L'ANALISI
26 Agosto 2024 - 19:07
SESTO CREMONESE - «Esistono persone così piene di spirito, vitalità ed energia, che pensi quasi inconsciamente che vivranno per sempre, che non potranno mai lasciarci. Poi inevitabilmente si ritorna alla realtà: il nonno, dopo 95 anni di vita pienamente vissuta, ci ha lasciati; si fa fatica già a realizzarlo, viene a mancare una persona che è sempre stato il perno della nostra famiglia. Manchi già tremendamente qui, ma è tempo che raggiunga la tua amata Mary, noi staremo bene». È un passaggio del saluto che oggi pomeriggio Cesare ha voluto leggere al funerale di ‘nonno Jack’, al secolo Angelo Ardoli, classe 1929. Parole di un nipote che, come gli altri, ha perso un nonno speciale.
FUNERALE E CELEBRAZIONI
Per dire addio al volontario tuttofare si è riempita presto di gente la chiesa che Giacomino ha servito per una vita in tutti i ruoli possibili e immaginabili: corista e presidente della Schola Cantorum-Corale Sestese, lettore, membro del consiglio pastorale e lavoratore instancabile. La messa dell’ultimo saluto è stata officiata dall’arciprete don Enrico Maggi e concelebrata dal parroco di Castelverde don Giuliano Vezzosi, ex vicario di Sesto e amico di Giacomino e della sua famiglia. In prima fila, tra i banchi della parrocchiale, i figli Giuliana e Massimo con le loro famiglie, le sorelle Teresa, Bruna, Aldina e Luciana. E uno stuolo di nipoti.
OMELIA DI DON ENRICO MAGGI
All’omelia parla di «un giorno non facile, di partenze, delicato e speciale», don Enrico. «Delicato – ha detto il sacerdote – perché si condensano tanti ricordi e pensieri e perché vengono in mente le cose importanti della vita di una persona come Giacomino che è stato un pezzettino della nostra comunità; speciale perché non solo salutiamo una persona cara e conosciuta, ma perché siamo tutti chiamati in prima persona a dire la nostra fede».
«Sto pensando a Giacomino adesso – ha proseguito don Enrico – che apre gli occhi sulla vita eterna: lo fa per la prima volta per vedere questa meraviglia che ci ha promesso il Signore: apre gli occhi su quello in cui lui ha giocato la sua vita in questi lunghi anni e che oggi si è compiuto. Me lo immagino che si rimette a correre con il passo svelto che aveva per venire a dirci che il Signore è risorto; non è una bugia da raccontare ai bambini o una caramella dolciastra che va bene nei momenti di crisi, perché il Signore è vivo e presente. Mentre noi lo salutiamo in realtà siamo invitati a riconoscere quello che lui sta facendo silenziosamente e misteriosamente».
OMAGGIO E RICORDO
Anche Massimo ha trovato il coraggio di andare all’ambone per dire «grazie a tutti che l’avete conosciuto e perché in questi giorni per noi siete stati qualcosa di veramente speciale». In viale Matteotti, lungo il tragitto verso il cimitero, c’è la panchina dove Giacomino fino a qualche mese fa si fermava con altri anziani e raccontava la sua vita. Hanno messo un mazzo di fiori per ricordarlo. Il corteo si è fermato e Massimo è corso a baciarlo. L’ennesimo omaggio a un papà unico.
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