L'ANALISI
09 Settembre 2024 - 17:08
Il gruppo di pellegrini della città e della Diocesi che hanno partecipato al viaggio al santuario di Loreto
CREMONA - Sono rientrati nella notte tra domenica e oggi i trenta pellegrini della città e diocesi di Cremona che hanno partecipato, a partire da venerdì scorso, al viaggio al santuario di Loreto organizzato dal Segretariato diocesano pellegrinaggi e della parrocchia di Sant'Abbondio in occasione del quarto centenario della copia della Santa Casa venerata presso Sant'Abbondio. A guidarli il vescovo Antonio Napolioni, con la consulenza storico-artistica del parroco di Sant'Abbondio, don Andrea Foglia; con loro anche il direttore del Museo diocesano e parroco di San Felice, don Gianluca Gaiardi, il segretario vescovile, don Matteo Bottesini, il vicario di San Sebastiano, don William Dalè, un gruppo di religiose provenienti da Rivolta d'Adda e da Casalmaggiore.
Prima tappa la città di Ancona, con la visita al duomo di San Ciriaco, al Museo diocesano,e ad altre chiese cittadine particolarmente significative. Nella serata di venerdì l’arrivo a Loreto; sabato mattina la visita guidata alla basilica, alle cappelle e alla Santa Casa, che rimanda al mistero dell'Incarnazione di Gesù, con momenti di preghiera personale seguiti dalla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo in Basilica. Tappe pomeridiane l’abbazia, già cistercense, di Fiastra, e le chiese romaniche di San Claudio e Santa Maria a pié di Chienti, nonché Santa Maria in Telusiano a Monte San Giusto, dove è stato possibile contemplare la splendida 'Crocifissione', olio su tela di Lorenzo Lotto, dipinta nel 1533-34.
La giornata conclusiva, domenica, è stata dedicata a Camerino, città natale di monsignor Napolioni, in particolare al centro storico, tuttora disabitato dopo i devastanti terremoti del 1997 e del 2016, e diviso in terzieri che fanno riferimento, come ha spiegato lo stesso vescovo guidando i cremonesi, alle tre principali chiese cittadine: Santa Maria in Via, la cattedrale e San Venanzio, La casa degli studenti universitari, salvati dal sisma quasi per miracolo, le cui immagini furono più volte mostrate dai media nei giorni del disastro, Santa Maria in Via e il Duomo (chiusi) e anche la casa nella quale Napolioni visse con la famiglia negli anni dell'infanzia e della giovinezza recano evidenti, come molti altri edifici, i segni del terremoto. Nella sede provvisoria del Rettorato dell’Università si sono potute ammirare le opere pittoriche della Collezione civica portate in salvo dalla Pinacoteca.
È seguita la visita al piccolo nuovo monastero delle Clarisse dove è venerata l'urna con le spoglie della santa Camilla Battista da Varano (1458-1524), monaca, mistica e umanista di Camerino. Poi la messa domenicale nella basilica di San Venanzio, patrono della città. «Chi entra in San Venanzio non può non pensare ed esprimere riconoscenza al cavalier Giovanni Arvedi», ha detto il parroco, don Marco Gentilucci, riprendendo quanto già accennato dal vescovo a proposito del decisivo e generoso apporto dell'imprenditore cremonese al restauro della basilica, ora neoclassica, dopo l'ultimo dei diversi terremoti che l'hanno danneggiata a partire dal Settecento.
Centrali nel pellegrinaggio sono stati naturalmente la preghiera, la celebrazione dei sacramenti, e la riflessione spirituale stimolata sia dalle omelie del vescovo sia dalle osservazioni di don Foglia nel corso delle visite. Monsignor Napolioni ha infatti parlato di un ritorno alle radici della fede e della devozione alla Madonna, intese come sorgenti per la testimonianza cristiana di ogni giorno, non solo nei grandi eventi, rifuggendo dalla tentazione di piegare Dio nei nostri schemi e convertendoci invece nella sequela del Vangelo. «Ringrazio il Signore per la fraternità vissuta con i partecipanti — ha detto il vescovo, come riferisce il sito della Diocesi — per poi riprendere il cammino della vita quotidiana con il messaggio che la Madonna nera ci ha consegnato...in un contesto di cui personalmente sono grato e debitore per gli anni vissuti a Camerino e ad Ancona».
Il bilancio «è estremamente positivo — ha commentato a sua volta don Foglia leggendo il pellegrinaggio anche quale preparazione al prossimo Giubileo —. Abbiamo avuto il privilegio non comune di avere il vescovo che tornava nelle sue terre e quindi avevamo un elemento in più per conoscere e capire la storia di questi luoghi. Il gruppo è stato piccolo ma molto coeso, anche grazie alla presenza delle suore Adoratrici di Rivolta d’Adda».
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