L'ANALISI
30 Dicembre 2024 - 13:35
Guglielmo Patrini e Daniele Guerci durante una partita di bridge
CREMA - Trentacinque anni in due, 23 l’uno e appena 12 l’altro: Guglielmo Patrini e Daniele Guerci faranno parlare di sé a lungo ai tavoli del bridge. Passione, pazienza, perseveranza e visione strategica sono queste le caratteristiche dei più giovani iscritti al Circolo di Bridge e Burraco di Crema.
È in famiglia che Guglielmo sviluppa la passione per i giochi di carte, un interesse che anni dopo lo porterà ad avvicinarsi al bridge. «Da bambino giocavo a briscola e scopa con i miei genitori e mia sorella. Durante le vacanze, sotto l’ombrellone, non mancava mai una partita».
La scoperta del bridge è avvenuta quasi per caso, intorno ai 16 anni, quando i suoi genitori decisero di seguire un corso organizzato dal Circolo di Crema. «Mio padre aveva già giocato in gioventù, poi aveva smesso per impegni di lavoro. Nel 2018, insieme a mia madre, si è iscritto a un corso e, ascoltando le loro storie e spiegazioni, mi sono incuriosito anch’io». Da lì, iniziare a frequentare il Circolo è stato un passo naturale.
Il bridge non è solo un gioco di carte; è una disciplina mentale che richiede memoria, logica e capacità di pianificazione. Lo sa bene Daniele, il compagno di gioco di Guglielmo. «Daniele ha dodici anni e gioca da due. È un fenomeno». La sua storia sembra uscita da un romanzo: già appassionato di scacchi, durante un trasloco ha trovato un vecchio libro di bridge del padre. «Ha iniziato a leggerlo da solo e si è innamorato del gioco. Quando la madre ci ha contattato, eravamo scettici: un ragazzino di 10 anni che ha imparato il bridge da un libro? Invece era vero. E non solo sapeva giocare, sapeva anche il fatto suo con le carte in mano».
Daniele ha un vero e proprio talento che gli è riconosciuto a livello nazionale ed europeo. Partecipa a tornei internazionali Under 16 e la sua reputazione lo precede: «In Lombardia lo conoscono tutti. È incredibile vedere la sua dedizione, studia e mette in atto anche strategie molto avanzate».
Rispetto ad altri giochi della mente come gli scacchi, il bridge è meno immediato. Per entrare al tavolo di bridge bisogna avere un’idea di come funziona il gioco, comprenderne almeno la parte teorica e per arrivare a questo punto servono almeno una decina di lezioni. In altre parole, già solo provare a giocare richiede impegno, tempo e curiosità, qualcosa di piuttosto insolito per la società iperveloce che ci circonda.
Forse, ipotizza Guglielmo, è anche questa poca immediatezza nel capire cosa sta succedendo al tavolo da gioco che rende restie le persone ad avvicinarsi alla disciplina. «Qualche decennio fa al bar i miei coetanei si sfidavano a bridge. Oggi, invece, si tratta di una passione di nicchia, offuscata da altre forme di intrattenimento, come videogiochi o giochi da tavolo».
Guglielmo spiega che la Federazione Italiana Gioco Bridge è molto attiva nelle scuole. «Federbridge organizza programmi nelle scuole per promuovere il gioco e mettere in evidenza le abilità che si sviluppano attraverso il bridge come la capacità di valutare una situazione in modo analitico, sviluppare un piano d’azione e prendere decisioni pensando anche alle possibili conseguenze. È una sfida, ma anche un’opportunità per avvicinare le nuove generazioni a questo gioco straordinario e senza tempo». E così, in un periodo storico in cui la rapidità sembra dominare ogni aspetto della vita, il bridge invita a fermarsi, riflettere, pianificare e anticipare. Un’arte che merita di essere riscoperta e valorizzata, soprattutto per chi ama mettere alla prova la propria mente.
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