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CAMERA PENALE

«Il Ddl Sicurezza è un boccone indigesto», sciopero

Dal 4 al 6 novembre: «Misure antidemocratiche, Stato onnivoro»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

24 Ottobre 2024 - 15:32

«Il Ddl Sicurezza è un boccone indigesto», sciopero

Micol Parati e Maria Luisa Crotti

CREMONA - «Più galera, più controllo, più silenzio, più pene corporali: ecco a voi il Decreto sicurezza! Ecco il boccone amaro e indigesto che il legislatore riserva a questo Paese apparentemente muto e sbigottito». È un ‘manifesto’ durissimo quello con cui la Camera penale della Lombardia orientale ‘Giuseppe Frigo’ (presidente Maria Luisa Crotti) annuncia l’adesione ai tre giorni di sciopero, dal 4 al 6 novembre, contro il ddl sicurezza all’esame del Parlamento. Incroceranno le braccia anche i penalisti della Camera penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’, presieduta dall’avvocato Micol Parati.

Nel manifesto si spiega che «80 anni dopo Gandhi si andrà in galera, perché si esercita da carcerato la più civile e democratica delle forme di protesta e di manifestazione del dissenso: la disobbedienza civile!». E ciò a fronte di una situazione carceraria italiana «a dir poco vergognosa ed esplosiva al tempo stesso con 76 suicidi dal primo gennaio all’11 ottobre di quest’anno».

I penalisti accusano il governo di inerzia: «Nessun impegno per rendere le carceri meno immonde e più vicine al senso di umanità ed alla funzione della pena: si risolve la questione, punendo chi protesta per il mancato rispetto da parte dello Stato delle proprie leggi oltre che della Costituzione e delle norme sovranazionali». Nel manifesto si rincara la dose: «A ciò si aggiunge altrettanta pretesa di ordine e disciplina nel ‘mondo di fuori’ con l’introduzione continua di nuove fattispecie penali (sempre più fantasiose), l’irrazionale aggravamento delle pene, il continuo allargamento delle facultà delle forze dell’ordine che, grazie alle nuove norme, potranno portare, senza licenza, armi diverse da quelle d’ordinanza. Il tutto con numeri che dicono che i reati sono in calo e che non c’è alcuna emergenza reale».

Ed ancora. «Si creano reati universali (la gestazione per altri, ndr), e contemporaneamente si mandano obbligatoriamente in galera i bambini insieme alle mamme: nemmeno nel codice penale che portava le firme di Rocco e Mussolini si arrivata a tanto. Si subordina il diritto a comunicare con i propri cari (articolo 15 della Costituzione) alla regolarità del soggiorno». Poi, l’affondo: «Alla fine di questa Via Crucis dei principi democratico-liberali risulta evidente l’irresistibile impulso alla pan penalizzazione, al controllo globale della società, alla costruzione di uno Stato onnivoro che sovrasta il cittadino-suddito». Sciopero «contro tali misure contrarie al diritto penale liberale e ai valori fondanti le moderne società democratiche occidentali». Sciopero per dire «no alla galera indiscriminata, alla galera in conseguenza dell’esercizio di diritti costituzionali, alle carceri incostituzionali, luoghi immonde e discariche sociali, ai bambini in galera, al diritto penale d’autore, alle pene corporali».

Sciopero «per ribadire il al diritto penale minimo, al diritto penale del fatto, alla proporzionalità della pena al fatto, alla funzione rieducativa della pena, al diritto alla manifestazione pacifica e non violenta del dissenso».

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