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ANNO GIUDIZIARIO AL VIA

«Indipendenza a rischio». Le toghe escono dall’aula

Il Procuratore Bonfigli: «Sulla separazione delle carriere forti preoccupazioni»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

26 Gennaio 2025 - 08:10

«Indipendenza a rischio». Le toghe escono dall’aula

Il Procuratore Silvio Bonfigli

CREMONA - L’uscita dall’aula era prevista con l’intervento di Gaetano Campo, rappresentante del ministro della Giustizia Nordio. Invece, all’inaugurazione dell’Anno giudiziario (ieri alle 10), c’è un improvviso cambio di ‘scaletta’. Il rumoreggiare arriva prima, con l’intervento di Claudia Eccher, avvocata, ex legale di Matteo Salvini, rappresentante laica del Csm: spende parole a favore della riforma della separazione delle carriere, bocciata, invece, dallo stesso organo di autogoverno della magistratura. «Ma come si permette di dare il proprio parere anziché quello del Csm?», la critica dei magistrati che già per presa di posizione si sono accomodati in fondo all’aula polifunzionale con coccarda tricolore spillata sulla toga e Costituzione in mano. I magistrati, una sessantina e — dato significativo — quasi tutti giudici, gli altri pm, si alzano, abbandonando in silenzio l’aula. Tra loro, il neo procuratore di Cremona, Silvio Bonfigli: il suo pensiero lo aveva espresso e motivato a Cremona due settimane fa, nel giorno del suo insediamento. Lo ribadisce a Brescia: «Uno può dire la sua posizione, è legittimo. Naturalmente, la posizione del Csm è diversa. La nostra opinione sommessa è che la separazione delle carriere sia un errore, proprio perché verrebbe a rompere quella osmosi di cultura giuridica che, secondo me, rappresenta la ‘cifra’ del nostro lavoro». Parla di «manifestazione molto sentita da parte di tutti noi rispetto a quelle degli anni passati». E spiega: «Siamo preoccupati di quello che è l’indirizzo politico sulla separazione delle carriere. Noi esprimiamo la nostra opinione e, come sempre, ci adegueremo alle scelte del legislatore, però parliamo anche da tecnici, da persone che vivono quotidianamente in questa realtà ed esprimiamo le nostre forti preoccupazioni».

Anche la neo presidente della Corte d’Appello di Brescia, Giovanna Di Rosa, nella relazione di apertura dell’Anno giudiziario, difende la magistratura e spende parole contro i rischi insiti nella riforma. «Indipendenza e imparzialità della magistratura — afferma — dovrebbero essere i princìpi ispiratori di qualsiasi riforma, ma con questi provvedimenti l’assoggettamento del pubblico ministero al potere esecutivo è il rischio maggiore». L’auspicio è «il superamento delle tensioni».


Nell’illustrare l’attività giudiziaria nel distretto di Brescia, la presidente parte dalla «disponibilità delle risorse». «Da sempre, e anche oggi — dice — si parla diffusamente di riforme in tema di giustizia, settore che ha costantemente attratto la politica, a causa della forza di suggestione esercitata tramite il suo mandato. Le numerose e continue novità legislative, sollecitate anche dalla Commissione europea per arginare i tempi del processo, hanno però dato frutti solo parziali e parzialmente positivi, perché è rimasto attuale il tema della consistente criticità delle risorse». Mancano giudici e personale amministrativo.
Cremona è tra i Tribunali messi peggio con una scopertura del 40% di personale amministrativo. In più, da novembre del 2020 manca il dirigente. Altrettanto grave è la situazione degli Uffici del Giudice di pace di Cremona e Crema con scoperture oltre il 66%. Ma anche la Procura non è messa bene. «La carenza di personale amministrativo è la vera emergenza», sottolinea il neo procuratore Bonfigli, al quale due settimane fa il presidente del Tribunale, Anna di Martino, aveva lanciato l’appello ad affiancarla «nella battaglia». «Ho capito il suo messaggio drammatico».

A CREMONA ALLARME SUI REATI DA ‘CODICE ROSSO’

