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IL FRONTE DELLA SICUREZZA. L'INTERVISTA AL SINDACO

Virgilio alza la guardia: «Daspo urbano allargato»

Il primo cittadino: «Va applicato con rigore, utilizzo esteso in tutte le aree sensibili della città. Svolta securitaria? No, ma il problema esiste e non possiamo nascondere la testa nella sabbia»

Mauro Cabrini

Email:

mcabrini@laprovinciacr.it

17 Novembre 2024 - 05:10

Virgilio alza la guardia: «Daspo urbano allargato»

CREMONA - Aperta all’alba dell’estate dai tradizionali schiamazzi seguiti da una manciata di risse, senza che nemmeno si immaginasse che qualche notte insonne e altrettante scazzottate fossero l’avvisaglia di quattro mesi fitti di paura crescente, l’allerta sicurezza resta al principio dell’inverno una porta spalancata sull’inquietudine della città. Ed è la città di Andrea Virgilio, primo cittadino dallo scorso giugno. Sentinella, anche. Di un centro costretto a convivere, faticando a riconoscerla, con una Cremona da sempre declinata a misura di famiglia e invece lentamente diventata, almeno nella percezione e almeno in certi orari e in alcune zone, molto simile a un pericolo da scansare: non ancora terra di nessuno, oggettivamente; ma fronte da attraversare velocemente, magari stando appena al di qua del perimetro di rischio, si. Perché oltre si è trasformata nel preoccupante teatro di aggressioni, minacce, intimidazioni. E perché sul palco, all’improvviso, pare comandino gruppi di ragazzini che si sentono impunibili e che sentendosi così, bulli da baby gang di periferia, non esitano a prenderti a bottigliate per un rimprovero. O uno sguardo sbagliato.

Cosa sta succedendo sindaco?
«Succede che in centro storico e in altri contesti cittadini stanno emergendo problemi di devianza e episodi di microcriminalità».

È innegabile.
«E per questo sarebbe poco serio mettere la testa sotto la sabbia. La sicurezza è un fronte che si è evidentemente aperto e sul quale non abbiamo paura di schierarci. Anche riflettendo sulla gestione dello spazio pubblico e sul rapporto fra la movida e i residenti».

Aspetti che richiedono azioni differenti.
«E che se vogliamo essere amministratori attenti, responsabili e vicini ai bisogni della gente, non possiamo ignorare. Nella nostra città queste criticità sono ancora contenute, ma alla luce degli ultimi fatti di cronaca dobbiamo con estrema onestà evitare di negare il problema».

Altrimenti?
«Altrimenti rischiamo di alimentarlo. Se i cremonesi sono preoccupati e non si sentono al sicuro, e penso alle persone più anziane, ai più fragili, ai genitori che hanno figli adolescenti che vogliono uscire a divertirsi, le istituzioni devono far sentire la loro presenza».

In quel senso, il presidio interforze sta dando i primi risultati. E sono efficaci.
«Avevo garantito che ci saremmo stati, ci siamo e ci saremo. Nello specifico di piazza Roma trovo importante il lavoro e lo sforzo dei nostri agenti e, anzi, colgo l’occasione per ringraziarli e per ringraziare il nostro comandante, Luca Iubini: ha capito l’importanza di un presidio costante in centro storico. Ma in queste settimane ho trovato preziosa e molto concreta anche l’azione del prefetto, che ha preso in carico il problema con metodo e determinazione».

I riflettori sono puntati sul centro, ma ci sono altre zone sensibili: penso alla stazione ferroviaria, al piazzale dei bus, a via Dante nel suo complesso? Presidiando il centro non si corre il rischio di sguarnire quelle zone? E come pensa di garantire controllo in generale?
«Riconquistando la città attraverso lo sviluppo della socialità e tornando a viverla».

Le diranno che è la solita ricetta della sinistra. E che non basta più.
«Non voglio essere frainteso: la repressione dei fenomeni di delinquenza e dei comportamenti indecorosi è necessaria, ma allo stesso tempo occorre lavorare per mettere in campo interventi di tipo sociale ed educativo».

