L'ANALISI
29 Dicembre 2024 - 13:05
La presentazione del volume Dieci piccole strasformazioni dell’aula scolastica di Jacopo Narros
CREMONA - «Per trasformare l’aula scolastica nella Rivoluzione francese un alunno e un’alunna fanno i monarchi assoluti Luigi XVI e Maria Antonietta, mettono due sedie sopra alla cattedra e ci si siedono sopra come su un trono. Altri alunni fanno i sudditi francesi e portano ai loro piedi decime e tributi, come merendine e schiacciatine». E così un’aula scolastica può diventare lo scenario non solo per spiegare la Rivoluzione francese, ma per viverla. È una piccola guida di scrittura in libertà, ma anche di didattica alternativa, il volume: ‘Dieci piccole trasformazioni dell’aula scolastica’ che Jacopo Narros ha pubblicato per Industria & Letteratura, presentato nella Ciclofficina, iniziativa che ospita la scuola di seconda opportunità.
«Grazie ad Enrico Platè e Anna Lazzarini ho potuto presentare il mio libro che nasce come esercizio di scrittura, sul modello dei giochi degli Esercizi di stile di Raymond Queneau — racconta Narros, scrittore e docente di italiano, precarissimo (dice lui) —. Nessuna pretesa di indicare una nuova didattica, ma l’idea di immaginare lo spazio di un’aula con i suoi arredi secondo una prospettiva diversa dall’usuale. Tutto è nato dalla richiesta che mi è stata fatta di raccontare un’aula scolastica trasformata in piscina o in uno zoo, ma a suo modo questo era un esercizio di scrittura semplice. Un’altra cosa poteva essere costruire in quello spazio una narrazione differente dei contenuti che immancabilmente generazioni di studenti si trovano a dover affrontare: i Promessi Sposi, la rivoluzione copernicana, ma anche l’Orlando furioso e la Divina commedia. Come trasformare questi argomenti nello spazio di un’aula usando banchi, cattedre, cestini, gomme, righelli e merendine? A questo interrogativo ho cercato di rispondere, anche forte della mia esperienza di docente precario alle scuole medie».
Narros racconta questo in dieci piccole trasformazioni dello spazio in cui i ragazzi e docenti passano gran parte della loro vita, in cui fanno esperienza, troppo spesso inchiodati ai banchi, non utilizzando il corpo. «Il mio punto di partenza è stata la scrittura, ma quando ho fatto leggere le bozze di questi raccontini ad alcuni amici-colleghi insegnanti, mi hanno detto che potevano rappresentare una buona strategia per rendere meno noiose alcune lezioni — spiega il professore scrittore —. A pensarci bene l’aula diventa una sorta di spazio teatrale in cui i ragazzi sono chiamati ad agire alcuni episodi storici o momenti topici della nostra letteratura. Qualche amico ha provato a mettere in atto queste storie con i propri studenti e mi ha detto che funzionano».
Il primo ad essere stupito dell’effetto che la sua immaginazione fa sulla realtà della didattica è lo stesso autore: «Ho raccolto interesse e consensi anche presso l’Ordine degli Architetti di Pistoia dove ho avuto modo di confrontarmi con un architetto specializzato nella gestione di spazi scolastici — racconta —. Credo possa essere divertente per i ragazzi immaginare che nel mezzo dell’aula scolastica un alunno-Dante si ritrovi in una salva oscura di banchi e sedie messe a casaccio e che veda davanti a sé lontano il monte del Purgatorio, non altro che una cattedra tirata a lucido. Ma forse fare agire la Divina commedia la rende più vicina. Se mi chiameranno a fare il supplente, proverò a mettere in atto i miei racconti. C’è bisogno di coinvolgere i ragazzi e far capire loro che con la cultura si può giocare». E dopotutto giocando s’impara.
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