempo stesso ricche di umanità. La sua esperienza a Dakar le ha confermato che ogni luogo è una scuola di vita e che ogni incontro può lasciare un segno.

«Noi volontari ascoltiamo le storie di tante persone e cerchiamo di sostenerle in base ai loro bisogni. L’attenzione per l’altro mi è stata insegnata non solo in famiglia ma anche in un altro posto a me caro, che ha segnato la mia crescita: l’oratorio Sirino. Frequentando il Grest sia da bambina che come animatrice, ho imparato che vi sono luoghi in cui nessuno è escluso. Sono sicura che questo abbia giocato un ruolo importante nel dare forma alla persona che sono ora. Tra i ricordi più vividi ci sono le parole di don Andrea Piana, che spiegava come l’oratorio fosse lo specchio della comunità: ciò che accadeva al di fuori si rifletteva dentro».

Ammette poi con commozione: «Sono orgogliosa di dire che vengo da un piccolo paese, ricco di tradizioni e cultura. Questa eredità mi accompagna ovunque, anche quando insegno espressioni del dialetto cremonese a persone provenienti da paesi lontani. È un modo per portare un pezzetto di Soresina nel mondo, ma anche per ricordare a me stessa da dove vengo. Ogni volta che sono lontana penso agli eventi annuali che scandiscono il ritmo della mia comunità, come la Sagra di Ariadello o la Festa della Birra, occasioni irrinunciabili per ritrovare gli affetti e condividere momenti di gioia con gli amici. Col tempo sono diventata un’abile collezionista non solo ricordi che mi fanno compagnia quando mi sento un po’ sola ma anche di oggetti che raccontano tutte le tappe dei miei viaggi: ho un portachiavi di Istanbul, una tracolla con il logo della città di Danzica per la macchina fotografica, la tessera universitaria di Praga. In questi anni ho imparato che non importa dove ti porta il viaggio, c’è una parte di me saldamente ancorata alla piccola e accogliente realtà che ha plasmato la mia personalità. A volte mi sento uno di quegli alberi maestosi che circondano casa mia, alberi dalle radici profonde e rami sottili che si alzano e sembrano andare lontane e ripenso ai I Miserabili di Vistor Hugo letto al liceo: Les racines profondes ne gelent pas (le radici profonde non gelano mai) ma ti scaldano il cuore ovunque tu sia».

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