L'ANALISI
29 Settembre 2024 - 19:00
CREMONA - I 36 chilometri di acqua, di natura, storia, di civiltà e tradizioni che dileguano una con l'altra sono stati l'ideale palcoscenico per la quinta edizione della classica di voga Piacenza-Cremona. Protagonista ancora il Po che unisce le due colonie gemelle, e unisce, ogni volta decine e decine, di vogatori di tutte le canottieri, non solo cremonesi, ma anche, appunto piacentine: la Nino Bixio che per tre giorni ha ospitato e accudito le barche cremonesi e l'Ongina di Monticelli che ha partecipato con un equipaggio a bordo della Caronte.
Le società cremonesi c'erano tutte: la Baldesio, patrona della manifestazione con Giuseppe 'Yankee' Bozzetti, vero trascinatore della Pc-Cr, la Bissolati, la Flora, il Dopolavoro ferroviario, l'Ongina. Degna di nota la crociera solitaria in veneta di Nicolas Guindani, e in canoa dei giovanissimi Benedetta e Francesco Cosulich e Marco Ottini, la loro carta d'identità lascia ben sperare per questo tipo di manifestazioni.
Che sarebbe stata una bella giornata di sport, di amicizia e di Po si era capito già alle prime luci dell'alba da sotto il ponte da dove a bordo di un bus i vogatori sono partiti per Piacenza: sorrisi saluti, abbracci, strette di mano e nuove conoscenze, tra racconti di regate storiche sui fiumi di mezza Italia. Una volta nel capoluogo piacentino, subito alle imbarcazioni e ai remi su un Po perfetto e con una corrente che nel primo tratto aiuta a spingere e un leggero vento che gonfia gli stendardi delle canottieri.
La flottiglia, scortata da due barche appoggio al comando di Alberto Vacchelli e Roberto Magarini, sfila davanti ai vecchi piloni dei cavatori di ghiaia e poi giù sotto il ponte autostradale e quello dell'alta velocità, superata Mortizza subito dopo entra in territorio lodigiano a Corno Giovine, dove si scopre che una vecchia osteria sull'argine è stata frequentata da in pratica da tutti i vogatori. Tanti ciclisti (che di solito...pedalano) si fermano a scattare foto a quella macchia colorata di bandiere, divise sociali e scafi luccicanti che animavano il fiume.
Passati dal Magaton ecco il campanile della chiesa di San Lorenzo martire di Roncarolo di Caorso, e già ci si sente più vicini alla meta, una breve sosta e subito in navigazione, per affrontare uno dei tratti più duri: con la vicinanza della diga di Isola Serafini la corrente scema e il fiume diventa quasi fermo (in gergo: si impaluda). Ma la voglia di vogare è tanta e ancora prima di San Nazzaro la flottiglia entra nella splendida oasi naturalistica che si spande quasi parallela al Chiavenna, il fiume che dopo Caorso sfocia a San Nazzaro.
Altra breve sosta per attendere l'ora prevista per all'apertura della conca e ai remi verso la diga di Isola Serafini, le porte vinciane sono già aperte le barche entrano alla spicciolata, si assicurano le cime (mobili) e l'acqua comincia a scendere tra lo stupore di chi ancora non aveva fatto questa esperienza. Arrivati al livello si aprono e al di là il fiume è pronto a spingere di nuovo le barche verso casa. Non prima però di una sosta generatrice agli Amici del Po per gustare piatti della tradizione e qualche calice di vino fresco. Poi di nuovo in barca per gli ultimi chilometri su un fiume più familiare e infine il tradizionale saluto mentre si attracca alle canottieri: ci vediamo sul Po.
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