Quello dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario è anche il giorno dei bilanci con i dati sulla giustizia. Il periodo preso in esame va dall’ 1° luglio 2023 al 30 giugno 2024.
A Cremona, c’è l’allarme sui reati ‘da codice rosso’: 182 procedimenti per il reato di maltrattamenti in famiglia, 73 per atti persecutori (+ 12) e 92 per i reati di violenza sessuale (+17). «Nella gestione dei procedimenti da ‘codice rosso’ — si legge nella relazione della Procura di Cremona —, l’Ufficio ha profuso massimo sforzo, tant’è vero che su di un totale di 352 procedimenti iscritti con autore identificato, ne sono stati definiti ben 325, con un tasso di definizione, pertanto, molto alto pari al 92%». Rispetto alle province del distretto, Cremona ha la maglia nera per quanto riguarda i furti. Allarmanti sono i dati sui furti a carico di ignoti, passati da 1.836 a 2.010. E «significativi aumenti» si registrano in relazione ai furti a carico di noti: da 1.206 a 1.403. Sono aumentati i furti in abitazione a carico di ignoti (da 72 a 91), mentre il dato sui furti a carico di noti resta pressoché stabile, registrando una minima riduzione: da 2 a 1. In lieve calo le rapine a carico di noti (da 68 a 58), in crescita quelle a carico di ignoti (da 27 a 36). In crescita anche i reati di truffa (da 516 a 549). Nel circondario di Cremona sono più che raddoppiati sia i reati fallimentari (da 6 a 15) che i reati societari (da 2 a 5). Il procuratore «evidenzia, in particolare, che in ben 12 procedimenti relativi ai reati fallimentari, l’iscrizione è stata per bancarotta fraudolenta e che l’apertura di due procedure per liquidazione giudiziale è avvenuta su iniziativa della Procura».
Resta la piaga delle morti e degli infortuni sul lavoro. «Anche quest’anno non può che ribadirsi che una Repubblica fondata sul lavoro come la nostra non può in alcun modo accettare che il lavoro, da fonte di crescita e ricchezza del Paese, si trasformi in cause di morte», annota nella relazione il Procuratore generale Guido Rispoli. A Cremona, i numeri sulle morti bianche sono calati da 9 a 3, ma si tratta sempre di persone che hanno perso la vita lavorando. Sono aumentate le lesioni colpose: da 103 a 110.

«SITUAZIONE CARCERI, UNA DISFATTA DELLO STATO»

crotti

«Da parte nostra non c’è alcuna volontà punitiva rispetto al pm e ben lungi da noi l’idea di sottoporre l’accusa al potere esecutivo». Ma? «Ma siamo convinti che la Costituzione debba essere attuata con una riforma ordinamentale che garantisca più e meglio, l’indipendenza del giudicante», afferma Maria Luisa Crotti (avvocato di Crema, nella foto a lato), presidente della Camera penale della Lombardia orientale arrivata alla cerimonia con Micol Parati, presidente della Camera penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’.


Persona diretta, la presidente Crotti. Non usa giri di parole nel suo intervento. Parte dalla situazione delle carceri: un’emergenza. Va subito al sodo. «Veniamo alla cruda realtà: 98 morti in carcere in un anno, uno ogni 3 giorni, 8 nel solo mese di gennaio. Una strage. Tutto già scritto, prevedibile e previsto, ma nulla è stato fatto. Ora basta! Il ministro (Carlo Nordio, ndr) qui lo scorso anno, aveva promesso lo stanziamento di fondi per la costruzione di edifici di cui non si è vista nemmeno l’ombra e di fronte ai numeri tragici dei suicidi, ha parlato di progetti per introdurre lavoro in carcere, corsi di teatro e altre attività che non solo sono pie illusioni, ma verrebbe da chiedersi dove mai potrebbero realizzarsi considerato un sovraffollamento medio nazionale superiore al 100%».

Un sovraffollamento del 141,13% nel carcere di Cremona al 30 giugno di un anno fa. «L’unica tragica novità nel 2024 è il suicidio di una persona detenuta a Cremona. È una vergogna e deve finire. Amnistia e indulto sono istituti del nostro ordinamento e la sola concreta soluzione possibile: se non ora, quando?» rilancia la presidente Crotti, che parla di «disfatta dello Stato», riferendosi alle carceri italiane. «Quelle del distretto ne sono esempio, luoghi dove chiudiamo, senza speranza, persone che hanno sbagliato e che dovremmo rieducare e risocializzare e, insieme a loro, anche chi in carcere lavora. Non c’è più tempo di aspettare la politica, il ministro, il Governo. È ora che chi giudica tenga conto, nel comminare la pena, dei luoghi e dei modi in cui verrà scontata e che si utilizzi la pena detentiva davvero come extrema ratio. È ora che si consideri cosa significa entrare in queste carceri in misura cautelare, senza nemmeno avere subito un processo, innocenti presunti e anche reali. E anche in questo caso, chi decide deve adottare la misura detentiva il meno possibile e solo se non ci sono altre soluzioni». Nel garantire che «la Camera penale come sempre collaborerà con gli uffici, soprattutto della Sorveglianza», avverte: «Continueremo ad entrare in carcere per verificare, portare all’esterno la voce di chi non ce l’ha e per aiutare concretamente chi in carcere e per il carcere lavora».

Capitolo giustizia riparativa. Per la presidente Crotti, «occorre spingere sull’attuazione della giustizia riparativa che aiuta il reo a rivedere i propri comportamenti, permette di ricucire la frattura sociale e dà sollievo reale alla vittima con una visione diversa della pena senza dubbio più efficace in termini di rieducazione e risocializzazione di un carcere che è tortura e scuola di crimine».

avv

Sulla protesta dei magistrati contro la separazione delle carriere Alessio Romanelli, presidente dell’Ordine degli avvocati, commenta: «Noi stiamo fuori dalle polemiche. Non ci interessano e non servono. Noi discutiamo del merito giuridico. Secondo l’Avvocatura istituzionale, secondo la stragrande maggioranza degli avvocati, la separazione delle carriere è necessaria per rafforzare il ruolo del giudice come terzo, imparziale e indipendente». In aula ci sono anche Giulia Zambelloni, presidente della Camera civile, e Pia Gerevini, presidente del Comitato pari opportunità dell’Ordine avvocati.

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