L'ANALISI
26 Gennaio 2025 - 19:23
La restauratrice Maria Cristina Regini illustra i resti trovati sul cornicione della cappella del S.S. Sacramento
CASALMAGGIORE - Entro l’estate, la comunità potrà ammirare i risultati dell’importante intervento di restauro conservativo della Cappella Maggiore del Santissimo Sacramento nella chiesa di S. Leonardo, avviato con un primo sopralluogo il 31 gennaio 2022 e ora giunto alla pulitura e al consolidamento degli stucchi.
Il progetto, sotto l’egida della Soprintendenza con il Soprintendente Gabriele Barucca e il funzionario Filippo Piazza, ha l’obiettivo di riportare alla luce la straordinaria stratificazione artistica di uno degli edifici più significativi della città. La delicatezza di questo lavoro emerge dalle parole del parroco-abate don Claudio Rubagotti, che questo pomeriggio in San Leonardo durante un aggiornamento sulle opere in corso ha sottolineato come «il restauro non sia solo un’operazione tecnica, ma un percorso di riscoperta della storia e dell’identità della comunità».
Il direttore dei lavori, Damiano Chiarini ha illustrato il lungo lavoro di analisi preliminare che ha preceduto l’inizio dei lavori, affermando che «la lettura della stratificazione artistica della chiesa – modificata in varie fasi, dal 1629 al 1751 all’assetto del 1806, quello attuale - è stata fondamentale per comprendere come intervenire nel rispetto delle tecniche originali». La chiesa di San Leonardo racconta una storia che spazia dagli affreschi quattrocenteschi, passando per le decorazioni rinascimentali, fino alle trasformazioni barocche e neoclassiche. Alcuni resti di queste modifiche sono stati depositati sul cornicione per oltre due secoli e ieri sono stati messi in mostra. La restauratrice Maria Cristina Regini ha approfondito gli aspetti tecnici dell’intervento, spiegando che «ci siamo trovati di fronte a sfide complesse, come la presenza di depositi di sporco stratificati e il distacco di ampie porzioni di intonaco».
Gli esperti hanno dovuto affrontare con grande cautela la fragilità delle tempere ottocentesche e degli stucchi settecenteschi, evitando interventi invasivi e privilegiando tecniche di consolidamento delicate. Infine, don Gianluca Gaiardi, responsabile dei beni culturali della diocesi, ha affermato che «non si tratta di recuperare l’antico splendore, perché quel che è perso, è perso, ma di dare nuova vita a un patrimonio che racconta la storia e l’evoluzione della nostra comunità» permettendo «una nuova lettura della chiesa che integri le diverse epoche storiche in un unico racconto visivo». L’aspetto
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