L'ANALISI
12 Ottobre 2024 - 20:11
CREMA - Ci sono casi di scabbia tra gli studenti del Pacioli, in particolare tra coloro che frequentano la sede centrale di via Delle Grazie. L’istituto ha diffuso gli avvisi ai genitori, dopo la segnalazione ricevuta a propria volta dalla scuola da parte dell’Azienda tutela della salute Val Padana.
Centinaia le famiglie coinvolte, della città e di tutto il Cremasco, compresi paesi fuori territorio. «Ats – scrive la preside Paola Viccardi – ha segnalato casi di infezione nella sede di via Delle Grazie. Si consiglia di porre attenzione ad eventuali eruzioni cutanee, con prurito persistente soprattutto notturno. Quindi, in caso di sospetta patologia, è opportuno rivolgersi al proprio medico curante. Ats Val Padana sottolinea che la trasmissione della scabbia avviene mediante stretto e prolungato contatto personale cute a cute e non attraverso le superfici. La sorveglianza si deve protrarre per 60 giorni».
Il responsabile dell’insorgenza della scabbia è un acaro, il Sarcoptes Scabiei, che può anche infestare i tessuti (vestiti, indumenti, biancheria del letto). Ovviamente ha dimensioni microscopiche, non si vede a occhio nudo. Scava cunicoli appena sotto alla pelle, all’interno dei quali le femmine depositano le uova. Alla loro schiusa, 3-4 giorni dopo la deposizione, le larve risalgono sulla superficie, dove si sviluppano e da cui partono per colonizzare altre aree della pelle o infestare altre persone.
Per prevenire il contagio in casa è importante lavare i capi d’abbigliamento, ma anche la biancheria e gli asciugamani che potrebbero essere contaminati, a temperature alte (almeno 60 °C). Ciò che non può essere lavato in casa deve essere pulito a secco. Per il corpo si possono usare medicinali sotto forma di creme o lozioni. Tra i più diffusi ci sono la permetrina in crema al 5% e il benzoato di benzile (10-30%). In genere, il medicinale deve essere applicato su tutto il corpo la sera e lasciato agire per almeno 8 ore. È consigliato ripetere il trattamento due volte, a distanza di una settimana l’uno dall’altro. Importante che non solo la persona colpita dall’infezione lo faccia, ma anche i conviventi o coloro che hanno avuto contatti stretti con lui o lei.
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