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EFREM MORELLI 25 ANNI DOPO

«Quell’incidente ha rivoluzionato tutta la mia vita»

Il campione paralimpico di nuoto si racconta: la caduta in moto, le operazioni, la reazione, le sue giornate a Cella Dati e a Pugnolo. «Devo tutto alla mia famiglia e anche alla mia forza di volontà»

Felice Staboli

Email:

fstaboli@laprovinciacr.it

07 Gennaio 2025 - 05:20

«Quell’incidente ha rivoluzionato tutta la mia vita»

Morelli in vasca, con la mamma e con i trofei vinti

CELLA DATI - Ha ripreso ad allenarsi ogni giorno, nella piscina comunale, a Cremona, atleta della Baldesio in forza alle Fiamme Oro, Efrem Morelli è reduce dalle paralimpiadi di Parigi dove ha conquistato l’argento nei 50 rana. Adesso punta ai Mondiali di Singapore, in programma il prossimo settembre. Intanto, tra una vasca e l’altra, manda avanti il suo autolavaggio, in via Milano. Venticinque anni fa un incidente durante una gara di motocross gli ha cambiato completamente la vita e oggi Efrem ripercorre quei momenti e quei giorni drammatici.

Efrem Morelli, a 45 anni ha ancora voglia di allenarsi?
«La carta d’identità non gioca a mio favore, comunque fino ad oggi sono riuscito a sopperire grazie alla mia volontà e alla convinzione di poter far bene, grazie al grande lavoro. Faccio 6-7 allenamenti a settimana tra piscina e palestra, prima erano anche di più. Per preparare i 50 rana di Parigi con il mio tecnico Maurizio Bregoli ho seguito un programma di qualità, curato anche nei minimi dettagli».

Da professionista, come si sta?
«Svolgo la mia attività a tempo pieno, ho un rimborso spese dal Comitato paralimpico, dal 2007 gestisco anche l’autolavaggio in via Milano».

Venticinque anni fa l’incidente che ha segnato la vita.
«Proprio così. Praticavo mototocross, ero professionista da ormai tre anni. Partecipavo ai campionati italiani ed europei. Eravamo nel 2000, avevo 20 anni. L’anno dopo avrei dovuto andare ai Mondiali».

Che cosa è accaduto?
«All’epoca gareggiavo con la Kawasaki e con la Honda. Ricordo quel momento ancora molto bene, nella mia mente l’ho vissuto e rivissuto molte volte. Eravamo a Pinerolo. Davanti a me avevo un pilota lento, stava per essere doppiato. Io sono arrivato, lui si trovava sotto, dietro ad un salto, non potevo vederlo. Gli sono saltato addosso, sono caduto e mi sono rotto le vertebre».

Come andarono i soccorsi?
«Sono stato trasportato a Torino, mi hanno operato due volte. Ho seguito un anno di riabilitazione a Villanova d’Arda, poi un altro anno di fisioterapia da privato».

Una prova durissima.
«Sono stati i momenti più difficili, dovevo rivedere la mia vita, ritrovare un assetto sostenibile. In quel periodo ho cominciato a nuotare. Ecco, il nuoto è stato terapeutico e poi mi ha dato la possibilità di tornare alla vita».

La sua famiglia come ha affrontato quei momenti?
«Per i miei non è stato facile. Mi hanno sempre supportato nel migliore dei modi. So che hanno sofferto molto, ma sono sempre stati esemplari. Il resto, naturalmente, è spettato a me».

Cioè?
«Il salto finale, quello che ti permette di andare avanti e superare le difficoltà, devi farlo sempre e comunque solo tu. La mia famiglia ha rappresentato un sostegno enorme, il resto l’ho dovuto fare io, con le mie forze e la mia forza di volontà».

Da chi è composta la famiglia?
«Ho perso papà nel 2008, ha fatto in tempo a vedere gran parte della mia trafila. Oggi vivo a Pugnolo con mia mamma Giuseppina che mi sostiene ancora».

E in paese cosa si dice di Efrem Morelli?
«Penso che via via la gente abbia imparato ad apprezzarmi. E lo sottolineo perché ricordo che quando correvo in moto non era sempre così, venivo visto un po’ come uno scapestrato. Oggi invece mi sembra proprio che mi vogliano tutti bene».

Anche da parte dell’amministrazione?
«Sì, sono stato invitato a diverse manifestazioni, ho ricevuto vari riconoscimenti, fa sempre piacere».

Oggi si sente realizzato?
«Ho sempre sognato e cercato di fare l’atleta ad alto livello, sin da quando correvo in moto. Era un mio obiettivo preciso, ce l’ho fatta, era un sogno che cullavo sin da bambino e ci sono riuscito, anche passando attraverso una porta molto stretta e particolare».

Che consiglio darebbe a un giovane?
«Prima cosa, sapere cosa si vuole. Poi, mettere in conto che lo sport, come la vita, presenta tante difficoltà, deve essere ben chiaro per poter superare anche i momenti di sconforto».

Morelli ne ha avuti?
«Certo. Nel 2014 stavo poco bene, volevo smettere, poi piano piano ho superato quella crisi. Oggi, dopo 30 anni di carriera, le difficoltà ci sono ancora. Ma io sono ancora qui».

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