L'ANALISI
07 Febbraio 2025 - 10:47
Un tecnico al lavoro nell'ex impianto
CAORSO - Di ritorno al nucleare e possibile ‘riattivazione’ della centrale di Zerbio si parla ormai da giorni e se la politica caorsana si è già chiaramente espressa bocciando la proposta del leader di Azione Carlo Calenda e anche l’apparente apertura dell’amministratore delegato di Sogin Gian Luca Artizzu, gli amministratori del territorio non sembrano del tutto unanimi sul ‘no’.
Tra i vicini di casa di Monticelli, ad esempio, c’è chi è a favore di un ritorno all’era dell’atomo anche alle porte: «La questione è complessa e tocca ambiti tecnici, ambientali ed economici di grande rilevanza – premette il sindaco Gimmi Distante –. Nel nostro paese, confinante con Caorso, il tema assume una valenza particolare, legata sia al passato energetico della zona sia alle prospettive future. Al netto della posizione personale del sottoscritto, nettamente a favore del nucleare – ammette –, all’interno della nostra maggioranza si riscontrano posizioni articolate, come è giusto che sia essendo noi una lista civica».
Traccia quindi una sintesi del gruppo, che si è confrontato sul tema: «C’è chi ritiene che l’Italia abbia perso opportunità importanti a seguito dei referendum che hanno sancito l’uscita dal nucleare e guarda con favore a un suo possibile ritorno, a patto che siano garantiti standard di sicurezza elevatissimi e compensazioni adeguate per i territori interessati – dice Distante –. Altri sottolineano che una eventuale riattivazione della centrale di Caorso non sarebbe comunque tecnicamente fattibile senza una ricostruzione ex novo, perché gli standard attuali richiedono impianti completamente diversi rispetto a quelli del passato. Vi sono anche posizioni più caute, che evidenziano le difficoltà tecniche e i lunghi tempi di realizzazione di nuove centrali, oltre ai costi elevati e alla necessità di garantire un personale altamente qualificato. C’è poi chi ritiene che l’Italia dovrebbe investire maggiormente su fonti alternative, come idrogeno e fusione nucleare, e chi manifesta preoccupazioni per gli impatti ambientali e per i rischi connessi alla gestione di un’industria tanto delicata, specie in un contesto dove la legalità deve essere garantita con rigore assoluto. Infine, alcuni consiglieri sottolineano come il tema dell’indipendenza energetica nazionale sia cruciale e vada affrontato con pragmatismo, senza pregiudizi ma con la consapevolezza di dover valutare attentamente le implicazioni di ogni scelta».
Il sindaco di Castelvetro, Silvia Granata, premette che la riduzione delle emissioni per raggiungere i target di decarbonizzazione al 2050 è argomento serio e la preoccupazione di essere in ritardo su tutti i fronti è ormai condivisa in tutti i tavoli di discussione. «La colpa di questo ritardo è della politica – dice –, che si è persa in un groviglio di normative, sempre suddita dei grandi gruppi che gestiscono il mercato dell’energia. La politica non si è mai messa d’accordo su obiettivi sostenibili e ancora adesso sembra procedere per slogan. La proposta di Calenda – entra poi nel merito – è da parte mia irricevibile perché scavalca superficialmente decenni di problemi irrisolti e per i quali non si sono ancora trovate soluzioni: ad esempio il disegno di legge sul ‘nucleare sostenibile’ non affronta il tema del deposito nazionale delle scorie, come possiamo quindi ritenere seria una proposta impreparata ad affrontare tutti gli aspetti che ne conseguono?».
Il consigliere regionale castelvetrese Luca Quintavalla premette che l’energia è fra i temi al centro della commissione che presiede a Bologna e riporta in sintesi quella che è la posizione dell’Emilia-Romagna: «Di riattivare Caorso non se ne parla – chiarisce subito –, anche perché dobbiamo invece accelerare sulla dismissione, visti i ritardi. Caorso non è stato ritenuto idoneo per ospitare il deposito nazionale, quindi figuriamoci se può esserlo per un nuovo impianto. Ho chiesto all’assessore Irene Priolo di riconvocare il Tavolo della trasparenza per parlare invece di altri progetti di recupero: investimenti su energie rinnovabili e sull’asta fluviale, utilizzando tramite il ‘Contratto di fiume’ quei 10 milioni di compensazione che arrivano proprio dall’ex centrale nucleare. A livello generale è giusto ragionare sul futuro energetico del Paese, ma evitando boutade estemporanee. Penso più a un mix di rinnovabili e tradizionali, per dare risposte rapide al sistema produttivo. In ogni caso ricordo che la ‘palla’ sta al Governo».
Che tutto dipende dalle scelte politiche dell’Esecutivo lo ha detto anche Artizzu, specificando però che «Sogin ha le competenze necessarie». Come a dire che la società è pronta per ripartire. Non solo: nel corso della visita di Calenda ha spiegato che ‘Arturo’ era stato progettato per un potenziale raddoppio e quindi lo spazio per un secondo impianto ci sarebbe.
Il sindaco Roberta Battaglia però, proprio su queste colonne, ha chiuso rapidamente il discorso: «Si pensi a realizzare il deposito nazionale per le scorie, tassello fondamentale per tutti i rifiuti dei siti nucleari e non solo. I territori hanno voce in questo processo e esigono che il tema sia trattato con serietà: non si può venire a Caorso, schiacciare un tasto e dire che basterebbe mettere un altro reattore».
Dal Governo intanto, sembra arrivare un segnale. E giunge proprio da un politico piacentino, il neo ministro Tommaso Foti: «Un Paese è forte se energeticamente indipendente – ha scritto sulla sua pagina Facebook –. Se non ci muoviamo per rompere il muro del sospetto rispetto ad alcune tecnologie, continueremo ad essere dipendenti da terzi». Chiaro il riferimento al nucleare, anche se non necessariamente a Caorso.
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