L'ANALISI
14 Novembre 2024 - 05:25
Giuseppe Scolari e la moglie Erminia, rispettivamente il quarto e la quinta da sinistra
CREMONA - Quarant’anni di lavoro nella sua torrefazione di Cremona (la Caffè Scolari di via delle Industrie, che ha chiuso i battenti due anni fa), una grande passione per l’alpinismo condivisa con la moglie Erminia, il volontariato in carcere, e adesso una nuova ‘missione speciale’ in Bolivia. È ripartito domenica scorsa e e tornerà solo il 28 gennaio dell’anno prossimo Giuseppe Scolari, da poco in pensione, 67 anni e la voglia di non fermarsi mai, unendo all’amore per la montagna il desiderio di dare una mano a chi ne ha bisogno. L’obiettivo? Costruire una tostatrice per la parrocchia Santa Maria de la Nadividad di Peñas, località del dipartimento di La Paz ad una cinquantina di chilometri dalla capitale boliviana.
La parrocchia – missione è guidata da don Antonio Zavatarelli (per tutti padre Topio), vulcanico sacerdote 59enne originario di Menaggio, incardinato nella Diocesi di Gubbio e instancabile promotore di iniziative di solidarietà. Oltreché alpinista, naturalmente. Perché tutto è partito da lì. «Quindici anni fa, un nostro amico si era fermato qualche tempo nella missione per fare ‘andinismo’ con padre Topio», racconta Scolari. In una zona privilegiata da moltissimi appassionati che arrivano da tutto il mondo. Nel 2023 il contatto viene riallacciato, ed è un gruppo di undici fra bresciani e cremonesi (inclusi Scolari, sua moglie e il primo ‘visitatore’) a volare in Sudamerica, nel cuore dell’estate.
«Non ero mai stato in un posto come quello, dove il lavoro e la personalità del sacerdote, ma anche l’atmosfera che in qualche modo sembrava avvolgere tutti, mi hanno colpito profondamente». Giorni di escursioni, turismo, solidarietà e conoscenza di una zona ricca di problemi e possibilità, quelli vissuti dal gruppo lombardo; a diretto contatto con una struttura che unisce accoglienza e formazione professionale, ma non solo, in un’area molto povera e per diversi aspetti arretrata. Giorni di cene condivise insieme a molti («una sera eravamo addirittura in sessanta»), dove c’è sempre un altro posto a tavola, all’inizio si prega e alla fine ‘saltano fuori’ le chitarre e si canta.
Dopo aver trascorso diversi anni in Perù, dove era legato all’associazione ‘Operazione Mato Grosso’ e aveva fondato una scuola di alpinismo, e un periodo di cinque anni in Italia, in Bolivia don Zavatarelli ha messo in moto una ‘macchina’ ricettiva e didattica che pare inarrestabile. A Peñas, la sua parrocchia ospita stabilmente un asilo con 80 bambini e un convitto per 22 studenti nell’Istituto fondato grazie all’Università Cattolica Boliviana; accoglie volontari che si danno il cambio per aiutare la gente del paese e visitatori appassionati di scalate e trekking; ci sono un laboratorio del feltro, ma anche un piccolo caseificio e una caffetteria dove i giovani del paese imparano a fare il formaggio e a cucinare; mentre ad altri si insegna a fare da guida e accompagnatore per turisti ed escursionisti.
Un centro di solidarietà sostenuto dalla Diocesi locale, dagli amici di Gubbio - che ogni anno riempiono un container con quanto può essere utile – e dai molti altri sparsi per il mondo. E adesso ha preso il via la nuova ‘operazione’. Ideata la scorsa estate, quando padre Topio aveva notato Scolari dispensare suggerimenti e proporre metodi tecnicamente più corretti ed efficaci a quanti si davano da fare con il macina caffè e la macchina che lo trasforma nel liquido prediletto dalle tazzine di tutto il mondo. «Mi ha chiesto che lavoro facevo, e poi se ero disponibile a tornare per aiutarlo a realizzare una tostatrice. Per la missione, e per poter insegnare un altro lavoro ai suoi ragazzi.
Non è una cosa semplice, ma l’idea mi era piaciuta. Così, insieme a mia moglie e ad altri due amici abbiamo dedicato i giorni del Ferragosto a visitare una piantagione nella giungla boliviana, per approfondire le conoscenze sul posto. Il proprietario ha studiato dieci anni a Roma, in Italia è diventato agronomo, e mi ha spiegato molte cose. Grazie a lui ho anche saputo che proprio a La Paz c’è un laboratorio che costruisce queste macchine; dovremo andare a visitarlo, studiarne la produzione, trarre spunti e ‘copiare’ tutto ciò che può servire per il nostro progetto.
Stringendo i tempi quanto possibile. «Torna presto, è una cosa importante», aveva raccomandato don Zavatarelli. «Gli ho fatto presente che programmare una nuova – e lunga – permanenza in Bolivia nel giro di così poco tempo sarebbe stata una faccenda molto complicata per me», ricorda Scolari. Ma padre Topio aveva la soluzione pronta: «Io pregherò per questo, e vedrai che sarà possibile». Così, il 10 novembre Giuseppe Scolari è ripartito.
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