L'ANALISI
14 Settembre 2024 - 11:01
CREMA - Si è tenuta stamane in duomo la messa per la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Alle 7,30 il suono delle campane della Cattedrale ha richiamato i fedeli. Poi la funzione celebrata da don Ersilio Ogliari, presidente del capitolo della Cattedrale, con l’omelia di don Gianfranco Mariconti. Dopo la comunione, sacerdoti e fedeli hanno formato il breve corteo per raggiungere l’altare del crocifisso duecentesco. Qui si è tenuta la benedizione all’altare con la reliquia della Santa Croce.
Risale all’antichità la devozione dei cremaschi al Crocifisso duecentesco. Secondo una leggenda molto radicata, a metà Quattrocento questa scultura lignea fu gettata per spregio in un fuoco acceso in Duomo nell’ambito delle guerre tra guelfi e ghibellini. E, subito, avrebbe ritratto le gambe, così come oggi le vediamo. La Chiesa cremasca, invece, ascrive ufficialmente a quest’immagine sacra alcuni miracoli, tra cui la cessazione delle piogge nel 1708, con la conseguente salvezza del raccolto, e nel 1780 l’avvenuto spegnimento dell’incendio di una polveriera, prima che deflagrasse.
Da sempre le suppliche al Crocifisso hanno segnato il viatico di molti moribondi. Tutti i cremaschi ricordano poi l’ostensione solenne del marzo 2020, proposta dalvescovo Daniele Gianotti, in piena pandemia. Oggi, questo Crocifisso è l’immagine più venerata della Cattedrale. Tornerà protagonista domenica 24 novembre: secondo una tradizione inaugurata dal vescovo Carlo Manziana, nella giornata in cui tutta la Chiesa celebra Cristo Re dell’universo, i fedeli cremaschi si rivolgeranno nuovamente alla sua immagine miracolosa.
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