L'ANALISI
23 Luglio 2013 - 21:00
La Società cremasca reti e patrimonio, azienda che riunisce i comuni del territorio, ha in cassaforte 28 milioni di euro, ma la chiave del forziere è in mano alle banche e quindi le possibilità di fare scelte strategiche sono praticamente nulle.
I conti della società sono stati fatti, a grandi linee, anche nell’ultima assemblea societaria: 26 milioni di patrimonio netto a cui vanno aggiunti altri due milioni di capitale sociale. Cifre di tutto rispetto per una società che invece non sa dove trovare 1,6 milioni per girare ai comuni le proprie quote nella Padania Acque Gestioni, il nuovo soggetto che si occuperà dell’intero ciclo idrico.
Il motivo principale delle mani legate degli amministratori di Scrp è il mutuo contratto con diverse banche per realizzare le coperture fotovoltaiche sugli edifici pubblici del territorio. Il mutuo è stato ottenuto a condizioni favorevoli ma tra le condizioni c’è anche quella di non scendere al di sotto della soglia dei 28 milioni di patrimonio netto. Sottrarre quindi meno di due milioni all’attuale capitale sociale porterebbe ad infrangere l’accordo con conseguenti penali da pagare e accordi da ridiscutere, certamente a condizioni meno favorevoli. La situazione in questo momento sta bloccando l’approdo alla gestione unica del ciclo idrico perché la società pubblica cremasca non è in grado, come invece stanno facendo altre realtà provinciali, di restituire le quote ai comuni che devono avere una partecipazione diretta in Padania Acque Gestioni.
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