L'ANALISI
22 Settembre 2024 - 17:06
CREMONA - Proprio nei giorni in cui i conflitti globali prendono la strada di una preoccupante escalation il popolo della pace è tornato a incontrarsi ad Assisi per far salire arrivare alle orecchie dei potenti del mondo un grido unanime e allarmato: «Cessate il fuoco ovunque». Delegazioni da tutto il Paese hanno animato sabato il partecipato serpentone della marcia della pace Perugia-Assisi: tra gli oltre tremila partecipanti non sono mancavano i cremonesi, presenti con una doppia rappresentanza della Tavola della pace che riunisce associazioni, sindacati e realtà del territorio.
MOMENTI SIGNIFICATIVI DELLA GIORNATA
«La giornata si è articolata in due momenti – racconta Marco Pezzoni della Tavola della pace cremonese – Prima della tradizionale marcia si è tenuto, a Santa Maria degli Angeli nei pressi della Basilica della Porziuncola casa del francescanesimo, un convegno internazionale sui temi della pace». Ad alternarsi sul palco universitari, esperti di diritto internazionale, amministratori locali e rappresentanti delle realtà associative del Paese.
IMPEGNO PER UNA MOBILITAZIONE FUTURA
«L’ impegno più importante che ci si è presi, in quanto reti di associazioni che agiscono dal basso, è quello di costituire sui rispettivi territori dei comitati che portino, nel giro di un anno, alla più grande mobilitazione per la pace e il disarmo mai fatta – spiega Pezzoni – Il 12 ottobre 2025 ci ritroveremo ad Assisi per dimostrare chiaramente che la società civile dei popoli è maggioranza e non ne vuole sapere di altre guerre».
Sul palco della conferenza non sono mancati gli interventi di parlamentari ed eurodeputati: l’ impegno su questo fronte è stato quello di costituire un intergruppo a Strasburgo per la pace. Presenti anche leader di partito come Nicola Fratoianni di AVS e Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle che «hanno profondamente stigmatizzato la risoluzione europea che autorizza l’Ucraina ad utilizzare le armi fornite dall’ Occidente per colpire le infrastrutture e il territorio russo. Quest’ escalation – conclude Pezzoni – ha ormai superato la linea rossa, ratificando e legittimando il passaggio da una guerra difensiva ad un conflitto destinato ad estendersi e a causare ancor più disperazione».
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