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AL VIA IL PROCESSO

Cellulari che ‘scottano’ . E in due finiscono davanti al giudice

Al centro tre apparecchi spariti nel 2022 dal bunker della sede cremasca dell’Euronics

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

17 Settembre 2024 - 19:17

Cellulari che ‘scottano’ . E in due finiscono davanti al giudice

Il tribunale di Cremona

CREMA - All’anagrafe si chiama Salvatore Blanco, nome di battaglia Turi Paletta, 59 anni, siciliano di Niscemi (Caltanissetta), da tempo trapianto a Crema, commerciante. Dieci anni fa, Turi Paletta finì, con altri, nella maxi indagine ‘Fenice’ della squadra mobile di Caltanissetta, perché ritenuto organico al clan Madonia.

Dieci anni dopo, a Cremona Blanco è a processo per altro: riciclaggio di tre smartphone, parte del bottino — notebook, telefoni cellulari, smartwatch per un valore di oltre 16,639 euro — che nel corso del 2022 sparì dal bunker dell’Euronics Dimo di Crema. Sul banco degli imputati c’è anche un compaesano di Blanco: Giuseppe Evola, 58 anni, residente a Cremosano, lui accusato di ricettazione (è difeso dall’avvocato Chiara Fredi).

Dall’indagine della squadra mobile è già invece uscito con un patteggiamento (pena sospesa) Stefano Serafini, 49 anni, l’ex dipendente infedele dell’Euronics autore dei furti, per l’accusa.

Luca Mori è sostituto commissario coordinatore della squadra mobile di Cremona. Oggi ha spiegato come si risalì a Serafini nell’indagine partita dalla denuncia presentata il 5 agosto 2022 dal responsabile della sicurezza del punto vendita sui furti nel bunker, le cui chiavi le avevano solo i dipendenti del reparto di apparecchi elettronici.

Andò così. Fu acquisito il traffico generato dalle utenze dei tre smartphone rubati; dall’1 gennaio al 12 settembre del 2022 il periodo preso in esame.

C’è il caso del telefonino che «inizia a lavorare» nella tarda serata del 16 maggio. Chi indaga scopre che la scheda sim è intestata a Matteo, figlio di Serafini, un elemento «di interesse investigativo». Il telefono viene utilizzato per tre giorni , poi «torna a lavorare» con una scheda sim diversa. È intestata a una persona residente a Biella (inizialmente indagata). Poi si scopre che si tratta di un ignaro sacerdote, parroco della chiesa di San Filippo Neri, a Torino. Il don, «in assoluta buona fede», aveva acquistato lo smartphone su Subito.it, trattando con Serafini figlio.

C’è il caso del secondo smartphone che «inizia a lavorare il pomeriggio del 20 giugno 2022»: la sim è intestata a Salvatore Blanco. Quell’utenza «lavora fino al 23 luglio» quando comincia a essere alternata con l’utenza intestata a un cremasco incensurato (indagato anche lui).

E c’è la storia del terzo smartphone: «Inizia a lavorare il pomeriggio del 29 maggio 2022», la sim è intestata a Giuseppe Evola, siciliano di Niscemi con precedenti per violazioni del codice della strada e una condanna per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. L’utenza lavora «ininterrottamente» fino al 15 agosto. Da quel momento, lo smartphone non viene più rilevato sui ponti radio nazionali.

Chi indaga, annota contatti tra Serafini padre e Blanco, tra Blanco ed Evola.

L’ex dipendente infedele è uscito dall’indagine con un patteggiamento, come detto, ma l’avvocato Giorgio Lazar, il legale che lo ha assistito e che difende anche Blanco, lo ha chiamato a testimoniare all’udienza del 14 gennaio prossimo. La tesi difensiva è che Serafini consegnò a Blanco lo smartphone senza, però, informarlo che lo smartphone era stato rubato. 

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