L'ANALISI
15 Dicembre 2024 - 16:57
CREMA - Un murale contro il bullismo e il cyberbullismo, in memoria di Vincent Plicchi (il 23enne bolognese che si è tolto la vita in diretta su Tik Tok a causa dell’odio in rete nei suoi confronti), per dare voce e speranza alle vittime. Un’opera che colora l’esterno della sede del Cr.Forma, realizzato dagli studenti in collaborazione con Eleven Ink Academy e l’Associazione Stefano Cerullo, per gridare il dolore di tanti giovani che sempre più spesso si trovano soli ad affrontare la violenza e la discriminazione sui social.
Ad inaugurarlo, stamattina, sono intervenuti Matteo Plicchi, padre di Vincent, Davide Bolzoni per la Cerullo e Gian Regazzetti per Eleven Ink. Per la scuola c’erano la direttrice Chiara Capetti e l’alunna Miriam Busso, referente per il bullismo. Presenti gli assessori Emanuela Nichetti e Giorgio Cardile, oltre al consigliere regionale Matteo Piloni e a un nutrito numero di Hells Angels, gruppo di motociclisti del quale fa parte il padre di Vincent. «È un momento difficile — ha commentato Capetti — noi che siamo in prima linea lo vediamo tutti i giorni. C’è un’incredibile fragilità nei nostri ragazzi. Noi adulti abbiamo una grande responsabilità. Il bullismo è un grido della società, che ci invita a riflettere su chi siamo e su chi vogliamo essere. Noi abbiamo scelto di essere il cambiamento».
Visibilmente emozionato, Matteo Plicchi, dopo aver ricordato che è passato ormai il secondo compleanno senza il figlio, ha affermato: «Per lui, che era un tatuatore creativo, le dirette su Tik Tok erano un modo per esprimere la sua vena artistica. Non percepiva i rischi del cyberbullismo. La scuola ha un compito importante. Ai ragazzi occorre parlare per prevenire il disagio. Dobbiamo giocare d’anticipo. Fate sentire i vostri figli delle persone meravigliose, affinché ogni cattiveria possa scivolare via».
A seguire ha preso la parola Regazzetti, che ha sottolineato come «in giro ci siano troppi leoni da tastiera, che fanno vittime. I giovani non hanno più il coraggio di parlare in maniera diretta, faccia a faccia». E a proposito di giovani, la studentessa Busso ha aggiunto: «Vincent chiudeva sempre le sue dirette con la frase ‘I believe in you, guys’, credo in voi, ragazzi. E al suo fianco c’era sempre il suo gatto. Due cose che abbiamo voluto mettere nel murale. Questa storia ci ha insegnato molto. Abbiamo capito quanto le parole possano fare male». A chiudere gli interventi è stato poi Bolzoni: «Come associazione Cerullo, collaboravamo già con le scuole sul tema della disabilità. Ci ha fatto piacere sostenere questa iniziativa contro il cyberbullismo. Noi adulti dobbiamo renderci conto di quanto avviene».
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