L'ANALISI
06 Ottobre 2024 - 05:25
Il questore Michele Sinigaglia
CREMONA - Nato e cresciuto in una città di mare, Barletta, in Puglia, 35 anni di carriera al Nord, in Lombardia, questore di Cremona dal gennaio del 2022 fino a venerdì scorso, il giorno del saluto prima del salto — di carriera — al sud, un ritorno in Puglia, questore di Taranto.
Dottor Michele Sinigaglia, un bilancio di cuore.
«Lascio Cremona con un po’ di malinconia. Questi quasi tre anni sono volati».
Lei si è insediato il 10 gennaio del 2022. Inverno, quasi come oggi, suo ultimo giorno di lavoro.
«Un clima abbastanza simile (sorride). Quando sono arrivato, facendo due passi sono rimasto subito affascinato dalle atmosfere serali, notturne della città: piazza del Comune, il Torrazzo, piazza Stradivari».
Questi tre anni come sono stati?
«Molto soddisfacenti dal punto di vista sia professionale che umano. Ho conosciuto persone davvero gradevolissime: sono state cordialissime con me, mi hanno accolto subito».
L’hanno fatta sentire a casa...
«E mi hanno messo nelle condizioni di lavorare al meglio. Anche qui in Questura ho trovato colleghi competenti, che mi hanno assistito, seguito nelle varie attività sempre con molta diligenza, con molta disponibilità, con grande partecipazione. Si è instaurato, con loro, anche un clima di amicizia. In questi tre anni ci sono stati degli avvicendamenti, ma tutti coloro che sono arrivati hanno sempre dato il massimo e sono convinto che daranno ancora il 100% e forse anche di più con il collega che sta per succedermi».
Il questore Ottavio Aragona è in arrivo da Lecco.
«E con il quale, tra l’altro, ho condiviso un bel pezzo di carriera. Tra le molte cose che ha fatto, è stato anche colui che mi ha sostituito nell’incarico di vicario del questore di Milano. C’è un aggancio. È la seconda volta che il collega mi sostituisce in un ufficio».
Il suo trasferimento era nell’aria.
«Il mio tempo qui volgeva un po’ al termine. Mi è stata offerta l’opportunità di dirigere la questura di Taranto, una provincia diversa, con caratteristiche diverse, sicuramente impegnativa, immagino sfidante sul piano professionale».
Un ritorno alle radici.
«È un incarico che mi consente di tornare, dopo 35 anni di lavoro in Lombardia, nella mia regione d’origine. Per la prima volta, ho la possibilità di lavorare nella mia terra natia. Sarà un’esperienza che affronto con molto entusiasmo e con moltissima curiosità».
Dopo quella cremonese. «Spero di aver lasciato un buon ricordo nelle persone che mi hanno conosciuto, nelle cose che abbiamo fatto».
Momenti difficili?
«Dal punto di vista generale, dell’ordine e della sicurezza pubblica, non credo ce ne siano stati».
Momenti belli?
«La promozione della Cremonese in Serie A, la gioia della città per il ritorno nella massima serie e quello che ne è scaturito per la gestione dell’ordine pubblico. Credo che tutto il sistema sicurezza di Cremona abbia dimostrato di essere perfettamente all’altezza di gestire un impegno così rilevante. Per sistema sicurezza intendo il prefetto, l’Arma dei carabinieri, la Guardia di finanza, la polizia locale e anche la polizia penitenziaria, che ha concorso con piccole aliquote allo stadio Zini. C’è stato un rapporto di collaborazione con la società sportiva Cremonese, con il sindaco, con l’assessore alla Sicurezza. Un rapporto sempre orientato verso il bene della comunità che siamo chiamati a servire».
Di Cremona le mancherà?
«L’atmosfera della Pianura Padana. Sono nato in una città di mare, ma con un grande retroterra contadino, il Tavoliere delle Puglie».
Similitudini?
«Qui ho rivisto alcuni aspetti della mia terra d’origine, le grandi distese pianeggianti, questa pianura così coltivata, le tantissime aziende agricole, una terra di persone che lavorano in silenzio: magari non amano tanto apparire, ma sono concrete e vogliono da noi concretezza, perché nei rapporti con le strutture pubbliche i cittadini della provincia di Cremona reclamano risposte concrete ai problemi che emergono. E i problemi li conosciamo».
L’insicurezza... «Il senso di insicurezza che si diffonde e che va contrastato di volta in volta. Tengo a sottolineare una cosa».
Prego.
«La polizia di Stato ha sempre dato risposte puntuali a tutti i fatti che hanno generato allarme. Sono fatti che non sono mai stati sottovalutati. Anche sul piano preventivo abbiamo cercato di incrementare il numero di pattuglie, dei controlli del territorio. Si sta lavorando sul sistema di videosorveglianza per renderlo più efficiente: è la strada in una città come questa, una bomboniera raccolta con dei punti strategici. Una volta sorvegliati quelli».
Sta chiudendo i bagagli. «Non ho avuto la possibilità di salutare molte persone».
Tempi stretti.
«Colgo l’occasione di salutare il presidente della Provincia, i sindaci di Cremona, Crema e Casalmaggiore, ma in generale tutta la comunità dei sindaci con i quali ho avuto a che fare, i vescovi di Cremona e Crema, tutti coloro con i quali mi sono rapportato con grandissima cordialità».
«SONO ORGOGLIOSO DELLA RIAPERTURA DEL PRESIDIO IN OSPEDALE»
Dal punto di vista dell’ordine pubblico, una prova superata a pieni voti è stata la gestione del Mondiale della Superbike dal 20 al 22 settembre presso il Cremona Circuit di San Martino del Lago con migliaia di persone arrivate dall’Italia e dall’estero.
«È stata una bella prova, molto sfidante. È stata un successo dal punto di vista della predisposizione dei servizi di ordine pubblico e di viabilità. Sicuramente un evento che si ripeterà negli ultimi anni e che ha portato Cremona alla ribalta internazionale».
Buona, la prima. Altre iniziative di cui va fiero? «Voglio ricordare, tra gli elementi caratterizzanti questo periodo, la riapertura del posto di Polizia nell’ospedale di Cremona: è stato un passaggio importante che ha risposto alle esigenze di sicurezza».
Tema molto attuale: è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge contro le aggressioni al personale sanitario e i danneggiamenti negli ospedali, approvato in Consiglio dei ministri la scorsa settimana.
«Esatto».
Avete anche risolto il nodo passaporti: i tempi biblici per ottenerli sono ormai un ricordo «Grazie a un enorme lavoro svolto dai miei collaboratori, abbiamo normalizzato la situazione dell’Ufficio passaporti, per cui adesso l’agenda di prenotazione è cortissima, praticamente alla giornata. Il passaporto si rilascia a vista. Grazie al loro lavoro e al loro sacrificio, siamo riusciti davvero a dare una bella svolta».
Sono aumentati i reati da cosiddetto Codice rosso.
«Ritengo che bisognerebbe cominciare a parlarne non più come emergenza, ma come un fenomeno che è assolutamente presente nella nostra società e che dev’essere affrontato in maniera strutturale e attraverso interventi che, trasversalmente, interessino tutte le varie articolazioni della società in qualche modo chiamate a intervenire. Sicuramente noi, la polizia, la magistratura, tutte le istituzioni devono fare la loro parte, ma c’è molto da fare sul piano culturale in tutte le sedi necessarie. Questo rimane un fenomeno sul quale davvero siamo chiamati a un grandissimo impegno ed è un qualcosa che ritengo abbia caratterizzato questi ultimi anni anche qui a Cremona».
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