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TRASPORTI E MOBILITÀ: I NODI

Scatta l’allarme camionisti: in 5 anni si dimezzeranno

In provincia sono rimaste 544 imprese e l’emorragia continua. Trabucchi: «Non c’è ricambio generazionale»

Claudio Barcellari

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redazione@laprovinciacr.it

06 Settembre 2024 - 05:25

Scatta l’allarme camionisti: in 5 anni si dimezzeranno

CREMONA - Il settore autotrasporti lancia l’allarme: mancano all’appello 22mila autisti, introvabili sul mercato del lavoro. La ‘siccità’ di personale si abbatte in modo uniforme su tutta l’Italia. Diminuiscono anche le imprese di autotrasporto: negli ultimi 10 anni, abbiamo perso 21.248 ditte a livello nazionale. Oggi, a Cremona, sono rimaste 544 imprese: sulle 107 provincie italiane, siamo nella seconda metà della classifica (al 60º posto). È il momento di tirare le somme, per verificare se esista un modo per risollevare il settore. Altrimenti, avverte la Cgia di Mestre, «entro dieci anni la metà di coloro che guidano un Tir andrà in pensione», e sarà difficile sostituirli, a meno che non si attinga a servizi stranieri.

La crisi degli autotrasportatori va inquadrata in quella, più generale, del macrosistema artigiano. «È da tanti anni che c’è questa preoccupazione – spiega Stefano Trabucchi, presidente di Confartigianato – nonostante gli incentivi delle ditte, in genere legate al tema patenti. Il problema, però, è più generale: in tutti i settori dell’artigianato le attività stanno chiudendo, e ciò accade perché i figli o la famiglia faticano a mandare avanti l’azienda». Sono i primi segnali d’allarme della crisi demografica. «Insieme al mancato ricambio generazionale c’è anche l’inverno demografico. I giovani sono sempre meno intenzionati a intraprendere attività artigianali, tra cui c’è anche il lavoro dell’autotrasportatore. Come associazione, abbiamo organizzato una campagna di sensibilizzazione nelle scuole. L’anno scorso i funzionari di Confartigianato hanno incontrato i dirigenti scolastici per portare il mondo dell’artigianato tra i ragazzi che hanno tutto un futuro da programmare».

Il problema del ricambio generazionale è urgente. «A Cremona e Mantova – spiega Alberto Baldini, della Federazione autotrasporti italiani (Fai) – l’età media si sta alzando: siamo arrivati a 52-53 anni. È sempre più difficile trovare giovani muniti di patenti CQC (Carta di Qualificazione del Conducente) e patente CE, che vengono scoraggiati dai tempi e dai costi da mettere in conto per acquisire le patenti necessarie. L’unica spinta che potrebbe motivarli a scegliere di diventare autotrasportatori è la passione per il lavoro». E qualcuno lo fa, a sentire Baldini: «Ci è capitato più volte di vedere giovani che da altri settori passano all’autotrasporto. Tuttavia, il problema non è tanto quello di reclutarli, quanto di fidelizzarli: se non ci riusciamo, tra cinque o sei anni gli autotrasportatori si dimezzeranno». Un altro problema sarebbe la carenza di adeguata formazione: «Per guidare un Tir – prosegue Baldini – bisogna essere in grado di passare in un tunnel con uno spazio che eccede di un cm per parte. Tra le nuove leve, mancano autisti che siano pronti anche a questo, e Cremona non fa eccezione».

Per attirare le nuove generazioni, servono modifiche strutturali sul rapporto ore lavorative - retribuzione. Un’idea sarebbe quella di intervenire sui salari: «Stiamo pensando all’aggiornamento del Contratto collettivo nazionale – ha detto Baldini – che comporterà sicuramente un aumento degli stipendi a fine anno. Un corriere non può essere pagato allo stesso modo di chi trasporta tonnellate di peso, magari anche pericoloso».

Forse, però, anche l’aumento degli stipendi non basterà. Guidare un Tir è faticoso e pericoloso per natura, e i giovani sono titubanti di fronte alle responsabilità richieste. «Si lavora parecchie ore e parecchi giorni di seguito – spiega Andrea Lozza, di Fita Cna – e si rischia sempre molto. Prima di tutto, si rischia la propria incolumità, minacciata dagli incidenti stradali (che però, fortunatamente, stanno diminuendo). Gli autotrasportatori sono sempre in prima classe di rischio quando si tratta di fare l’assicurazione. Poi c’è il problema delle merci: chi è alla guida deve sapere che cosa sta trasportando, e avere una cognizione di come viene caricato il mezzo, sapendo che la responsabilità è sempre dell’autista. Bastano una cinghia non tirata o una curva presa troppo velocemente per finire nei guai seri. Se l’assicurazione copre la responsabilità civile, la responsabilità penale può ricadere sul conducente. Se qualcuno, per caso, si fa male, ne rispondiamo sempre noi. Abbiamo provato a chiedere una deroga alla legge sull’omicidio stradale, ma non c’è stato verso».

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