Si spieghi meglio. Perché così il centrodestra che già sostiene stiate facendo troppo poco rafforzerà la sua critica e quella parte di sinistra che non accetterebbe mai una svolta securitaria dal suo interno potrebbe non apprezzare…
«Intendo che le misure repressive servono e che occorrono un maggior presidio del territorio e un maggior controllo. La collaborazione tra la nostra polizia locale e le forze dell’ordine va in questa direzione. Poi, però, occorre mettere in campo altre azioni. E sbaglia chi mette in contrapposizione interventi differenti ma finalizzati allo stesso obiettivo, ovvero la sicurezza nella nostra città. Abbiamo bisogno di più prossimità».

Tradotto in concreto?
«Lo abbiamo sempre detto anche durante la campagna elettorale: una prossimità garantita dalle forze dell’ordine e più iniziative sociali per favorire l’incontro e il dialogo fra le persone. Penso all’educativa di strada piuttosto che ad altri progetti educativi, consapevole che funzionano se non vengono interrotti e che per mantenerli servono risorse. In generale credo che il fenomeno di agitazione, di disordine, che a volte porta anche a comportamenti illegali, richieda una cooperazione tra agenzie educative, famiglie e istituti scolastici. Non possiamo affidare tutto esclusivamente alle istituzioni, né ridurre la questione sicurezza a un problema di controllo. Sui minori stranieri non accompagnati, ad esempio, condivido le dichiarazioni di Giuliana Tondina, procuratore capo del Tribunale dei minori di Brescia, quando afferma che occorre sostenere i Comuni e che è necessaria una rimodulazione dei criteri amministrativi di presa in carico che ne distribuisca la gestione e gli oneri economici. È fondamentale la creazione di sufficienti strutture specificamente idonee per l’accoglienza dei ragazzi e l’avvio di effettivi programmi di inserimento, in mancanza dei quali appare inevitabile, da un lato, il fenomeno degli allontanamenti per destinazione ignota, e, dall’altro, il rischio che i ragazzi siano risucchiati nei circuiti delinquenziali».

Non può farlo solo un’amministrazione, però.
«E infatti mi rivolgo anche al governo. Le norme sull’immigrazione non solo rischiano di aggravare il degrado urbano e di compromettere la sicurezza delle città, ma possono anche creare una carenza di manodopera in settori cruciali per l’economia. Molte imprese, già alle prese con sfide strutturali, si troveranno ulteriormente in difficoltà senza un adeguato flusso di lavoratori stranieri, indispensabili per colmare i vuoti lasciati dal calo demografico e dall’invecchiamento della popolazione. Una gestione poco equilibrata potrebbe peggiorare sia la vivibilità dei centri urbani sia la competitività complessiva del Paese, minando la stabilità sociale ed economica. Al governo direi anche che il trasferimento di centinaia di persone fatto senza fornire ai territori un adeguato supporto in termini di direttive, risorse economiche e personale rischia di creare solo tensioni e disorganizzazione. La gestione di alcune fasi di emergenza dovrebbe basarsi su un modello di accoglienza diffusa: consente una migliore integrazione e una distribuzione sostenibile degli sforzi».

Cremona ha già dato.
«Molto. E per quanto mi riguarda, gli hub centralizzati sono una soluzione illusoria: appare pratica ma, nella realtà, comporta conseguenze negative nei centri urbani».

Lo ha già citato lei: il nuovo prefetto, Antonio Giannelli, sta mostrando grande attenzione al tema e la risposta delle forze di polizia, diventata via via più efficace nelle ultime settimane, lo dimostra. Riferisce di gruppo di giovani slegati uno dall’altro. È senz’altro così. Eppure il tema del disagio giovanile, al quale presumibilmente pensa quando riferisce dell’esigenza di potenziare la prossimità educativa, sfocia in delinquenza e merita una riflessione larga. Senza troppe distinzioni. Qual è la sua?
«Veniamo da anni pesanti per le nuove generazioni. Affrontiamo un fenomeno rilevante, quello dei minori stranieri non accompagnati, che va gestito e che più volte ha visto i Comuni promotori di richieste spesso inascoltate dai vari governi, di centrodestra quanto di centrosinistra. E veniamo dalla pandemia, dalla diminuzione di agenzie educative dislocate nel territorio. Allora, noi dobbiamo lavorare per una comunità educante: tutti siamo chiamati a metterci in gioco e a mettere insieme tutte quelle risorse, piccole e grandi, che in qualche modo possano contribuire ad accompagnare i giovani nel loro percorso di vita. E c’è anche un tema che riguarda la rigenerazione degli spazi pubblici, creando così opportunità per le nuove generazioni».

