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18 Gennaio 2025 - 13:51
RIVAROLO MANTOVANO - Le note dolci e profonde dei fiati hanno risuonato questa mattina nella chiesa gremita, accogliendo il feretro di Emilio Soana, gigante del jazz italiano scomparso a 81 anni, riconosciuto a livello internazionale per il suo talento e la sua arte. La sua tromba, portata dal nipote e posizionata accanto alla bara, sembrava essere lì per raccontare la sua vita: un dialogo infinito tra fiato e anima, capace di creare emozioni che trascendevano le parole. La musica, protagonista assoluta della sua esistenza, ha trovato espressione nel gruppo diretto da Gabriele Comeglio (sassofonista che suonato con Ray Charles e Stevie Wonder), che ha accompagnato l’ingresso del feretro in chiesa con una melodia struggente e intensa, rendendo un omaggio vibrante e vivo a un uomo che ha dedicato tutta la sua vita a far vibrare i cuori.
Durante l’omelia, il parroco don Massimo Sanni, affiancato sul presbiterio dall’ex parroco don Luigi Carrai, ha trovato nelle parole del Vangelo e nell’arte di Caravaggio un parallelo potente con la vita di Emilio. «La tromba – come la luce nel quadro di Caravaggio – non è mai solo suono. È vocazione, è spirito, è grazia che si propaga. È il respiro dell’anima che diventa melodia».
Con queste immagini suggestive, il sacerdote ha sottolineato come il jazz, il linguaggio musicale che Emilio aveva scelto, sia una metafora perfetta della vita: un continuo intreccio di libertà e improvvisazione, di errori trasformati in nuova armonia.
«Ogni nota suonata da Emilio era un soffio di vita, un dialogo intimo con il mondo», ha detto. «La tromba non è solo tecnica; è un’estensione del respiro, del profondo. Ogni suono diventa una dichiarazione d’amore alla vita stessa». Il richiamo alla vocazione musicale come un atto di grazia ha commosso tutti i presenti, che hanno ascoltato in silenzio, immersi in quelle parole.
L’ex sindaco Stefano Alquati, nel suo emozionato tributo, ha raccontato una vita straordinaria, iniziata con Gorni Kramer, che ne intuì il talento e lo guidò verso il Conservatorio di Parma. Ha ricordato l’emozione di vedere Emilio suonare nell’Orchestra RAI di Milano, diretto proprio da Kramer, e le sue tournée in America e nel mondo, sempre accompagnate da riconoscimenti e applausi.
«Emilio non suonava solo la tromba», ha detto Alquati. «Dava voce alle emozioni, trasformava l’aria in poesia sonora, costruendo un legame invisibile ma potentissimo con chiunque lo ascoltasse». Ma Emilio era anche un uomo semplice, profondamente legato alla sua famiglia e al suo territorio. «Era il cuore pulsante del jazz a Rivarolo», ha aggiunto Alquati, ricordando i grandi eventi che Emilio aveva ideato, come le serate in piazza o le celebrazioni per il Premio Kramer. «Ogni concerto era una festa, ogni nota era un dono».
Massimo Scaglioni ha descritto la musica di Emilio in una ode, come «un respiro che danzava nell’aria, un abbraccio sonoro che avvolgeva il mondo». Nelle sue parole, l’immagine della tromba è diventata simbolo di eternità: «La tromba sveglia, la tromba parla, la tromba chiama. E ogni nota suonata da Emilio era una promessa di vita, un invito a non arrendersi mai».
Emilio Soana lascia un vuoto immenso nella sua famiglia – la moglie Silvana, le figlie Alessandra e Federica – e in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltare il suo talento. Ma la sua musica, quella che nasceva dal profondo, dal soffio dell’anima, continuerà a risuonare. Come ha detto don Sanni, »la tromba di Emilio non si spegne. Perché è attraverso il respiro della musica che l’anima si fa eterna».
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