L'ANALISI
13 Novembre 2024 - 16:15
CREMONA - Preghiera, poveri, pace: questi i capisaldi della vita e dell'esempio di Sant'Omobono indicati stamattina dal vescovo Antonio Napolioni nell'omelia del pontificale della solennità patronale, per la quale è tornato a scegliere la forma della lettera del santo, stavolta indirizzata a Papa Francesco, a pochi giorni dalla celebrazione, domenica prossima, della Giornata mondiale dei poveri. La Messa delle 10.30, in un Duomo gremito, è stata preceduta dal tradizionale omaggio dei ceri da parte dell'amministrazione civica nella cripta dove si venerano le spoglie di Sant'Omobono.
Il vescovo, con l'emerito Dante Lafranconi, il rettore della Cattedrale monsignor Attilio Cibolini e il Capitolo dei canonici vi hanno accolto il sindaco Andrea Virgilio, accompagnato dalla giunta e dal presidente del Consiglio comunale Luciano Pizzetti; presenti il prefetto Antonio Giannelli, il presidente della Provincia Roberto Mariani, il commissario della Camera di Commercio Giandomenico Auricchio, i comandanti, o loro delegati, delle Forze dell'ordine e del Presidio militare. «Con grande semplicità ma anche con grande coscienza delle nostre responsabilità ci ritroviamo qui, al cuore della nostra città e della nostra diocesi», così li ha salutati monsignor Napolioni indicando nell'accensione dei ceri (due da parte del sindaco, due dal vescovo) il segno di «quella luce di cui abbiamo bisogno, la luce degli uomini di Dio, della pace e della concordia...».
Il presule ha poi recitato la preghiera al patrono composta dal suo predecessore. La concelebrazione, accompagnata dal coro della Cattedrale, ha visto un'ampia partecipazione di sacerdoti e religiosi dalla città e dalla diocesi. «Carissimo Papa Francesco, ti scrivo insieme a tutta la Chiesa di Cremona, di cui da più di otto secoli sono il patrono – così esordisce la lettera pensata come omelia - ossia un suo figlio che in cielo continua ad amare tanto la sua gente. Mi chiamo Omobono Tucenghi, laico, sposo e padre, sarto e mercante di stoffe, sono vissuto nel XII secolo e dicono che abbia illuminato questa terra con la mia fede, accesa da una preghiera incessante e testimoniata nella carità verso i poveri, oltre a spendermi per ricostruire la pace tra le fazioni che dividevano e insanguinavano la nostra comunità».
«Preghiera, poveri e pace» sono state infatti «le passioni maturate giorno dopo giorno nel mio umile cuore di uomo concreto della piccola borghesia cremonese». Rilevando le coincidenze fra la testimonianza di Omobono e il magistero del Papa, il vescovo, dando voce al santo, ha richiamato l'appello di Francesco a «fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro che hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio». Ha ricordato fra l'altro che Omobono, recandosi a pregare all'alba nella chiesa nella quale poi spirò il 13 novembre 1197, vi trovava le porte spalancate anche se nessuno era ancora sceso ad aprirle; un'immagine della 'Chiesa dalle porte aperte' cara al Santo Padre. Nel riferimento alla preghiera anche un cenno alla 'Scuola' che ha visto molti cremonesi in Duomo nei martedì di ottobre attorno alla Madonna.
Ma «guai a noi illuderci di avere imparato a pregare solo in base all'emozione di qualche canto o alla cura delle nostre cerimonie! Ieri donne e uomini come me e tanti altri amici del Signore, e oggi come te, Papa Francesco, ci sentiamo spinti a uscire, ad andare – pregando incessantemente nel cuore – incontro agli altri, agli emarginati, agli ultimi, alle tante storie di solitudine che si nascondono nella case e nella periferie, al disagio di piccoli e grandi che urla, disturba e invoca vero ascolto e concreti gesti di amore».
La sensibilità e generosità dei cremonesi fedeli alla tradizione omoboniana, ha trovato riscontro in un'intenzione aggiunta dal vescovo alla preghiera dei fedeli: quella per i volontari, in particolare alla Croce Rossa che celebra il proprio 160° di presenza, e che, nella Settimana della Carità in corso, presta la propria opera alle Cucine benefiche. Poi, all'offertorio, si è rinnovato il dono delle stoffe da parte dei sarti dell'Associazione artigiani, ai quali si sono uniti alcuni studenti della sezione moda dell'Istituto Stradivari. E, in un 'fuori programma' al momento dello scambio del segno di pace, Napolioni ha chiamato a sé un gruppo di bambini, incaricati di portare poi la pace all'assemblea dei fedeli. Continuo e intenso è stato l'afflusso dei cremonesi alla cripta del santo – una lunga fila nel transetto anche durante la celebrazione - regolato, come ogni anno. dai carabinieri in congedo e dalle 'benemerite'.
FOTO: FOTOLIVE/PAOLO CISI
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