L'ANALISI
CREMONA: FRONTE SICUREZZA
02 Gennaio 2025 - 18:43
Il prefetto Antonio Giannelli
CREMONA - «Le zone rosse possono certamente costituire uno strumento utile, come del resto ha dimostrato la loro recente applicazione in alcune grandi città in occasione delle festività di fine anno. A livello provinciale esamineremo la questione in modo più approfondito nella riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che terremo questo mese, ponendo particolare attenzione alla previsione ed all’utilizzo appropriato di un mezzo davvero potente con riferimento ai possibili ambiti di applicazione». Così, la novità nazionale al centro dell’attenzione (e delle polemiche) potrebbe certamente debuttare anche sul nostro territorio, ma per ora è ancora tempo di analisi e approfondimenti, come spiega il prefetto Antonio Giannelli.
«Nelle due riunioni del comitato tenute a cavallo del Natale, finalizzate a ‘tarare’ gli interventi da porre in essere nel periodo delle feste, ci siamo concentrati soprattutto sul Daspo urbano, proseguendo un lavoro di mappatura delle zone potenzialmente interessate avviato da tempo, a partire dai tre Comuni più importanti del territorio provinciale. Cremona e Crema dispongono già del necessario regolamento, che deve tuttavia essere ancora parzialmente modificato o integrato; mentre a Casalmaggiore deve essere predisposto», spiega Giannelli.
«Altro aspetto è quello delle ulteriori misure contemplate dall’attivazione della ‘zona rossa’ vera e propria, delle quali discuteremo nei prossimi giorni per valutare l’opportunità di un’ulteriore progressione nella nostra provincia di misure espressamente finalizzate - tengo a sottolinearlo - alla sicurezza urbana. Per il Daspo siamo invece sostanzialmente pronti a partire, una volta che i Comuni avranno perfezionato il loro assetto normativo in proposito. Credo sia questione di pochi mesi, ed abbiamo avviato già un confronto pure con l’amministrazione municipale di Soresina». La logica è quella di offrire strumenti efficaci a livello ordinario e permanente: perché questa è la vera prevenzione». Del resto, proprio l’efficacia temporale costituisce uno degli elementi che differenziano i diversi gradi di questa strategia.
«Le cosiddette ‘zone rosse’ delle quali si parla in questi giorni - precisa il questore Ottavio Aragona - nascono infatti dalla potestà del prefetto di emettere ordinanze contingibili ed urgenti, quindi per un periodo di tempo limitato e sulla base di direttive del ministro. Il daspo è invece un provvedimento del questore, che ha sempre a che vedere con le ‘zone rosse’, ma dipende dall’individuazione di quelle stesse zone da parte dell’amministrazione comunale, e quindi dall’emissione di un regolamento comunale che le contempli. Si tratta pertanto di una ‘prescrizione’ che ha carattere di stabilità. Nell’ambito del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, insieme al prefetto, abbiamo quindi proposto alcune zone di quel genere come possibile iniziativa ai sindaci».
«Si tratta in ogni caso di strumenti di prevenzione particolarmente utili, perché non tutti i comportamenti che incidono sulla percezione di sicurezza dei cittadini costituiscono reato. Se configurano un reato (come ad esempio lo spaccio di droga, o le rapine...) sono suscettibili di repressione pura e semplice. Diversamente - penso ad esempio all’occupare piazze e consumare alcolici o sostanze stupefacenti, o girare a torno nudo in centro o ancora lasciarsi andare a schiamazzi - non possono essere considerati reato ma influiscono ugualmente sulla percezione della sicurezza. In questo caso come si possono arginare? Se un comune - attraverso un suo regolamento - indica queste condotte come passibili di sanzioni amministrative all’interno delle ‘zone rosse’, chi se ne renda responsabile può ugualmente essere punito, con una sanzione, e / o anche ingiungendogli di lasciare immediatamente le zone stesse. Così si contrastano appunto quelle condotte che pur non costituendo necessariamente reato fanno ugualmente sentire meno sicuri perché sono contro il decoro urbano».
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