Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

ATTACCATO DALLO SQUALO

«È ancora sotto shock, stasera torna a casa»

Soncino: la figlia di Fappani attende il rientro del papà. A Marsa Alam prosegue l’inchiesta

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

02 Gennaio 2025 - 05:20

«È ancora sotto shock, stasera torna a casa»

SONCINO - «Mio padre sta meglio, l’hanno tenuto ricoverato fino a oggi per terminare la profilassi antibiotica ma stasera tornerà in Italia, per fortuna». Così Cristina, figlia di Peppino Fappani il soncinese che è sopravvissuto all’attacco di uno squalo tigre di due e metri e mezzo durante la tragica vacanza a Marsa Alam che è costata la vita al 48enne romano Gianluca Di Gioia, ha annunciato ieri il rientro in patria dell’odontotecnico per la cui sorte l’intero borgo medievale ha tenuto il fiato sospeso a lungo.

L’operazione è andata bene e la sua famiglia può finalmente riabbracciarlo, dopo un fine anno da incubo: «Dategli il tempo di tornare a casa e rilassarsi, poi ci sarà tempo per parlare di tutto» ha aggiunto la figlia che in questi pochi ma lunghi, quasi interminabili, giorni ha dovuto fare da trait d’union fra le migliaia di persone in apprensione, i media e le autorità da una parte e i genitori dall’altro capo del Mediterraneo.

Fappani potrebbe essersi imbarcato su un volo della italiana Neos (Alpitour) diretto a Verona oppure aver anticipato con la britannica EasyJet l’arrivo al più vicino aeroporto di Linate ma, anche questi, sono dettagli su cui la famiglia non ha per il momento sottilizzato, comprensibilmente, visto che l’unica priorità era appunto quella di tornare alla tranquilla e sicura vita della cittadina sull’Oglio.

Come detto, la risposta alla domanda più importante che si ponevano i soncinesi, «ma Peppino ora sta bene?», è già stata data. E forse era anche l’unica che contava davvero. Ma restano ancora tanti interrogativi. Cosa ha spinto Fappani a intervenire, per esempio? Anche in questo caso, almeno parzialmente, i dubbi sono stati diradati sia dalla famiglia che dai testimoni diretti: l’odontotecnico cremonese non si sarebbe gettato in acqua per spaventare lo squalo, come qualcuno aveva ipotizzato azzardando nei primi momenti dopo la concitata fuga di notizie, bensì avrebbe nuotato da una zona prossima alla costa fino a quella del tragico incidente pensando a un malore improvviso del connazionale.

E ancora: cos’ha provato? Come è riuscito a resistere, prima dell’arrivo dei soccorsi? Tante domande, appunto, e probabilmente una sola persona che è davvero in grado di rispondere. Quando se la sentirà, quando potrà e se vorrà. Intanto Soncino può finalmente tornare a pensare ai fastidiosi pesci siluro del fiume, lasciandosi gli squali del Mar Rosso alle spalle insieme al 2024. Come un brutto ricordo.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400