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Allarme nelle carceri: la Camera Penale della Lombardia Orientale denuncia un sistema al collasso

Da gennaio 2024, 100 detenuti si sono suicidati. Episodi quotidiani di autolesionismo

La Provincia Redazione

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01 Febbraio 2025 - 11:52

Allarme nelle carceri: la Camera Penale della Lombardia Orientale denuncia un sistema al collasso

CREMONA - Proclamazione dello stato di agitazione della Camera Penale Lombardia Orientale a seguito di 100 suicidi in carcere.

La situazione nelle carceri italiane è oggi al centro di un acceso dibattito, dopo che il direttivo della Camera Penale della Lombardia Orientale “Giuseppe Frigo” ha lanciato un forte appello contro il sistema penitenziario, definito ormai insostenibile. Secondo il documento, redatto a seguito di una drammatica escalation degli eventi, da gennaio 2024 ad oggi ben 100 persone detenute, affidate allo Stato, si sono tolte la vita. L’ultimo episodio, avvenuto a Vigevano, ha visto la morte di un detenuto incarcerato per una rapina commessa per un modico importo di 50 euro, già risarciti alla persona offesa.

Il direttivo denuncia inoltre che, quotidianamente, si registrano numerosi gesti di autolesionismo all’interno degli istituti penitenziari e che non sono da meno i suicidi tra il personale di polizia penitenziaria, con 6 agenti che hanno perso la vita in questo modo.

La camera penale attribuisce questo inquietante incremento di tragedie a molteplici fattori. Tra questi, spiccano la grave e costante situazione di sovraffollamento degli istituti, accompagnata da croniche carenze sia strutturali sia di personale. Un esempio lampante sono le carceri del distretto della Corte d’Appello di Brescia, dove gli indici di sovraffollamento superano il 200%.

Il documento evidenzia come, nonostante le numerose iniziative promosse dalle camere penali e dall’UCPI – tra cui, recentemente, un’astensione che ha coinvolto il personale il 10, 11 e 12 luglio – la politica nazionale non abbia ancora superato la visione carcerocentrica della pena. La priorità, secondo il direttivo, dovrebbe essere la tutela della vita e della salute dei cittadini, anche se detenuti.

Nel testo si sottolinea come le condizioni di vita in carcere siano deteriorate: il frequente uso di psicofarmaci e sedativi, la mancanza di lavoro e di attività risocializzanti, e la carenza di figure fondamentali come educatori, medici, psichiatri e agenti, dipingono un quadro di inaccettabile degrado. Tali condizioni violerebbero il principio costituzionale sancito dall’articolo 27, secondo il quale le pene non devono consistere in trattamenti degradanti e contrari al senso di umanità.

Il direttivo critica aspramente la politica, definita “sorda” ai ripetuti richiami della società civile, delle associazioni, dell’Unione delle Camere Penali, del Presidente della Repubblica e perfino del Papa, tutti intervenuti per denunciare le condizioni inammissibili delle esecuzioni penitenziarie. Gli interventi normativi recenti, come il Decreto 92 del luglio scorso, sono stati giudicati del tutto inefficaci, nonostante la proclamata volontà di adottare “misure urgenti in materia penitenziaria”.

La camera penale conclude con un appello deciso: “Non ci rassegniamo e chiediamo con forza di tutelare la vita e la dignità delle persone detenute”. La soluzione proposta per riportare la pena alla legalità è l’adozione immediata di strumenti come l’amnistia, l’indulto e una liberazione anticipata speciale.

In un contesto in cui il ripetersi di tragedie quotidiane sembra diventare la nuova normalità, il direttivo della Camera Penale della Lombardia Orientale “Giuseppe Frigo” si fa portavoce di una richiesta di cambiamento urgente, auspicando che la politica nazionale possa finalmente porre al centro l’essenziale valore della vita umana anche all’interno del sistema carcerario.

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