L'ANALISI
IL RAPPORTO CGIA
15 Dicembre 2024 - 13:56
CREMONA - Su 24.830 imprese della provincia di Cremona, 412 sono «potenzialmente prossime a contesti di criminalità organizzata». Le denunce per estorsione registrano un’impennata, passando dalle 31 del 2013 alle 76 del 2023 (+ 45%), collocando la provincia al 17 posto della classifica nazionale.
I dati sono contenuti nel rapporto del Centro studi Cgia di Mestre, l’Associazione artigiani piccole e medie imprese, secondo cui il volume d’affari annuo delle mafie italiane si aggira attorno ai 40 miliardi di euro l'anno, una cifra che vale praticamente due punti di Pil. Se si effettua una comparazione puramente teorica che, tuttavia, consente di ‘dimensionare’ la portata del fenomeno - sostiene la Cgia -, il fatturato dell’industria del crimine risulta essere ipoteticamente al quarto posto a livello nazionale, dopo quello registrato dall’Eni (93,7 miliardi di euro), dall’Enel (92,9 miliardi) e dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) (55,1 miliardi).
Per la Cgia in Italia sono 150mila le imprese nell’ ‘orbita’ della criminalità organizzata e questo in virtù dei dati in possesso dell’Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d'Italia - struttura che, per legge, riceve ogni anno dagli intermediari finanziari centinaia di migliaia di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette - che ha reso possibile mappare il numero delle imprese presenti in Italia che potenzialmente sono contigue a contesti di criminalità organizzata. Oltre alle segnalazioni ricevute, la Uif ha incrociato anche gli scambi informativi acquisiti dalla Direzione Nazionale Antimafia e dall'Autorità giudiziaria. Grazie a questo mix di dati è stato così possibile censire almeno 150mila imprese che potrebbero essere potenzialmente controllate o collegate a vario titolo alle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Imprenditori nel mirino. Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosi. Tra i principali, Cgia indica il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori.
Non solo. Nei territori dove il numero di denunce all’Autorità giudiziaria per estorsione/racket - ma anche per reati ambientali - contraffazione, lavoro nero, caporalato etc — è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata.
«Lo studio condotto dalla Cgia va esaminato con attenzione, attesa la molteplicità e diversità dei dati pubblicati — ha commentato il prefetto Antonio Giannelli —. Come ho già detto, fin dal mio insediamento, la Prefettura ha posto la massima attenzione alla prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico-produttivo provinciale, oltre che in quello degli enti locali. A testimonianza di tanto, anche domani si riunirà il Gruppo interforze antimafia». Per il prefetto Giannelli, «in quest’ottica è di sicuro interesse il dato sulle estorsioni che, indice della apprezzabile propensione a denunciare dei cittadini della provincia, da incoraggiare ancora di più. occorrerà valutare comunque alla luce dei fatti a fondamento delle singole denunce in questione».
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