Si, ok. Ma restiamo sul pezzo: ci sono gruppi di minorenni ubriachi che stanno seminando paura. E in tutta evidenza ci sono anche esercenti che vendono loro alcol pur non potendo.
«Il divieto di consumo di alcolici nei parchi e nelle piazze è già regolamentato, ma occorre presidiare e applicare questi divieti ed eventualmente rivederli per renderli ancora più incisivi. Per quanto riguarda i locali, penso sia importante collaborare senza approcci punitivi e di controllo ma nella prospettiva di una corresponsabilità. Abbiamo bisogno di una città che sia accogliente per i giovani e se davvero vogliamo essere una città universitaria dobbiamo rispondere anche del tempo libero dei nostri ragazzi e studenti. Questo richiede però a ciascuno di noi un pezzettino di responsabilità in più».

La Lega chiede il taser: può avere senso o è solo un vecchio cavallo di battaglia buono per tutte le stagioni?
«Ho visto che anche questo tema risulta divisivo. Io chiederei agli operatori delle nostre forze di polizia locale un parere e un confronto, perché penso che una delle priorità sia anche quella di costruire insieme a loro un percorso che risponda anche alle loro esigenze e parli non attraverso non le ideologie ma le loro concrete esperienze».

Forza Italia, invece, invoca il Daspo urbano: va adottato?
«Va applicato e va allargato il perimetro a nuove zone della città. Dico che va applicato con rigore perché il Comune di Cremona ha già un suo regolamento che lo prevede. E su questo mi fa piacere che il centrodestra, che in passato votò contro quel regolamento, oggi chieda giustamente la sua applicazione. L’ordine di allontanamento è un mezzo con delle restrizioni e non può essere considerato la risposta definitiva ai problemi di sicurezza urbana. Tuttavia, costituisce uno strumento utile per esercitare un certo controllo, tutelare la fruibilità degli spazi pubblici e offrire alla Questura un quadro più completo delle persone che frequentano le zone più sensibili della città. È un’opportunità a disposizione dei sindaci, per altro utilizzata da oltre 70 Comuni capoluogo del nostro paese. Sarà importante lavorare già dai prossimi giorni per aggiornare il regolamento con nuove zone rosse e soprattutto per metterlo in pratica. E con quell’obiettivo vorrei fare anche un appello...».

Prego.
«Alla minoranza, che a volte strumentalizza l’argomento: mi piacerebbe capisse che la sicurezza è un tema che deve essere preso in carico anche dai nostri rappresentanti in Parlamento. Non si tratta di fare accordi con il centrodestra, si tratta di collaborare per il bene del nostro territorio anche su temi come questo, che spesso sono oggetto di sterile polemica politica e di scontri ideologici».

Parla a nuora perché suocera intenda? Si rivolge alla minoranza, ma chi ha contestato l’appello di Luciano Pizzetti ai parlamentari è stato il segretario cittadino del Partito Democratico, Roberto Galletti.
«Galletti ha espresso un’opinione politica molto più articolata. Ma non è a lui che mi rivolgo».

Allora vada diretto.
«Un esempio su tutti: la minoranza incalza rispetto alle assunzioni di nuovi agenti di polizia locale, poi fa spallucce sui tagli alla parte corrente del governo agli enti locali e sui tetti alle assunzioni. Vi do un dato: nel 2025 il Comune di Cremona potrebbe assumere personale per 2 milioni di euro, ma la scelta del governo riduce questa potenzialità di quasi un milione e mezzo. Capisce che fa una bella differenza».

Quindi?
«Quindi, più concretezza, più coerenza, meno parole e più campo. La sicurezza è un bene comune e per garantirla sono tanti gli ingredienti da valorizzare. C’è in generale un principio di legalità che va salvaguardato, che parte dal decoro, dal rispetto dello spazio pubblico, dalle nostre responsabilità come amministrazione pubblica, ma anche da quelle dei cittadini. È un percorso da costruire insieme anche con maggior rigore e determinazione: penso alla questione rifiuti, ai parcheggi selvaggi in alcune ore in centro storico, al prevalere delle deroghe rispetto ad alcuni regolamenti. Serve un’azione corale e noi su questo vogliamo esserci».

Cremona, d’un tratto avvolta dalla nebbiolina appiccicosa dell’illegalità, se lo aspetta. Ora.

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